L’angolo di Full: “Una badilata di poesia”

piante acquatiche

La poesia ha tante forme, significati, sfumature. A descriverle ci provano in tanti da sempre, ma, a esser sinceri, non tutti con esiti apprezzabili. Il nostro Full neppure in questo ha toppato, anzi: la sua badilata, nonostante i colpi di ironia e autoironia, risulta leggera e dolce come una carezza… o un verso di poesia, per restare in tema.

 

piante acquaticheUna badilata di poesia

Frequentando i poeti del web, mi sono riavvicinato alla poesia peraltro già indossata, tempo fa, in abito leggero. Tuttavia, al lirismo bevuto in parole, preferisco quello vissuto. Di una bella lirica, scelgo la poetessa e anziché leggermi una poesia seduto in giardino, preferisco leggermi un giardino stando seduto dentro una poesia.
Macinando confusamente questi pensieri, pensai di scrivere un poema usando piccone e badile: avrei “composto” un placido laghetto con tanto di ruscello fra i sassi, con pesci, fiori, eccetera. Una interpretazione materiale di Kazantzakis: “Avete i pennelli e avete i colori: dipingete il paradiso e poi entrateci”.
Ma quando finii di picconare e vidi il mio verdissimo prato inorridire davanti a quella enorme e ridicola buca di terra scura, covai il violento impulso di rimettere tutto com’era facendo finta di niente, magari fischiettando.

Ma le rinunce restano tali, così ricordai tutte le cose che avevo saputo realizzare chiudendo semplicemente gli occhi.
E, ad occhi chiusi, vidi un laghetto limpido che rifletteva il verde tenero di alberelli penduli, vidi ninfee galleggianti e grossi sassi incassati nelle rive, vidi un ruscello che suonava le sue cascatelle alimentate da una pompa. Il tutto nella massima naturalezza, senza cemento né mattoni.
Sapevo di poterlo fare, bastava ponderare ogni cosa con calma. Così riaprii gli occhi e ripresi a vangare e a scarriolare con più vigore. Adesso mi dicono che questo è l’angolo più bello del mio giardino.

Quello che non vidi chiudendo gli occhi, fu l’incredibile fonte di vita che un laghetto rappresenta. Vi avevo messo cinque o sei pesci rossi ed ora sono decine, nati tutti qui. D’estate, molte varietà di uccelli vengono a fare il bagno e le libellule danzano sull’acqua. In primavera è tutto un brulichio di girini mentre le rane lasciano intravedere soltanto la fulminea traiettoria dei primo piano di Fulvio Mussoloro tuffi. Gli animali domestici ignorano le loro ciotole per bere alle cascatelle e d’inverno, la mia cagnolina gioca sul lastrone di ghiaccio rivivendo ataviche abitudini. I rospi vi trascorrono le loro intense lune di miele e, di notte, i porcospini vengono ad abbeverarsi e a soffiare nelle contese amorose.
E’ una incessante danza della vita a ricordarmi come, dopo milioni di anni, lo stagno rimane quanto di più simile al cosiddetto brodo primordiale, sorgente di tutto il mondo vivente.

Quanta poca fantasia c’era dietro quei miei occhi chiusi!… e mi dico un narratore!

Fulvio Musso

 La foto la descrive l’autore stesso: “alcuni versi della mia poesia scritta col badile”

1 thought on “L’angolo di Full: “Una badilata di poesia”

  1. Cos’altro potrebbe essere un narratore, se non lo stagno dove sguazzano le sue creature?
    Ci sono! Lo so, non è per mio merito che dico quello che sto per scrivere, la colpa è di chi ha creduto fosse necessario, al pensiero, funzionare per contrapposizioni forzate.
    Un narratore non è solo lo stagno, ma è chi sa che uno stagno deve stare appoggiato alla verità che lo sostiene. Dove poi si appoggi quella verità non è compito di chi racconta il dirlo, altrimenti le sue storie non avrebbero ragione di incuriosire chi le leggerà.

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