RIEVOCAZIONE STORICO-MILLENARIA DELLA CALABRIA MAGNOGRECA

Una recente pubblicazine dello storico Ettore Bruno

di Ernesto Bodini (giornalista e critico d’arte)

È sempre appagante poter diffondere pubblicazioni ad opera di nuove firme, sia perché si incrementa il panorama degli scrittori e sia per l’estensione delle conoscenze. È il caso di Ettore Bruno, dottore in Legge, che recentemente ha pubblicato in proprio “Kalabria perduta” (pagg. 190, euro 16,00); prologo di Marisa Casciaro, e prefazione di Michele Spagnuolo. Si tratta di una dettagliata rievocazione storica ultra millenaria della regione calabra a partire dalle ancestrali origini della Magna Grecia, epoca in cui si ergevano imponenti città dalla superpotenza sia dal punto di vista economico che politico, e all’interno delle cui mura erano custoditi preziosi rami del Sapere, in particolare per quanto riguarda il Diritto moderno. Tra queste l’antica Sibari, una vera e propria megalopoli di 300 mila abitanti, assai ricca e fiorente per lungo tempo e poi distrutta da un acerrimo nemico, anche se più volte rifondata sulle sue misere ceneri. L’autore dedica gran parte dell’opera soprattutto proprio alla grande Sibari, ridonandole il giusto pregio per lo splendore che per lungo tempo ha meritato, e questo attraverso la descrizione dei molteplici aspetti che l’hanno caratterizzata, comprese le motivazioni sulla avvenuta distruzione e fatta cadere nell’oblio. Nel dettaglio, dell’antica città di Sibari l’autore ne ricorda ogni relazione che favorì la sua imponente ricchezza e crescita culturale cui seguì un notevole sviluppo, a partire dagli intensi rapporti sociali che ne hanno fatto una vera e propria megalopoli. Dal punto di vista giuridico dalle colonie greche dello Jonio calabrese nacque la prima legislazione scritta, con il merito di aver dato corso ai primi trattati internazionali e al primo brevetto della storia. Ma ciò che ha ulteriormente caratterizzato questo popolo sibaritico fu il suo “modus vivendi”, fatto di ogni sorta di benessere ed opulenza, pure ricco di intraprendenza e competizione (anche culturale) così da dare largo slancio al progresso; aspetti, questi, ben approfonditi nel primo capitolo “Lusso, sangue e oblio”. Ma è anche sul concetto della vocazione per il Diritto sul quale lo scrittore si sofferma, dalla quale questa polis ha creato e intensificato le sue basi che per lungo tempo hanno dominato nell’impero della Magna Grecia. Un dominio che Sibari dovette confrontarsi con la rivale Crotone, tra invidie e disprezzo che quest’ultima aveva verso la prima. È evidente che l’edonismo sibaritico, basato appunto su lusso, fasti e lascivia ha contribuito a innescare la rivalità della sua antagonista; e il suo azzardato ostentare ne ha accentuato il rancore incrementato da ogni azione di discredito sia sul popolo sibarita che sulla città. Insomma, un impero che si impose per lungo tempo, ben sostenuto dalla potenza economica e quindi anche politica; ragioni che nel tempo hanno determinato inevitabilmente la guerra tra le due potenze e, quella che per molto tempo è stata radiosa e leggendaria, subì il definitivo tracollo e fu annullata per sempre dagli annali storici, la cui eco si estese per tutta l’Asia Minore. Per non togliere un maggior interesse per quest’opera letteraria, lascio al lettore l’invito ad approfondire con la lettura ulteriori curiosità di questa rievocazione che, a mio avviso, contribuisce a ripercorrere secoli di storia, compreso il sapere che c’è un legame particolare che unisce Torino alla Calabria, soprattutto alla Costa Jonica nord calabrese, dove era stata eretta questa colonia dai greci (Sibari). E questo, non riguarda solo l’emigrazione dei primi e metà ‘900, ma anche il dettato di un legame arcaico che, per ricordare e comprendere, vuol che si parta dalla Grecia; un autorevole e lungo periodo storico che è utile trasmettere tanto agli studenti quanto agli appassionati di storia, politica e costumi sociali. Del resto, come sosteneva Arthur Schopenhauer (1788-1860): «La maggior parte del sapere umano è depositato nei documenti e nei libri, memorie in carta dell’umanità».

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