Il lato vivo e magico del processo raccontato da Bruno Cavallone

La borsa di Miss Flite di Bruno Cavallone

bruno cavallone e giorgio fontana al festivaletteratura 2016di Marcella Onnis

Tra gli incontri più piacevoli cui ho potuto assistere durante la XX edizione del Festival della letteratura di Mantova includo certamente quello con Bruno Cavallone e Giorgio Fontana del 9 settembre 2016. Cavallone è, infatti, una persona di grande e vasta cultura, capace di spostarsi dal diritto alla letteratura passando per la filosofia, la storia dell’arte e i fumetti, con tanto di citazioni in lingue straniere, il tutto senza spocchia e, anzi, con la naturalezza di chi vuol solo condividere la propria conoscenza. E che forse spera di instillare in chi lo ascolta il proprio entusiasmo e la propria curiosità. Complice anche la sua vena ironica e autoironica, ad ascoltarlo si rimane estasiati e quasi stupefatti come un bambino. La stessa ammirazione, del resto, traspariva anche dal modo in cui lo osservava Fontana, peraltro bravissimo a condurre l’evento e molto preparato sul suo ultimo libro “La borsa di Miss Flite”, che ha definito «un libro gustoso» «che racchiude molti profumi e sapori», «un’analisi appassionata del processo scritta con stile godibilissimo» e condotta «in modo serio senza essere serioso».

La borsa di Miss Flite di Bruno CavalloneUNA VISIONE SUI GENERIS DEL PROCESSO – Per Cavallone «il processo è un fenomeno antropologico ed esistenziale prima che giuridico», «un rito magico, religioso» che ha deciso di esplorare – in maniera originale, ossia attraverso celebri esempi letterari – dopo averne maturato una notevole conoscenza grazie alla «confluenza di tre esperienze diverse: quella accademica, “scientifica”, di studioso di diritto civile; quella didattica come docente di diritto processuale civile; quella professionale come avvocato». Soprattutto quest’ultima esperienza gli ha mostrato come la distanza tra finzione letteraria e realtà possa ridursi praticamente a zero: «Io il commerciante Block de “Il processo” di Kafka l’ho visto di persona» ha raccontato.

LA CORPOREITÀ DEL PROCESSO – Il processo, ha spiegato, prende avvio con la notificazione che, secondo quanto previsto dal codice di procedura civile, deve avvenire “mediante consegna della copia [dell’atto, ndr] nelle mani proprie del destinatario”: la notifica, ha rimarcato Cavallone, è «un atto arido», ma «c’è vita anche qui» grazie a quel riferimento alle mani. E con ironia, riferendosi all’opinione secondo cui il processo si avvicina alla metafisica, ha aggiunto che «pare blasfemo parlare del corpo umano in un contesto metafisico». Di tracce di vita, peraltro, ne ha trovate tante, come successivamente ha rimarcato Fontana: nonostante il processo sia considerato «uno spazio algido», “La borsa di Miss Flite” «è un libro ricco di corporeità». Cavallone ha, quindi, ribattuto citando ancora il codice di procedura civile il quale prevede che la causa debba andare in decisione quando è matura, proprio come un frutto, qualcosa di vivo.

dittico con l'annunciazione nella basilica di santa barbara a mantovaL’ANNUNCIAZIONE COME NOTIFICAZIONE – Tornando alla notificazione, i due scrittori si sono concentrati sul bâton judiciaire, il cui tocco serviva a notificare all’interessato la sua chiamata in giudizio. E questo è stato uno dei momenti in cui Cavallone ha dato prova della sua cultura eclettica, oltre che del suo acuto spirito di osservazione: ha, infatti, paragonato la notificazione all’Annunciazione, additando quella raffigurata nel bellissimo dittico ai lati dell’organo che sovrasta la parete destra della Basilica palatina di Santa Barbara, che ha ospitato l’incontro. L’arcangelo Gabriele, ha spiegato l’avvocato-scrittore, può essere paragonato all’ufficiale giudiziario, tant’è che a un certo punto si è cominciato a raffigurarlo con in mano un giglio (come in questo caso) anziché un bastone proprio per evitare di richiamare il tocco giudiziario.

MISS FLITE, FATA CATTIVA – I due scrittori si sono poi soffermati su alcuni dei casi letterari celebri raccolti nel libro, a partire da quello che gli dà il titolo: Miss Flite. Su invito di Giorgio Fontana, Bruno Cavallone ha spiegato che si tratta della protagonista di “Casa desolata” di Charles Dickens, coinvolta in una causa successoria. La donna, ha raccontato sintetizzando la complicatissima trama, è un’assidua frequentatrice della corte di giustizia che deve decidere questa causa e vive nell’attesa fremente del giorno del giudizio, giorno in cui ha anche intenzione di liberare gli uccellini che tiene in gabbia. Per lui, dunque, «non è una vecchietta svampita», come viene considerata, ma «una fata cattiva», anche perché «trascina nella sua ossessione Richard Carstone». Il che, ha aggiunto, fa pure apparire «il processo come contagio, come un virus».

PINOCCHIO E LA GIUSTIZIA RESPONSABILIZZANTE – Altro esempio letterario citato nel libro è la scena di Pinocchio davanti al giudice Gorilla, per Fontana uno dei casi con cui Cavallone riesce a «evidenziare gli aspetti carnascialeschi del processo». Secondo l’autore, in questo «mondo alla rovescia» quella che sembra essere una giustizia capovolta sarebbe, in realtà, «una giustizia responsabilizzante», volta cioè a far imparare la lezione e, in questo caso specifico, a far prendere coscienza al burattino della propria credulità e sprovvedutezza. Tant’è che il Gorilla «non pronuncia la parola “condanna”, ma dice ai giandarmi: “Pigliatelo e mettetelo in prigione”». Un’interpretazione certamente plausibile e che apre a più ampie e stuzzicanti considerazioni se accostata alla lettura di Rossana Dedola (nel suo saggio “Pinocchio e Collodi”) per cui Pinocchio finirebbe in prigione come «conseguenza della sua ingenua fiducia nella giustizia e nelle leggi». Più che apprezzata dal pubblico, inoltre, l’arguzia con cui Cavallone ha paragonato il Gatto e la Volpe ai promotori finanziari e Pinocchio a coloro che ne accettano le proposte.

Chi si è perso questo incontro, può consolarsi leggendo il libro, ovviamente, ma anche guardando in streaming, sul sito di Festivaletteratura- sezione Accenti, l’incontro del 10 settembre in cui Cavallone ha parlato dei Peanuts. Per chi non lo sapesse, infatti, proprio lui ha tradotto in Italia i loro primi quattro libri [e dopo di lui l’ha fatto suo fratello Franco che – curiosità – era un notaio].

 

Foto Silvia Onnis

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