LE ASSURDITÀ DEI CONFLITTI BELLICI

Il contributo di reporter con articoli, foto e filmati, testimonianze che non vogliono “impietosire” ma indurre alla ragione i despoti di ogni regime
di Ernesto Bodini (giornalista e biografo)
Ogni volta che apriamo i giornali, accendiamo la radio e la televisione tra le molteplici parole ricorrenti compaiono guerra e pace; due concetti in chiara antitesi che ci “accompagnano” nella quotidianità, non disgiunti da altrettante notizie di cronaca in cui ognuno di noi potrebbe farne parte ed è inevitabilmente in pericolo… Ma ciò che trafigge il nostro animo sono soprattutto tutte quelle popolazioni costrette a fuggire dai loro Paesi dove guerre, povertà e malattie sono il massimo insulto alla loro dignità. Ma le guerre, oltre a produrre morti praticamente ogni giorno, causano decine e centinaia di feriti, gran parte dei quali con conseguenze invalidanti irreversibili, ed è di questi giorni, ad esempio, la foto che compare su tutti i mass media di Mahmoud Ajjour, un bambino palestinese di 9 anni dall’espressione “quasi rassegnata” per aver perso gli arti superiori a causa del costante conflitto nella Striscia di Gaza (secondo una reporter l’amputazione è stata “completata” chirurgicamente in assenza di anestetici). L’immagine è a dir poco sconvolgente e sta facendo il giro del mondo, ma ciò nonostante in quella zona il conflitto e le conseguenze sembrano non aver fine, come dire che mutilati e morti rientrano nella normalità… La foto in questione è stata scattata dalla palestinese fotoreporter freelance Samar Abu Elouf, con la quale ha vinto il premio “World Press Photo of the Year”; foto che faceva parte di un progetto che ha documentato per il New York Times intitolato “Out of Gaza”. Senza nulla togliere a questa testimonianza, va detto che in questi decenni immagini emblematiche e particolarmente toccanti non sono (purtroppo) mancate a causa degli effetti bellici in diversi Paesi del mondo; basterebbe ricordare anche le molte documentazioni quale testimonianza dell’ultimo conflitto mondiale, e le barbarie compiute nel precedente periodo del fascismo, per non parlare di altrettante realtà analoghe che riguardano l’Iran e l’Iraq… ed altro ancora, per non parlare del conflitto Russa-Ucraina. E qui mi fermo non avendo competenze in merito.
Ma riallacciandomi alle mutilazioni del bambino palestinese quale biografo mi tornano alla mente le mutilazioni subite dai bambini durante la seconda guerra mondiale, e anche al termine della stessa in decine e decine di giovanissimi, che ne sono state vittime per aver raccolto sul terreno ordigni inesplosi dalle diverse forme ingannatrici… Queste vittime, come molti ricorderanno, sono diventate i mutilatini di Don Carlo Gnocchi (vedi foto d’epoca) che, nell’immediato dopoguerra, accolse in collegi da lui stesso fondati per il loro recupero fisico e psicologico e creando loro le basi per un futuro nella società. Per analogia, mi si passi questo termine, per tutti i giovani martoriati dai conflitti in corso ci vorrebbe un altro Don Gnocchi, ma purtroppo la storia non sempre si ripete: i drammi si sommano continuamente, giorno dopo giorno, e i fotorepoter che ci documentano sono ulteriori testimoni di quella cruda realtà che, proprio attraverso i loro articoli e le loro fotografie e/o filmati, dovrebbero contribuire a farci riflettere… anche se il più delle volte un’analisi dettagliata e una foto non sono sufficienti a “trafiggere” i sentimenti di odio di chi procura morte e mutilazioni.
Quello delle guerre è un tema che ha origini ancestrali che noi cattolici cristiani siamo soliti attribuire al peccato originale, e a seguire il primo omicidio commesso da Caino verso il fratello Abele. Ma in realtà è poi così? Anche la Fede non aiuta nel darci risposte certe, tuttavia tutto ciò avrà pur avuto un’origine e il fatto che spesso il male prevale sul bene il mistero si infittisce, tant’è che a mio modesto avviso ci saranno sempre tanti mutilati come il piccolo Mahmoud Ajjour, e molte morti cruente, assurde, inutili che non hanno e non avranno mai alcuna giustificazione… Bastassero foto e reportage!