ETICA, PROFESSIONALITÀ E MAGGIOR SENSO DI RESPONSABILITÀ AL FINE DI GARANTIRE UN MIGLIOR APPROCCIO PER LA TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

 

 

Poiché nel genere umano non di rado si riscontra lentezza nell’assumere decisioni razionali, soprattutto a causa della velocità con cui ci vengono trasmesse determinate informazioni, quasi alla velocità della luce, diventa sempre più “impegnativo” farvi fronte come nel ritenere, ad esempio, utili o meno le vaccinazioni. E se l’informazione propinata in modo celere e per certi versi coercitivo può costituire un’attenuante, non può certo esserlo quando si tratta di recepire dati storici e statistici che si possono consultare e valutare (senza fretta) come quelli resi noti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS, nell’immagine la sede) rendendo noto che tra il 1900 e il 2015 i vaccini hanno salvato 4,5 milioni di italiani da malattie quali difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, varicella e meningococco. È quindi accertato che la profilassi vaccinica, oltre alle normali misure igieniche, costituisce lo strumento più importante (se non determinante) di sanità pubblica; ma paradossalmente i vaccini sono vittime del loro stesso successo perché il fatto di non vedere più alcune malattie si tende a dimenticare della loro presenza e dei loro notevoli effetti lenitivi, spesso letali. Il dato più significativo di questo studio rileva che oltre a non essersi ammalati oltre 4,5 milioni di italiani ben 70 mila non sono morti dopo aver contratto difterite, tetano o poliomielite, le tre malattie infettive ritenute con il più elevato tasso di mortalità nel secolo scorso. Prendendo spunto dai dati, come precisa una breve de’ La Stampa del 16 marzo, è stato calcolato il calo percentuale della morbilità, e la frequenza della malattia in una collettività. Si è così constatato che la morbilità pre vaccinica è scesa sensibilmente nel 2015, ad eccezione della varicella per la cui vaccinazione non si sono prodigate tutte le Regioni. A conferma di ciò è quanto sostiene il prof. Roberto Burioni (autore dell’utilissima pubblicazione “Il vaccino non è un’opinione”, ed. Mondadori): «Le conseguenze gravi derivanti dalla vaccinazione sono rarissime (meno di un caso su un milione di vaccinati) e spesso si risolvono solo con uno spavento; inoltre, le sentenze con le quali alcuni giudici hanno accordato indennizzi dopo le vaccinazioni, in mancanza di un nesso causale scientificamente provato tra il danno e il vaccino, non dimostrano nulla a danno del vaccino…». C’é poi la questione relativa ai presunti interessi delle case farmaceutiche che, nel caso dei vaccini, hanno fatturato 300 milioni di euro e 1,7 milioni di euro per curare una sola malattia infettiva per la quale non esiste un vaccino, come nel caso della epatite C2 (HCV). Secondo i dati dell’OMS si stima che nel mondo circa 180 milioni di individui ne siano infettati cronicamente. Per quanto riguarda la programmazione a livello internazionale i ministeri della Salute di 12 Paesi dell’Europa sud-orientale e non, hanno approvato una Dichiarazione di intenti volti al raggiungimento di obiettivi strategici dell’European Vaccine Action Plan 2015-2020 (EVAP). All’incontro vi hanno partecipato i ministri della Sanità di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Israele, Malta, Montenegro, Repubblica di Moldava, Romania, Serbia e l’ex Repubblica Iugoslavia di Macedonia. Nell’approvare la dichiarazione i ministri hanno chiesto all’Oms di agire rapidamente in alcuni settori chiave: proporre opzioni per l’acquisto congiunto di vaccini, sostenere il rafforzamento delle capacità in materia di mobilitazione delle risorse per il finanziamento a lungo termine dei programmi di immunizzazione, istituire un centro sub-regionale sulla domanda di vaccino, rafforzare il ruolo e le responsabilità dei gruppi di consulenza tecnica per l’immunizzazione nazionale.

 

