CINQUE CASI DI DETENZIONE ILLEGITTIMA NEGLI STATI UNITI

Carceri in Usa

Esempi di un assurdo “strapotere” della Giustizia americana che, per certi versi, ricordano i nostri connazionali Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, ingiustamente condannati a morte all’inizio del secolo scorso

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Navigando sui vari social media a volte ci si imbatte in notizie (vere e non fake news) che, per certi versi, hanno dell’inverosimile, e che ritengo utile e doveroso riportare all’attenzione del grande pubblico, e quindi di tutti noi, affinché si possa riflettere… Proprio come sul problema delle detenzioni illegittime anche all’estero, come ad esempio negli Stati Uniti. Qui di seguito alcuni casi eclatanti e, se inducono a riflessione, non è certo un eufemismo. Infatti, sembrerà impossibile ma si stima che l’1% di tutta la popolazione carceraria statunitense, circa 20 mila persone, sia stata falsamente condannata. Fortunatamente una piccola porzione di queste erronee sentenze sono state rivalutate e cambiate…

Raymond Tayler è un uomo 53enne di Cleveland (Ohio) che ha passato 29 anni in prigione per un crimine che non ha commesso: ha ricevuto un risarcimento di 2,5 milioni di dollari alla sua liberazione. Tayler fu falsamente accusato di aver aggredito sessualmente una ragazzina di 11 anni, di aver tirato fuori una pistola e di aver costretto suo cugino 12enne a stare a terra, nel maggio 1981. «Non si può rimediare a 30 anni con una somma qualsiasi, ma ho intenzione di continuare e andare avanti – disse in una intervista a un giornale locale – ; non voglio che questi soldi cambino chi sono o cosa sono diventato. Sono stato fortunato a trovare un lavoro quando sono uscito, e non ho intenzione di abbandonarlo». Tayler ha sempre sostenuto la sua innocenza e con l’aiuto di una serie di analisi sul test del DNA lo ha dimostrato. Davontae Sanford aveva 14 anni nel 2007 quando fu accusato di quattro sparatorie mortali nel suo quartiere di Detroit. Si  dichiarò colpevole all’età di 15 anni, anche se in seguito aveva insistito sulla sua innocenza dicendo che aveva fatto un accordo solo perché si sentiva disperato e mal rappresentato dal suo avvocato. Sanford, 13 anni dopo, 27enne, fu rilasciato nel 2016 dopo che i procuratori dichiararono che il caso era stato “compromesso” dalla cattiva condotta della polizia che aveva pubblicato delle informazioni preliminari… niente di più che ipotesi. Separatamente, un sicario professionista ammise di aver commesso gli omicidi. Bobby Johnson  è stato recluso per 9 anni, e ne aveva 16 quando fu arrestato e accusato di omicio, 17 anni quando si dichiarò colpevole del crimine, e 18 anni quando fu condannato a scontare 38 anni per l’omicidio. Due anni fa le cose sono andate finalmente nel modo giusto. Dopo aver riesaminato il suo caso i procuratori hanno ritenuto che la condanna mancasse di integrità e hanno presentato una petizione per annullare la condanna. Dopo essere stato rilasciato il 4 settembre 2015, il 25 enne fu accolto calorosamente dalla famiglia fuori dalla Corte Suprema. «È una bella vista – disse Johnson all’epoca – , ed è bello essere fuori». L’accusa contro Johnson sostenne che avesse sparato a E.P., 70 anni; ma le accuse furono annullate dal giudice in seguito all’ottenimento di nuove informazioni. Richy Jackson e altre due persone, afroamericani, furono ingiustamente condannati per omicidio nel 1975, e condannati a morte e, in attesa, imprigionati per decenni prima che ognuno dei tre venisse liberato alla fine del 2014. Jachson è stato imprigionato per 39 anni a causa di quella ingiusta condanna, e si ritiene che questo sia il record più lungo per una persona prima di essere stata assolta. Tutti e tre gli uomini nel 2015 e nel 2016 ricevettero dallo Stato diversi milioni di dollari, come risarcimento per la loro detenzione a causa della condanna illegittima. L’ultimo caso è del novembre 1978 e riguarda un motociclista (del quale non ho rilevato l’identità) che scomparve dalla sua casa nella Contea di Ventura (California). Il suo corpo fu scoperto pochi giorni dopo, e Michael Hanline nel 1980 fu condannato senza dubbi come colpevole. Nel corso di anni di indagini, però, si scoprì che alcuni verbali della polizia erano stati archiviati prima del processo a suo carico: i rapporti mostrarono che altri, e non lui, avevano ammesso il crimine. Dopo ulteriori test del DNA e indagini da parte della polizia della California, la condanna fu ribaltata e il 24 novembre 2014, dopo 36 anni, Michael fu rilasciato. La sua è stata la più lunga detenzione illegale nella storia della California.

