IL PERPETUO MONDO DELLA INSENSIBILITÀ E DELL’EGOISMO

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Insensibilità istituzionale ed egoismo più in generale: due comportamenti univoci che ledono ulteriormente i propri diritti, in particolare dei pazienti affetti da patologie croniche e invalidanti
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divugatore di tematiche sociali)
È sempre stato così: c’è chi ride e c’è chi piange. Una situazione umana “bi-fronte” che non avrebbe ragione di esistere specie quando si tratta di salute. Ad esempio, rilevo lo sfogo-denuncia della giornalista Francesca Mannocchi, residente nel Lazio (La Stampa 3 aprile), affetta da sclerosi multipla che periodicamente necessita di controlli specialistici e soprattutto di esami medico-strumentali ma, che di fatto, non riesce ad ottenere in tempi congrui… se non rivolgendosi alle strutture private. Giustamente ci ricorda che la Sanità Pubblica è garantita dalla Costituzione, ma ciò nonostante inseguire questo diritto diventa sempre più estenuante: liste di attesa sempre più lunghe per una prenotazione, anche al centralino del Cup della propria Regione. Questa nostra connazionale, rendendo pubblica la sua odissea (non è un eufemismo) ha ricevuto centinaia di mail e messaggi di cittadine e cittadini che vivono, scoraggiati come lei, un rapporto con le Istituzioni che fiacca e svilisce. Il suo è uno dei moltissimi casi che si trascinano ormai da alcuni anni (situazione pandemia da Covid-19 a parte) e, nonostante qualche labile provvedimento legislativo, proposte e contro proposte da parte di diverse categorie (politico-sindacali) del settore sanitario, la situazione tende a non sbloccarsi, anzi: continuano i prepensionamenti (e l’esodo all’estero) di medici e infermieri, per non parlare di quelli che smettono i panni del servizio pubblico per indossare quelli del privato. Personalmente seguo questo dramma nel dramma da alcuni anni, come paziente e come giornalista, parallelamente ai commenti (con oltre 80 articoli) su come è stata gestita la pandemia, avendo ricordato ai lettori che oltre agli artt. 3 e 32 della Costituzione, esistono anche Leggi a cui appellarsi quando si dimostra che c’è stata una omissione (art. 328 del C.P.) e di mancata assistenza. Ora, il fatto che bisogna fare i conti con la carenza di operatori sanitari e relative conseguenze, ritengo essere una “giustificazione” insufficiente giacché, come già detto, taluni si rendono più disponibili presso le strutture private. Ergo: quindi i medici e gli infermieri ci sono, ma previa parcella nella maggior parte non rimborsabile dal SSN (“vil pecunia” docet!). Nel frattempo si era fatto un cenno alla possibilità di attivare dei P.S. nelle strutture private, ma per fortuna (o chissà per quale altra ragione) pare che tale idea sia stata accantonata. E ben fatto sia! Poi esiste ancora il diritto (mi pare non ancora alienato, seppur con qualche modifica) di ottenere le suddette prestazioni in regime di intramoenia, sia pur dovendo seguire il relativo iter procedurale che, detto per inciso, i pazienti con particolari difficoltà motorie o di altro tipo, non sempre riescono ad ottenere il rispetto di tale diritto. Alla luce di quanto sinora esposto rammento che un quadro più esteso e dettagliato della situazione sanitaria pubblica italiana, è stato descritto nella pubblicazione “Codice Rosso” Ed. FuoriScena, 2024) delle giornaliste Milena Gabanelli e Simona Ravizza, che nella mia recensione sottotitolavo: “Una recente pubblicazione descrive fatti e misfatti all’interno e all’esterno del nostro SSN. Mentre il pubblico “arranca” il privato cresce… Rilevare tale andamento può aiutare a capire meglio e ad ottenere di più…”. Inoltre, in questi ultimi anni su queste pagine ho scritto molti articoli in merito ai diritti del cittadino soprattutto in tema di salute, e parimenti anche attraverso qualche conferenza, ma non ho mai avuto riscontri come la non conferma che gli interessati abbiano messo in pratica i suggerimenti da me espressi. Questa è anche la realtà piemontese, sia pur con qualche laconica eccezione. Ora, tornado al caso della collega Mannocchi, alla quale mi affianco umanamente, non posso che ribadire le mie convinzioni in fatto di diritto per il cui rispetto (a parte la personale e particolare situazione), sarebbe ideale che invece di creare molte associazioni molto simili tra loro (e poco risolutive), si costituisse una sorta di “Templari in versione moderna”, dotati delle armi della conoscenza del diritto e della carta e penna. In base a questo suggerimento (che dò per l’ennesima volta), si provi ad immaginare se sulla scrivania di un ministro o di un assessore giungessero decine di migliaia di Raccomandate A/R di esposto con richiesta di riscontro, ponendo in calce il seguente quesito: “Qualora il cittadino dovesse aggravarsi, o morire, per una ritardata prestazione medico-sanitaria da parte del SSN, chi ne risponde? E in che misura?” Sono quesiti non solo di carattere legale, ma anche dal punto di vista etico e/o deontologico ai quali le Istituzioni preposte dovrebbero rispondere… a maggior ragione se sollecitati dal cittadino interessato rivolgendosi direttamente ad esse. Un’ultima osservazione: lo scorso anno ho inviato ben 4 raccomandate A/R alle Istituzioni apicali con richiesta di riscontro, le quali sono regolarmente pervenute come la ricevuta di avvenuta consegna, ma le suddette non hanno mai risposto… probabilmente perché non seguite da altre decine di migliaia. In questo caso ogni oggettiva illazione è libera e lecita!