Ma cosa dire, ancora, sul reiterato fenomeno delle fake news che ancora “inondano” la mente umana, non adeguatamente informata e quindi poco acculturata soprattutto in tema di vaccini e vaccinazioni? Le false notizie non smettono di essere notizie per il fatto di essere false in quanto non sono documentate né documentabili, ma non diversamente dalle notizie vere formano mentalità e impongono opinioni. Spesso le consolidano, di norma le presuppongono. Come ricorda Alessandro Zaccuri de’ L’Avvenire del 6/12/1017: «Una falsa notizia – scriveva nel 1921 lo storico francese Marc Bloch (1886-1944) – nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; essa solo apparentemente è fortuita o, più precisamente, tutto ciò che in essa vi è di fortuito è l’incidente iniziale, assolutamente insignificante, che fa scattare il lavoro dell’immaginazione; ma questa messa in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento». E fa ancora parlare di sè lo studio di 20 anni fa che diffuse la bufala sul legame tra autismo e vaccini, una convinzione che riguarda ancora alcuni “sostenitori-seguaci” appartenenti ad organizzazioni no vax. Lo studio era del medico inglese Andrew J. Wakefield (1957), poi radiato dall’Ordine, pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet, che poi ritirò qualche anno dopo. «Tra le panzane, bufale, notizie farlocche o come dir si voglia – spiega il paleopatologo e divulgatore scientifico Francesco Salassi – sono da sfatare quella che secondo cui la sola igiene o le migliorate condizioni igieniche basterebbero a eradicare le malattie infettive come per il caso della poliomielite: l’igiene è importante ma non basta…; un’altra è quella che vuole le nanoparticelle, contenute nei vaccini secondo alcuni pseudoscienziati, responsabili di tutta una serie di malattie tra cui l’autismo. Questo è totalmente falso: la scienza ha dimostrato come questa sia una colossale falsità, non si può parlare di nanoparticelle nei vaccini, né di macroparticelle ma si può solo parlare di macropanzane, macroscemenze». In sintesi, ricorda il prof. Burioni, non è vero che: i vaccini causano l’autismo, i vaccini indeboliscono le difese dei bambini, che dieci vaccini sono troppo e vengono fatti solo in Italia, i vaccini vengono somministrati troppo presto, i vaccini hanno gravi effetti collaterali, i vaccini sono un grande affare per le case farmaceutiche, i vaccini sovraccaricano il sistema immunitario, chi è vaccinato diventa infettivo. Relativamente alla corretta informazione su questi argomenti, in una breve intervista online alla dr.ssa Sara Pluviano, psicologa alla The University of Edinburgh, ho posto la domanda: È d’accordo che è utile esporre in modo specifico le varie “specialità” di giornalismo tra i primi “responsabili” dell’informazione? «Ci lamentiamo – ha spiegato – che la verità di cui ci immaginiamo detentori sia storpiata da giornalisti in cerca di sensazionalismi, ma è dimostrata la stretta correlazione tra il tono dei nostri comunicati stampa accademici e il modo in cui le notizie mediche vengono riportate dai media. Insomma, spesso sono i medici stessi a promulgare notizie infondate sul nostro benessere, i giornalisti ne riportano le opinioni senza controllare le fonti o accertarne le evidenze». Inoltre: Per contenere l’esuberanza in pubblico dei cosiddetti antivaccinisti, solitamente irremovibili nelle loro convinzioni, crede che sia opportuno esporre concetti con l’ausilio di slides appropriate dal punto di vista tenico-divulgativo? «Si, in parte – ha precisato –. Si raccomanda di utilizzare grafici e altri mezzi semplici e illustrativi per sfatre i miti. Tuttavia, si raccomanda anche di “lasciar perdere” le minoranze inamovibili (come in questo caso gli antivaccinisti), perché si rischierebbe un ritorno di fiamma che estremizzerebbe ancor più le loro false credenze”.
La Carta di Pisa e le Vaccinazioni
Sostituita nel 2104, dalla “Carta di Avviso Pubblico”, è un codice di etico-comportamento prodotto dal prof. Alberto Vannucci e collaboratori, destinato agli amministratori pubblici, contenente specifiche regole di condotta finalizzata a rafforzare la trasparenza e la legalità all’interno delle Istituzioni pubbliche, in particolare contro la corruzione e l’infiltrazione mafiosa. Oltre alle misure di protezione individuale, le vaccinazioni rappresentanto il cardine della protezione dell’operatore sanitario (OS) dal rischio infettivo. L’OS ha quindi l’obbligo morale di vaccinarsi per proteggere i pazienti e rappresnetare un modello da seguire; la vaccinazione dell’OS deve essere oggi vista alla luce della nuova legge sulla responsabilità professionale, e una discussione su possibili forme di obbligo per l’OS deve essere disponibile per una possibile integrazione dell’obbligo fra le misure per aumentare le coperture dello stesso; le vaccinazioni negli OS devono essere implementate nell’ambito dei piani nazionali e internazionali di prevenzione vaccinale (morbillo-rosolia); la formazione e la comunicazione sono ruoli centrali, così come l’elaborazione di strategie innovative di offerta vaccinale; infine, le alte coperture negli OS dovrebbero rientrare nel concetto di Ospedale Sicuro e/o diventare un obiettivo per il direttore generale delle Aziende sanitarie. Nel dettaglio, per le vaccinazioni negli OS, la Carta prevede alcuni punti programmatici quali: ribadire il valore della vaccinazione negli OS e il ruolo degli OS nel raggiungimento dell’obiettivo di eliminazione di morbillo e rosolia nel quadro degli accordi internazionali, attuare azioni mirate alla formazione e consapevolezza dei rischi infettivi negli OS, introdurre forme di promozione della vaccinazione e forme di incentivazione adeguate al contesto di lavoro degli OS, introdurre forme di obbligo laddove altre azioni mirate al raggiungimento degli obiettivi copertura non abbiano funzionato, migliorare la sorveglianza delle coperture vaccinali, implementare progetti multidisciplinari sui temi della sorveglianza e della prevenzione delle malattie prevenibili vaccinazioni negli OS. Va da sé che tale emendamento di operatività non solo è a tutela dell’OS, ma anche della popolazione tutta la cui applicazione, che a mio avviso va di pari passo con il ruolo di chi è deputato alla informazione pubblica, è la massima espressione per il rispetto dell’umanità di fronte alle sempre più incombenti malattie infetitve e non.

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