Le armi del movimento contro il legalitarismo

 

 

 

 

La mattina del 26 gennaio avevamo immediatamente decostruito la strategia della procura di Torino, che ha la sfortuna di doversi confrontare con delle istanze di respiro internazionale contro un modello di sviluppo disumano.Già dalle prime dichiarazioni del procuratore capo è totalmente svelato l’ennesimo tentativo maldestro da attuare tutto sulla nostra pelle con il fine di criminalizzare e demolire il movimento.Il no al treno veloce in un fazzoletto di terra abitato da 60000 valligiani è ormai un simbolo di un vero e proprio movimento di opposizione sociale che oggi più che mai non è disposta a tollerare da un lato lo smantellamento di qualsiasi diritto sociale nel nome della salvezza di pochi nè tantomeno disposta a sopportare sperpero di denaro pubblico per un’opera inutile e dannosa.A fronte del dichiarato intento di dividerci tra buoni e cattivi, isolare valligiani e resto del movimento, avevamo dichiarato a chiare lettere che la nostra lotta è unica e non abbiamo perso tempo a dimostrarlo.

Il fiume di compagni che ha percorso la statale 25 da Bussoleno a Susa ha totalmente raggiunto i suoi obiettivi: ha dimostrato a chi ancora pensava di potersi permettere dubbi che il movimento, nonostante la violenza dello stato, è uno solo e si autodetermina usando le proprie di armi, quella di ieri è stata una grande festa lunga 8 km!

La nostra forza è la nostra capacità di costruire spazi comuni in cui pratichiamo confronto e partecipazione diretta che produce i successi di ieri, una delle tante facce che il movimento sa mostrare perché diverse teorie e pratiche si nutrono dell’incontro e del rispetto dei percorsi differenti,la determinazione e la consapevolezza di appartenere ad un fronte comune produce una contaminazione esplosiva che mette in crisi una democrazia autoritaria.Ieri tanti e diversi erano gli striscioni, gli slogan e le bandiere e tra le tante quelle greche, perché questa è la risposta ad un intero sistema che fa delle nostre vite carne da macello nel nome della crescita e benessere di affaristi banchieri e poteri forti.Ieri a riprova di quanto questa capacità di autodeterminarsi e chiarezza d’intenti sia temuta, la macchina della repressione e dell’infangamento si è spinta oltre ogni limite, il solito teorema alle 20 non aveva ancora dimostrazione, a costo di costruire un set ad hoc non si poteva tornare a casa raccontando di passeggini bimbi, anarchici, autonomi, collettivi da tutta Europa che semplicemente vivono la valle, bevono del tè, del vino e ascoltano musica .Chissà quante ore prima il centinaio e più d’agenti di polizia e carabinieri erano stati allertati e preparati alla stazione Porta Nuova di Torino, i compagni che riescono a prendere il treno stracolmo che da Susa porta in città si trovano quest’accoglienza .Scatta l’allarme e la psicosi collettiva a cui una città come Torino ben si presta, l’imboscata organizzata diventa finalmente un problema di ordine pubblico, che sospende ogni ragionevolezza, i treni successivi dalla valle verso Torino vengono bloccati alle porte della città a Collegno, il traffico degli autobus è incerto, tutto intorno alla stazione centrale di Porta Nuova è bloccato da più di venti mezzi blindati, tram e autobus non passano più.Capotreni e autisti d’autobus hanno ordine di bloccare tutto fino ad orario indefinito perché “ci sono scontri a Torino”.

 

Il mega trappolone è chiaro a tutti i compagni bloccati alle porte di Torino che aizzati da pericolosissimi settantenni No Tav corrono in qualsiasi modo a dar man forte ai compagni scelti come capro espiatorio.Se non per smascherare la meschinità di questo meccanismo avremmo avuto quasi l’obbligo di ignorare nei nostri resoconti un episodio artefatto purtroppo sulla pelle dei compagni caricati a freddo alle spalle mentre tentavano di prendere il treno di ritorno.Poche ore dopo finalmente i tg avevano che dire e i giornali di che scrivere e tutto questo ancora un a volta avrà fatto breccia sull’Italia bene che partecipa alla catarsi collettiva montiana, che più volte avrà pensato che un treno che devasta una valle beh forse non è necessario ma dal momento che questa lotta è appannaggio di facinorosi che il buon Caselli ne faccia strage, e poi chi come lui è espressione di uno stato così pulito da aver avuto un ruolo nella primavera siciliana antimafiosa degli anni novanta non può essere messo in dubbio manco fosse un fascista che delegittima uno stato di diritto!

Ed è proprio perché, mentre costruiamo la nostra cultura di classe basata sull’umanità, rispettiamo le leggi della nostra coscienza e la materialità dei principi di uguaglianza sostanziale, che lunedì notte saremo in val Clarea a difendere il nostro territorio metro per metro contro un legalitarismo cieco e violento che troverà forse i cavilli giusti per occupare le nostre terre e violare i nostri diritti.

Fonte: occupypalermo

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