Fronteggiare le assurdità e i paradossi
di Ernesto Bodini
(giornalista e opinionista)
Sembra proprio una escalation il sommarsi di innumerevoli episodi che fanno, della esistenza umana (esclusi gli animali), un mondo paradossale e oggetto di infinite conseguenze e quindi di opportune riflessioni. Dato per scontato che sin dalle sue origini l’uomo è sempre stato libero di agire in piena libertà, in autonomia o in alleanza, verrebbe da chiedersi se il sopprimersi a vicenda o il prevaricare l’uno sull’altro siano azioni insite nel suo “DNA” (nella foto una immagine della sua struttura), oppure facciano parte di un disegno “divino” preordinato affinché ciascuno abbia a concepire il valore della vita per meritarsi, supposto che esista, una continuità esistenziale oltre spazi e confini a noi del tutto ignoti. Il fatto poi che nelle varie epoche parte della stirpe umana sia stata “disturbata” da una vita infelice, sia sotto l’aspetto della salute che da quello del benessere materiale sino alla fine dei suoi giorni, pone ulteriori riflessioni riconducibili agli infiniti “perché” tanto da perdere quel minimo orientamento, necessario per la stabilità di un comportamento fra esseri simili e quindi per una civile convivenza sul pianeta Terra. Queste e altre considerazioni ci portano inevitabilmente sul piano della religiosità, all’interno della quale vige quel “Credo” in Qualcosa o in Qualcuno che non è mai stato universalmente “decifrato” da nessun esponente della Filosofia e della Teologia; ma non per questo si deve (o si dovrebbe) rinunciare ad approfondire il nostro pensiero, cercando di superare non le barriere dell’ignoto (cosa davvero utopistica) ma ipotizzando, magari con un pizzico di fantasia, le ragioni del bene e del male. So bene che nel corso dei secoli illustri studiosi in molte Discipline e di diverse Fedi hanno dedicato parte della loro esistenza ai problemi esistenziali, ponendosi in prima persona con azioni di rinunce e di confronti, ma anche costoro ci hanno potuto dare il solo “conforto” della loro dedizione, poiché risposte concrete e convincenti, non hanno mai superato la soglia dell’ignoto sia esistenziale che comportamentale di ogni essere vivente, in primis l’Uomo.
Volendo attualizzare queste mie considerazioni, quanto può servire agli esseri umani confrontarsi per dibattere su problemi d’ogni sorta? Quanto può essere utile prodigarsi nel legiferare per contenere ogni sorta di ingiustizia? Quanto vi è di utilità nel voler decantare concetti come universalità, solidarietà, compassione, misericordia, libertà, uguaglianza ed altro ancora? Non v’é dubbio che con l’evoluzione dei tempi sono migliorati i modi e i mezzi di comunicazione, in parte favorenti e in parte destruenti; ed è proprio in seno a questo progresso che si ravvisa uno dei più assurdi paradossi in quanto non sappiano comunicare, ancor più se consideriamo la convinzione della scrittrice britannica Angela Carter (1940-1992, nella foto), la quale sosteneva che un limite della nostra cultura è il fatto di avere un’opinione così elevate di noi stessi, in quanto ci riteniamo a torto più simili agli Dei anziché alle scimmie. Da questa sua convinzione ne deriva che alla base del vivere quotidiano la presunzione, così come l’onnipotenza e il dispotismo sono le prime armi usate dall’uomo per imporsi nei confronti dei propri simili, o più semplicemente per contendere un primato. A ciò credo che faccia giusta eco quanto sostiene lo scrittore canadese Claude Jasmin (1930), ossia «è facile amare gli animali, gli alberi, la campagna, l’autunno, la natura. Il difficile è convivere con gli esseri umani e comprenderli». Personalmente ritengo di poter concludere affermando che la vita, tra le definizioni più sagge, è molto più facile di quanto generalmente si supponga: basterebbe accontentarsi del necessario, realizzare l’impossibile e sopportare l’intollerabile. Facile a farsi? Non di certo, ma per lo meno condividere questa filosofia sarebbe un passo avanti per non continuare ad indietreggiare e cadere nelle assurdità e nei paradossi.