NON SEMPRE L’INFORMAZIONE È UTILE SOPRATTUTTO SE RIDONDANTE

Meno censo ai casi di cronaca ma più approfondimento nella ricerca delle cause degli eventi lesivi

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Siamo tutti d’accordo, o dovremmo esserlo, che ogni evento (negativo) in cui incorrono una o più persone, debba essere rispettato, anonimato compreso. Se poi l’evento riguarda la lesione fisica o la soppressione di una vita umana, il nostro atteggiamento deve essere sgombro da qualsivoglia ideologia, politica o meno, poiché la considerazione di ciascuno (chiunque esso sia) deve avere solamente valenza umana, ancorché umanitaria. Ma quando in seguito a qualche evento, sia pur di grave entità, si tende dare un eccessivo risalto e ripetuto nel tempo (come ad esempio le notizie di gossip, equivalenti a meri pettegolezzi), è quasi sempre inevitabile l’effetto mediatico che lo stesso ha su una certa popolazione. Da ciò, a mio modesto avviso, ne conseguono possibili emulazioni in menti deboli e “contorte” (ma non patologiche) con le conseguenze che possiamo constatare quasi quotidianamente. Si prendano, ad esempio, gli ultimi casi di femminicidio resi noti all’opinione pubblica in modo ridondante anche nei particolari. Non ultimo quello accaduto in una città del Veneto, i cui protagonisti (familiari della vittima) sono tuttora sotto i riflettori delle Istituzioni e soprattutto dei mass media, e quindi della collettività intera. Ora, ben vengano le citazioni con finalità di “rimprovero e di condanna” di un atto, specie se crudele, con finalità di sensibilizzazione (verbo sul quale ci sarebbe da disquisire a parte), ma altra cosa è tenere accesi quei riflettori e quelle attenzioni che contemporaneamente lasciano in secondo piano altri casi analoghi precedenti. Qui non si tratta di pontificare ad oltranza, ma di considerare ogni evento al pari di altri, e nello stesso tempo non credo sia il caso di dare eccessivo censo “post mortem” che serve a ben poco; anzi, non farebbe altro che favorire il sentimento di avversione in quelle menti deboli e contorte (specie se in odore di adolescenza) di cui ho fatto cenno. Inoltre, non credo che si debba essere necessariamente psicologi, sociologi, psichiatri o altro per comprendere gli effetti di queste scelte e di questi comportamenti originati dai vari fatti di cronaca, ma è la obiettività che ci porta a dedurre quanto espresso sinora. Non me ne vogliano gli “addetti ai lavori”, anche perché nemmeno il padre della Psicoanalisi (se fosse in vita) saprebbe approfondire oltre…, del resto ai suoi tempi non esistevano i social e internet! Quale attento e modesto osservatore degli eventi sociali sono dell’idea-convinzione che tra le cause (dirette e/o indirette) sono i vari e potenti social a determinare la vacillazione psicologica e la irrazionalità di una certa fascia di popolazione, tant’è che i reati di varia natura (inclusi i suicidi tra gli adolescenti) si perpetuano praticamente ogni giorno.

A riprova di ciò, è di questi giorni la notizia che in America gli amministratori delegati delle Big Tech sono sotto accusa per i rischi che i loro prodotti comportano per bambini e adolescenti:  «I vostri prodotti uccidono, avete le mani sporche di sangue» hanno accusato i senatori. Il Chief Executive Officer di META (il riferimento è chiaramente al Metaverso, la nuova tecnologia dove la presenza virtuale sarà equivalente e parallela a quella fisica, grazie ad un dispositivo di realtà virtuale. I responsabili chiamati in causa si sono rivolti ai famigliari delle vittime affermando: «Nessuno dovrebbe affrontare quello che hanno sofferto le vostre famiglie». (Una vergognosa retorica condita da ipocrisia). Ora, pur non entrando nel dettaglio per mancanza di ulteriori ragguagli, mi viene da dire che è facile scusarsi (come hanno fatto gli inventori e proprietari di queste fonti dal coinvolgimento della realtà virtuale) dopo aver incamerato notorietà e soprattutto molto denaro. E se non è una novità che gli eventi che portano alla perdizione il genere umano sono principalmente il denaro, la lussuria e il potere, cui seguono l’eccessivo edonismo e a seguire l’emulazione, sarebbe invece una novità il fatto di voler incominciare a considerare il problema non dal punto di vista politico ma da quello antropologico e socio-culturale e, a seguire, quello legislativo ma nella sua concretezza; orientamento, questo, che forse ci aiuterebbe a comprendere almeno in parte come prevenire o porre un freno più deciso a questa escalation… E se è vero che da sempre l’umanità è divisa unicamente in due: “pro Abele” e “pro Caino”, è altrettanto vero che purtroppo il secondo aspetto continua a prevalere sul primo.

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