FARE SATIRA E INFORMARE CON IRONIA HA UN LIMITE

La libertà di pensiero e di espressione non deve essere un alibi

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

I conflitti i tra politici e giornalisti, ma anche cittadini comuni, sembrano non terminare mai. Alcuni esperti o pseudo tali di politica che seguono con azioni e affermazioni chi sta al potere e anche all’opposizione, soffrono di un certo prurito: il bisogno incontenibile di criticarli con affermazioni scritte, disegnate o verbali che a volte hanno poco del lecito, sino a rasentare una denuncia per diffamazione a mezzo stampa. A questo riguardo rammento che nell’Ottocento era assai ricorrente, ad esempio, la diffusione di vignette ironiche ma simpatiche per canzonare soprattutto chi era al potere, o anche qualche sedicente oppositore al regime, sia pur a volte non gradite e a rischio di arresto degli autori. Tra questi ritengo sia piacevole far “risorgere” il piemontese Giorgio Ansaldi (1844-1922), anche se non giornalista, ai suoi tempi un eclettico caricaturista d’indole e di intelligente satira, la cui copiosa produzione era dedicata alla politica in piena epoca risorgimentale, prendendo di mira i politici come Ricasoli, Rattazzi e Sella (ovvero la Ricasoleide, Rattazzeide, Selleide), ed altri ancora, tanto che divenne popolare proprio grazie alla sua instancabile attività di caricaturista, e persino insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Alla sua morte sul suo scrittoio verrà trovato un disegno incompiuto e alcune riflessioni sulla vanità delle cose umane; vanità su cui aveva sempre ironizzato con puntigliosa ricercatezza artistico-disegnativa, il cui significato è oggi motivo di un retaggio culturale inalienabile, di indubbio valore storico e formativo. Ma perché questo esempio? Semplicemente per evidenziare che le satire giornalistiche di oggi a mio avviso non sono goliardiche e tanto meno etiche, tanto che talvolta gli autori approfittano di quel diritto di opinione che li identifica tra le firme degne di essere ospitate in uno dei Gironi danteschi. E quel che è peggio è che questi autori hanno un certo seguito.

Va da sé che, pur esprimendo osservazioni e pareri contrari al nostro modo di pensare e di intendere, non bisogna mai perdere di vista il concetto di etica: si provi ad immaginare se l’ironia (peraltro particolarmente intelligente) di cui era dotato il Premio Nobel Albert Schweitzer (1875-1965), tanto per fare un nome, fosse trascesa in una squallida espressione di dubbia moralità e lesiva per i destinatari… in questo caso no comment! Io credo che se oggi nel nostro Paese avessimo ancora gli invasori dell’Ottocento, certe firme “presuntuose” e arroganti del giornalismo e del libero arbitrio ci penserebbero bene prima di fare dell’ironia che ha del becero, del lesivo… approfittando inoltre della incapacità di comprensione di una determinata fascia di lettori, giustificandosi di non dover spiegare le proprie ironiche espressioni (anche con vignette) a chi non le capisce. Essere pungenti e sarcastici andando oltre un certo buon gusto, non credo proprio che produca effetti di “riconversione” di una certa politica come quella attuale; e questo, denota errata lungimiranza, poca intelligenza e mancanza di rispetto per i propri simili, siano essi al potere o meno. Scrivere in modo etico, deontologico e quindi corretto è il primo dovere di chi è dedito alla informazione, ma purtroppo in taluni casi si abusa dell’art. 21 della Costituzione, che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”; e il fatto di esercitare la professione di giornalista non deve costituire un “alibi” eccedendo nel diritto di manifestare ciò che si pensa e si intende diffondere. Queste mie considerazioni non vogliono essere lezione di etica del giornalismo e della comunicazione, ma più semplicemente un contributo (con oltre sette lustri di esperienza) ad adeguarci tutti all’umiltà e alla modestia, la cui ricchezza è data dal perseguimento di quei valori etici richiesti dalla professione stessa e dal buon gusto. Vorrei concludere precisando che dare eccessivo sfogo alla propria penna (mouse), e quindi ai propri impulsi, potrà portare a più visibilità ma al tempo stesso la povertà interiore sarà inevitabile!

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