L’IMPOVERIMENTO DEL PATRIMONIO DELLA LETTURA

Una ricchezza che si va impoverendo anche a causa della riduzione della versione cartacea in parte soppiantata dai vari social, oltre che dalle proposte tematiche per certi versi molto discutibili. Ma un buon libro è come un “amico” che non tradisce mai: l’esempio del Diario di Anna Frank

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Se si vuole dedicare (oltre ad eventuali impegni di studio) parte del proprio tempo alla lettura in genere, è ovvio che si tratta di scegliere gli argomenti che rientrano maggiormente nella sfera dei nostri particolari interessi. Tra questi, sia pur in assenza di un censimento, a mio avviso quelli che sono di maggior curiosità e di “coinvolgimento morboso” sono la cronaca nera e rosa (gossip), lo sport, ma molto meno l’arte nelle sue diverse discipline, la narrativa (romanzi), così come la scienza, e più in generale la storia. Anche le biografie e/o autobiografie stuzzicano l’interesse di molti, ma soprattutto quelli che riguardano i cosiddetti “vip” della moda, del cinema, dello spettacolo e dello sport. Questo interesse per la lettura alquanto disomogeneo è però un po’ diminuito per quanto riguarda la versione cartacea, soppiantata dai vari social: addirittura c’è chi ama leggere un libro sul tablet o sul PC, non considerando di sottoporre a sforzo eccessivo la vista. Dicasi altrettanto per i giornali in genere la cui vendita è diminuita di molto, tant’è che in questi ultimi anni su 40 mila edicole presenti sul territorio nazionale ben la metà ha chiuso i battenti, e parte degli edicolanti “superstiti” per compensare gli introiti, hanno avuto l’ingegno-necessità di abbinare al prodotto di base articoli di varia natura come gadget e oggettistica varia. Quindi, quello della lettura e della cultura (quando la si può chiamare tale) è un mondo che sta subendo una costante metamorfosi (anche se gli editori continuano a sfornare titoli) i cui effetti di utile acquisizione a mio dire sono assai discutibili. E a questo proposito è il caso di richiamare il ruolo della televisione, un grande contenitore di metallo e plastica dalle più diverse ramificazioni (canali di frequenza), che offrono una miriade di proposte per la gran parte di grande distrazione… amena, ben poche quelle su basi strettamente culturali. Ma per una buona cultura e relativa crescita rimane sempre il libro (peraltro non sempre ottimali dal punto di vista dell’audio in quanto la base sonora copre in parte la voce fuori campo o del commentatore) che possiamo definire il “principe della cultura”, paragonabile per certi versi all’amico più intimo che non tradisce: esso non ci ascolta ma ci parla… leggendolo, e solitamente siamo noi stessi a sceglierlo, ecco perché non ci tradisce! Anche se durante l’anno si organizzano fiere e manifestazioni dedicate al libro, solitamente molto frequentate, non credo che la lettura (quella intelligente) stia avendo un certo sviluppo come meriterebbe, e non è per una questione di costi anche perché in diverse città esistono ancora le bancarelle di librai i cui titoli in esposizione sono recenti, e molti di vecchie edizioni il cui prezzo è praticamente alla portata di tutti. Ma va anche detto che leggere un libro a volte è anche “terapeutico”, in quanto ci tiene lontani da certi pensieri (e anche da cattive compagnie) ed è un rafforzativo delle spirito come se stimolasse la funzione di un farmaco o, addirittura, contribuisse ad ridurre gli effetti di una malattia organica. Questa azione non è ovviamente codificata, ma in certe situazioni (se in quel momento non si soffre particolarmente), ricercare qualche pagina a noi più consona ci fa venire in mente la canzone di Mary Poppins nel famoso film del 1964: «Basta un poco di zucchero e la pillola va giù!» che, parafrasandola, si potrebbe dire: «Basta qualche pagina e la pillola va giù». Ma purtroppo, anche se si organizzano manifestazioni come il promuovere ogni anno una città diversa quale “Capitale della Cultura” (quest’anno è Agrigento), la nostra Era si sta evolvendo non proprio al meglio per le ragioni su esposte, e quindi la domanda è: cosa dedurre ancora?

Io credo che libertà di costumi e di espressione portata all’eccesso ci abbia offerto molte potenzialità aggravate da distrazioni non sempre utili, oltre ad averci “diseducato” penalizzando valori umani e morali, cominciando proprio nel non saper apprezzare l’importanza di un buon libro… avendo l’accortezza di intenderlo come un amico che non ci tradisce mai (unico per antonomasia). Si pensi, ad esempio, al Diario di Anna Frank, le cui confidenze faceva alla sua immaginaria amica Kitty, attraverso la stesura quasi quotidiana durante la vita trascorsa nel famoso nascondiglio a causa dell’occupazione nazista. Un diario (in seguito divenuto libro) di estremo conforto che favoriva il suo ottimismo nel credere che un giorno tutto sarebbe finito perché, in fondo, l’Uomo è buono. Ecco che la pubblicazione del suo Diario in molte lingue e diffuso in tutto il mondo, merita essere letto sempre. In effetti, a differenza dei despoti nazisti, la sua amica Kitty non l’ha mai tradita!

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