OSSERVAZIONI

Alla luce di eventi come questi, che peraltro si susseguono in varie parti del mondo, non si riesce ad “entrare” minimamente (dal punto di vista interpretativo) nella mente di coloro che sono deputati a giudicare, sentenziare e condannare. Va da sé che nei Paesi evoluti deve esistere ordine e disciplina, e questo ovviamente con l’ausilio delle leggi e dei tutori dell’ordine pubblico; ma nel contempo ci siamo mai chiesti quali sono le ragioni per le quali taluni esseri umani propendono per la carriera forense e in particolare per il ruolo di Pubblico Ministero e del Giudice togato, il primo preposto per l’accusa e il secondo per giudicare e condannare? E quali i limiti del potere (o libertà) loro conferito? Sono quesiti che potrebbero valere anche per alcune altre professioni in cui il destinatario è sempre l’uomo, con le sue debolezze, i suoi difetti e i suoi peccati; e proprio per queste sue “negative” peculiarità ogni volta c’è chi decide il loro destino: privazione della libertà e in taluni casi anche della vita. Un tempo ogni comportamento illecito e relativo perseguimento rispecchiava la cultura e soprattutto le usanze e le leggi di quel Paese, e le “varianti” erano relative all’epoca del vissuto;  oggi, per quanto riguarda i Paesi più evoluti, in buona sostanza alcuni aspetti della “gestione umana” non sono cambiati, e io credo che sia nell’indole di molte persone ambire allo scranno del potere (una sorta di spasmodico godimento), come è nell’indole di altre persone ricoprire il ruolo di difensore… previo (quasi sempre) il relativo compenso. A questo punto, visti i molti e costanti casi di errori giudiziari e condanne illegittime, è inevitabile fare del puro (ma giustificato) moralismo, cercando di intuire lo stato d’animo di un giudice che ha condannato un innocente, e chiedersi se prima di coricarsi interroghi o meno la propria coscienza, magari dopo aver guardato negli occhi i componenti della sua famiglia. Forse per alcuni di loro il peso di questa responsabilità è sopportabile, e in questi casi vorrei chiedere loro quale valore danno alla vita umana e, più cinicamente, quale sarebbe la loro reazione se il malcapitato presunto reo fosse un loro congiunto, magari genitore o figlio…! È vero, non è certo facile mettersi nei panni dei togati quando si è completamemte al di fuori da tale ruolo, ma nello stesso tempo per chi si erge a giudice dovrebbe essere più semplice (e doveroso) mettersi nei panni della propria coscienza, anche se né Freud e né altri possono essere di aiuto alcuno. Ma siccome ciò non sempre avviene inevitabilmente molte persone innocenti continueranno a subire gli effetti di questo che si potrebbe definire, per assurdo, lecito strapotere. Per fortuna, però, nella pletora di costoro vi sono anche quelli che il potere di giudicare lo soppesano prima di indossare la toga, esattamente come fanno molti medici prima di indossare il camice ed intervenire sul paziente sofferente. Forse questa può sembrare una analogia forzata, dal cuore tenero e sentimentale, ma sta di fatto che chi versa in condizioni di abbandono, per questa o quella ragione, ci ricorda i limiti e le debolezze umane e la fortuna sta nel non aver bisogno né dell’uno né dell’altro; e poiché il destino ha già predisposto, non è detto che non ci si debba “ribellare” e invocare quella sete di giustizia di cui tutti hanno diritto!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *