Sardegna:un film”Oil” denuncia le morti bianche alla Saras. La procura apre un’inchiesta

Il 22 maggio scorso si è disputata al Santiago Bernabéu di Madrid la finale di Champions League 2009-2010 tra Inter e Bayern Monaco. Tra le migliaia di spettatori, tifosi delle due squadre, per la compagine nostrana era presente anche una piccola rappresentanza di tifosi sardi, 150 operai dello stabilimento Saras di Sarroch, piccolo centro non lontano da Cagliari, della quale il presidente della squadra nerazzurra Massimo Moratti è amministratore delegato. E’ curioso che quella data sia molto vicina al 26 maggio, primo anniversario della tragica morte di tre operai proprio presso lo stabilimento petrolchimico della Saras di Sarroch. I tre lavoravano ad operazioni di pulizia di una cisterna e morirono per asfissia nel tentativo di salvarsi a vicenda. La raffineria Saras iniziò ad operare a Sarroch nel 1965, è una delle più grandi raffinerie del Mediterraneo e al suo interno ospita anche una centrale elettrica e gli impianti che producono energia dagli scarti del petrolio, trattandoli con gas e ossigeno. Gli stabilimenti della Saras hanno creato numerosi posti di lavoro, direttamente e attraverso l’indotto, con ditte esterne che si aggiudicano i lavori per appalto, ma la presenza dell’enorme polo industriale ha creato, inevitabilmente, anche problemi di tipo ambientale e dunque alla salute. La raffineria ha suscitato spesso polemiche , anche per il fatto di trovarsi accanto ad una delle parti più belle di costa sarda, ma non solo. I problemi dell’inquinamento provocato dalla lavorazione degli scarti del petrolio, quelli di scarsa sicurezza, le morti per forme tumorali rare e altre malattie gravissime contratte da lavoratori e abitanti del luogo, sono stati alcuni dei punti toccati anche dal film-documentario Oil, del giovane regista Massimiliano Mazzotta, uscito nel mese di gennaio 2009. Il film ha suscitato polemiche già prima della sua presentazione. Proprio la famiglia Moratti, proprietaria della Saras, ne ha chiesto il sequestro giudiziario e alcune proiezioni sono state sospese, tra cui anche quella programmata nella sala cinematografica dell’Università di Cagliari. Il film parla degli innumerevoli pericoli legati alle attività degli stabilimenti e anche della sicurezza dei dipendenti, soprattutto di quelli delle ditte esterne, che si aggiudicano gare d’appalto a bassi costi e che per stare nei tempi, lavorano spesso con turni massacranti e livelli di sicurezza troppo bassi. Mostra le testimonianze della gente, parenti di vittime di morti bianche e malattie, medici che denunciano scarsi controlli e studi che hanno dimostrato danni al DNA della popolazione residente nell’area circostante. Proprio in seguito alla visione del film documentario di Mazzotta il procuratore di Cagliari Mario Mura ha aperto un fascicolo a carico della raffineria. La visione del film, fatto con la gente e tra la gente non lascia indifferenti e pone almeno un interrogativo: è questo il prezzo che una terra deve pagare per non annegare nella disoccupazione?
Veronica Atzei

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