EVOLUZIONE DEL CLERO TRA PONTEFICI E BEATI… FUTURI SANTI

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Corsi e ricorsi storici, non solo tra la popolazione laica ma anche tra quella ecclesiale. Quest’ultima da un po’ di tempo è continuamente sotto la lente di ingrandimento, ed ancor peggio sul banco degli “imputati” a causa di un piccolo esercito che ha commesso nefandezze verso i propri simili. Dai suoi primordi, si sa, l’essere umano è destinato a fare tanto del bene quanto del male, più o meno scientemente e pare che nessuna etnia sia esclusa… Ma ciò che più disorienta è il Clero che tra i suoi membri, tutori delle cosiddette “anime perdute” o comunque inclini sulla strada della perdizione, vi sono taluni (pare che non siano pochi, come ci informano continuamente le cronache) che hanno avuto un contegno assai discutibile, tanto da impegnare il Pontefice con provvedimenti drastici a mano a mano che i casi vengono alla luce… Nel corso dei secoli si sono avvicendati 266 Papi ed ognuno ha fatto la sua storia, ma non tutti sono riusciti ad incrementare la popolazione di fedeli, giacché il loro operato non è stato tra quelli più esemplari… Volendo risvegliare la memoria e allontanandoci di qualche secolo, basterebbe rievocare Alessandro VI, italianizzato Rodrigo Borgia (1431-1503), uno dei papi (214°) rinascimentali della Chiesa Cattolica tra i più controversi, per aver riconosciuto la paternità di vari figli illegittimi, fra cui Cesare e Lucrezia Borgia; anche se i suoi successori Sisto V e Urbano VIII lo hanno descritto come uno dei papi più importanti dopo San Pietro. E con il trascorrere del tempo l’umanità si è più o meno adeguata agli eventi, suddivisa tra fedeli e non fedeli; ma è solo con l’avvento dei potenti mezzi di comunicazione di questi ultimi decenni, che è venuta a conoscere realtà nascoste tra i prelati e che oggi, più o meno apertamente, si grida allo scandalo, o meglio, agli scandali! Ma poi sono subentrati (ed ancora si verificano) episodi di elevato valore cristiano portando alla luce il “nobile” vissuto di parte dei nostri simili che, per il loro portamento di fede e carità cristiana, sono saliti (per merito degli ultimi papi, avendone il potere) sull’altare dei Beati, un lungo percorso volto alla Santità. Ed è di questi giorni che papa Francesco ha presieduto il processo di canonizzazione del pontefice Paolo VI, dell’Arcivescovo Oscar Romero e di altri cinque beati: i sacerdoti Francesco Spinelli e Vincenzo Romano, le suore Maria Caterina Kasper e Nazaria Iganzia e il laico Nunzio Sulprizio.

 

 

Questi, come altri che li hanno preceduti nei secoli (basterebbe sfogliare un comune calendario, ogni anno rinnovato a seconda delle edizioni), tutti meritevoli di quella considerazione da parte di chi li ha potuti avvicinare, e magari godere del loro amore fraterno. Ma anche se questo elenco è più meno lungo, resta il fatto che la maggioranza degli uomini (laici e non) continua a peccare, e a commettere ogni sorta di nefandezze lesive al fisico e alla psiche dei loro simili. Si dice che da quando l’uomo è stato posto sulla terra sarebbe stato libero di vivere la propria vita come meglio avrebbe voluto, di credere o non credere ad una Esistenza Suprema; ma sta di fatto che il disorientamento generale rimane con tutte le sue incertezze, ed è forse proprio per queste ragioni che la nostra esistenza è troppo breve per tentare di capire il mistero che avvolge la stessa. Nemmeno illustri filosofi di storica memoria, e teologi anche odierni, per quanto illuminati hanno saputo, i primi come i secondi, darci quel conforto per vivere al meglio la nostra esistenza. E nemmeno la sofferenza riesce a redimere le persone più inclini al male verso il proprio simile, come pure nemmeno i moniti e le prediche del Pontefice basteranno per rinsavire menti contorte (non per patologia); probabilmente perché dietro ogni premeditata realtà negativa c’é sempre qualcosa di tragico: l’insicurezza propria che tende a destabilizzare quella altrui.

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