DOPO UN ANNO LA “VIA CRUCIS” PROSEGUE SENZA SOSTA…

Per quanto preziose la vita e la salute di ognuno, e la disponibilità delle conoscenze, non possediamo una vera e propria task force in grado di ridimensionare razionalmente l’evoluzione pandemica

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Davvero non ci siamo! La nostra convivenza con il nemico numero uno si profila non avere né tregua e né soluzione a breve scadenza. Se le statistiche che ci vengono propinate non mentono avremo ancora da soffrire, e nonostante i programmi risoluti del neo premier non c’è politico- governante che tenga per invertire la rotta; ad eccezione della gran parte degli operatori sanitari e relativi collaboratori (volontariato) che, senza sosta e spesso con abnegazione, si sforzano nel propinare cure e assistenza a quanti contraggono la Sars-CoV-2. Nel nostro Paese, tanto per restare in casa nostra, si continua a valutare ed imporre una serie di provvedimenti (più o meno restrittivi, ma sempre a macchia di leopardo e discontinui) per contenere il dilagare dei contagi ma, a conti fatti, i deludenti risultati sono scanditi dai bollettini pluriquotidiani: ogni volta delle vere e proprie sentenze che mettono a dura prova la vita di ognuno. Al 27 febbraio abbiamo quasi raggiunto la soglia di oltre 2.800.000 contagiati, più di 97 mila decessi e quasi 2.400.000 guariti; a fronte di un enorme dispendio di risorse d’ogni genere per la gestione del Paese sempre più in ginocchio dal punto di vista della produttività e dell’adattamento e, in molti casi, anche della sopravvivenza… Per quanto riguarda la messa in opera dei vari vaccini e della relativa distribuzione ai fini della prevenzione mirando alla immunità, siamo tutti testimoni di un fare altalenante: scarsità della produzione, fornitura discontinua e somministrazione molto disomogenea, informazione al pubblico scoordinata e non sempre competente, ciò nonostante l’80% degli italiani ha ancora fiducia nella scienza (ma quanti nei politici deputati a gestire il sistema?). La confusione tra la popolazione si sta intensificando sempre di più, ed è quasi senza controllo…, ancorché alimentata dagli ormai quotidiani programmi televisivi con ospiti al centro che, a vario titolo, dispensano critiche, giudizi, preconcetti, sentenze e previsioni che alla fine non portano da nessuna parte… o quasi.

Io credo che sarebbe più utile, per certi versi, far parlare anche chi ha provato la “fame d’aria” e spesso con ulteriori disturbi; un invito, questo, che deve risolversi non per mero pietismo ma nella sintesi di quel vissuto che non può essere negato, poiché non c’é nulla di più assurdo e deleterio che negare ciò che è stato, e che è tutt’ora; sarebbe come negare l’olocausto pur nel rispetto delle dovute proporzioni degli eventi e dei numeri. A questa stregua tanto varrebbe negare le epidemie e le pandemie dei secoli scorsi, come pure le successive sconfitte per merito del conseguente progresso. A mio modesto avviso sarebbe bene, dunque, ridimensionare l’informazione quotidiana in fatto di statistiche e di avventate previsioni a breve o a lunga scadenza, offrire meno spazio agli ospiti dei talk show i quali vivono proprio sull’attualità pandemica che, pur non negandola, la rendono sempre più drammatica (per quanto vera) ma con una estrema divergenza di valutazioni e quasi nulle proposte concrete migliorative. A questo proposito non sarebbe male rivedere certe competenze di chi gestisce il sistema, dedicando più risorse e innovative modalità per contenere gli insubordinati che continuano a non attenersi ai necessari comportamenti per ridurre al minimo il rischio di contagio. Nel contempo un maggiore sforzo andrebbe fatto per la tutela delle fasce più deboli della popolazione (anziani, disabili e pazienti con più patologie), in quanto più vulnerabili, oltre ad essere oggetto di truffe e lesioni da parte della malavita. Ma tutto ciò non avviene come dovrebbe per il permanere di uno Stato inefficiente, i cui membri per la gran parte si perdono ogni giorno tra confronti e reciproci affronti. Infine, un quesito: siamo proprio certi che per ottenere il meglio in una situazione come quella attuale non ci siano esperti migliori, o comunque con qualche passo in più indipendentemente dal possedere determinati requisiti? Personalmente non ho certo gli elementi per fare questa eventuale disamina ed eventuale ricerca, ma sarebbe più pragmatico pensare ad un programma di restrizione decisamente più severa ed omogenea, e spendere quanto è possibile per sostenere chi ha dovuto chiudere od interrompere un’attività produttiva… Se ciò fosse stato fatto con il primo Dpcm di un anno fa, e per soli pochi mesi consecutivi, quasi sicuramente ne saremmo usciti fuori. E questo non lo dico solo io, opinionista-divulgatore ed (ex) paziente Covid.

La prima immagine è tratta da Il Faro Online

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