LA DISATTESA LUNGIMIRANZA DI KARL POPPER

Sempre più in ascesa gli effetti deleteri di chi propone pubblicità e soprattutto filmati di dubbia moralità
di Ernesto Bodini (giornalista e divulagatore di tematiche sociali)
In tempi sempre più infarciti di episodi di violenza e crimini d’ogni sorta, e ai numerosissimi di malcostume, ai quali a mio avviso non si dà molta importanza alle cause. Più genericamente e banalmente si tende ad attribuire la responsabilità alla evoluzione dei tempi (con la diffusione incontrollata dei vari social) e per estensione alla eccessiva libertà. Da tempo vado ripetendo che oltre a determinate pubblicità sarebbero da chiamare in causa produttori, registi e i vari attori che realizzano filmati dalla trama a dir poco disdicevole, in quanto in molti casi le azioni di ripresa e di esecuzione sono di indole violenta con scene trucolente. A costoro sarebbe da fare un monito, come se non bastassero crimini e violenze che avvengono ogni giorno nella realtà a causa dei conflitti, un po’ in tutto il mondo. Il fatto che il pubblico non si lamenti apertamente non significa che queste proposte filmiche debbano essere considerate “lecite”, anche perché molti reati di violenza o pseudo tale non fanno che produrre emulazioni, per poi sconfinare nelle illusioni e conseguentemente nelle delusioni e reazioni avverse. Ora, un conto è riproporre filmati prettamente storici che ci rammentano fatti e misfatti lesivi alla dignità umana, con l’evidente scopo “per non dimenticare” affinché non si debbano ripetere (la storia insegna); ma come ripeto, un altro è la produzione di eventi cruenti inventati di sana pianta, che sono un “invito” ad imitare questa o quell’azione violenta e scabrosa (per non parlare anche della lussuria) di uno o più attori… peraltro solitamente ben pagati. Per contro, proporzionalmente non si producono altrettante programmazioni filmiche affinché il buon agire e il ben vedere siano prevalenti, e si badi che in questi casi non si tratta di essere pudici o bacchettoni… anche se taluni mi taccerebbero di eccessivo moralismo: ogni azione violenta specie se rappresentata con le armi non è certo un invito al voler bene al prossimo e alla civile convivenza. Riprendendo uno stralcio di un mio precedente articolo in merito alla comunicazione televisiva, ad esempio, il richiamo è alla biografia del filosofo ed epistemologo austriaco, Karl Popper (1902-1994 – nella foto) dal quale, tra l’altro, evidenziavo che egli attribuiva alla televisione la capacità di agire in maniera inconscia sul pubblico, imponendo modelli di riferimento e gusti individuali e spingendolo ad adeguarsi in modo passivo a certi standard di opinione e di comportamento. Era infatti convinto che attraverso programmi diseducativi il sistema televisivo sia in grado di diffondere la violenza nella società, provocando «una perdita dei sentimenti normali del vivere in un mondo bene ordinato in cui il crimine sia una sensazione eccezionale».
Il meccanismo si aggrava nel caso dei giovani che, essendo più influenzabili, rischiano di confondere la finzione con la realtà, cedendo a una visione irreale della vita. (Personalmente la pensavo come lui ancor prima di conoscere la sua filosofia in merito). Una ulteriore osservazione in merito: i destinatari di queste mie critiche, che peraltro sostengo da anni, a loro “difesa” potrebbero dire che chi non intende seguire certi programmi ha solo da cambiare canale o spegnere il televisore. Ciò è vero ma al tempo stesso è indice di dispotismo, come dire: «… il potere è mio e lo esercito come e quando voglio finché leggi morali, giuridiche e commerciali lo permetteranno». Ecco che, per quanto sintetico, questo quadro rispecchia una realtà che sicuramente non è solo italiana; ma è bene che ciascuno si lavi i propri panni in casa propria e si faccia un esame di coscienza (ammesso che sia in grado di farlo), se vuol contribuire alla crescita di un popolo civile e razionale che, per molti versi, ancora non è! In tempi abbastanza recenti osserviamo devianze anche da parte di soggetti minori, sia appartenenti al ceto benestante che a quello molto più modesto, le cui azioni criminose le manifestano per strada, a scuola e in ogni dove… lo Stato ha un bel dire: «Tolleranza zero», giacché tali eventi tendono a non regredire. Per quanto riguarda gli autori, adulti e minori, appartengono a diverse etnie (si noti che non ho usato il termine “razze”), ed è accertato che attualmente almeno un terzo dei detenuti in Italia sono stranieri. Detto ciò va da sé che culture estremamente diverse non possono convivere in modo razionale, basterebbe citare qualche esempio in cui alcuni studenti stranieri (e loro famiglie) intenderebbero opporsi all’esposizione del Crocifisso nelle scuole italiane; episodi rari ma sono stati (e sono) comunque un segnale: un italiano residente in certi Paesi non si sognerebbe di imporre il proprio credo e le proprie abitudini. Ma tornando ai mezzi di comunicazione come il cinema e la televisione, facciano ammenda tutti coloro che, sia pur indirettamente sotto forma di produzione e proiezione filmica, “inneggiano” alla violenza; e nel contempo vorrei chiedere loro come giustificherebbero tale produzione ai loro figli minori. Per concludere, ovviamente non ho conosciuto Karl Popper ma certamente lo avrei sostenuto nelle sue previsioni che, purtroppo, sono una cocente realtà quotidiana e quindi un oltraggio alla dignità umana e, a tale riguardo, mi fa specie la scarsa presa di posizione di sociologi, psicologi e antropologi nell’evidenziare quanto di peggio si produce anche attraverso la televisione e il cinema. Questo è il progresso, questo il nostro destino… molto probabilmente incontrovertibili.