IL DESTINO DEL “GLORIOSO” OSPEDALE CHIRURGICO-ORTOPEDICO TORINESE

Il vecchio ingresso principale
Per molti decenni il “Regina Maria Adelaide” è stato un punto di riferimento per la cura della poliomielite. Oggi, un progetto per riconvertirlo in una residenza universitaria e, in minima parte, in attività sanitaria-ambulatoriale
di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
Non molto tempo fa scrissi un articolo per porre in evidenza quale fosse il destino di una “vecchia gloria” sanitaria torinese: l’ospedale chirurgico-ortopedico Regina Maria Adelaide sito in Lungo Dora Firenze 87. Fu inaugurato nel 1887 e divenuto negli anni, precisamente dal 1939 in poi, Centro Regionale di riferimento per le Cure e Paralisi Infantili, e già nell’ottobre 1949 Don Carlo Gnocchi affermava: «È nostra intenzione istituire qui una sezione per la lotta alla paralisi infantile (poliomielite), dopo la quale il soggetto colpito può essere ancora recuperato… Mancano in Italia Istituti del genere, mentre esistono quelli per l’assistenza nella fase acuta del male». La realtà torinese è così divenuta una concretezza tant’é che dagli anni ’60 questo ospedale è stato il primo in Italia ad introdurre il Servizio di rieducazione e riabilitazione, un vero e proprio polo di eccellenza per il trattamento anche delle più svariate patologie ortopediche, e per la correzione delle deformità causate dalla poliomielite. Io stesso, colpito dalla polio (i vaccini Sabin e Salk non erano stati ancora realizzati), in quel lontano 1957, sono stato uno di quei pazienti e tanto è il mio ricordo da conservare tuttora un estratto della cartella clinica. Negli anni successivi i casi di polio da trattare diminuirono sensibilmente, e nel 1971 venne inaugurato il nuovo Reparto di Terapia Intensiva, nel 1995 tale nosocomio disponeva di 205 posti letto per Ortopedia, Traumatologia e Pronto Soccorso, oltre ad un certo numero per la sezione dedicata alla cura delle deformità del rachide, un Servizio di Radiologia e uno di Laboratorio di Analisi cliniche. Verso gli ultimi anni di attività disponeva di 46 posti letto, con 300-400 ricoveri l’anno e degenze di 70-80 giorni. Trascorsero ancora alcuni anni e con il potenziamento di altre Strutture in vari ospedali della città, nel 2016 avvenne la chiusura definitiva di questo “glorioso“ ospedale che, sino a non molto tempo fa, è stato abbandonato a se stesso… Un capitale immobiliare di rilevante entità, peraltro non del tutto fatiscente, del quale era ed è giusto conoscerne il destino. Per questa ragione, come cittadino residente e per dovere giornalistico di informare la collettività, mi sono rivolto alle Istituzioni locali preposte così da avere notizie di aggiornamento sul futuro di questo immobile. Tralasciando i miei spontanei e modesti suggerimenti, riporto quanto mi è stato riferito dalla Segreteria Urbanistica-Edilizia privata-ORG Arredo urbano-Grandi Infrastrutture Trasporti.
IL PROGETTO DI RICONVERSIONE IN CORSO
«Anzitempo è stato avviato un percorso per la riconversione dell’immobile che, venendo incontro alla volontà espressa dall’Amministrazione, manterrà in parte anche quella funzione di presidio sanitario territoriale. La Città di Torino, con una Delibera approvata nel novembre 2024, ha dato avvio con una convenzione la proprietà, a quello che sarà il nuovo corso alla struttura, prevedendo una riqualificazione con la garanzia che l’immobile mantenga una funzione pubblica, anche sanitaria. Alla fine dello scorso anno la Società REAM SGR, proprietaria dell’immobile, ha presentato alla Città la richiesta di permesso di costruire per la realizzazione di una Residenza Universitaria, la cui gestione sarà affidata alla Fondazione CAMPLUS.
Il complesso edilizio dell’ex Ospedale Maria Adelaide – prosegue l’informativa ricevuta – diverrà una residenza universitaria da 369 posti letto, con una forte componente di servizio pubblico: metà dei posti letto saranno destinati a tariffe convenzionate e a studenti con gravi disabilità, con un’offerta di servizi integrati specifici, e una parte della struttura manterrà l’originaria destinazione per ospitare servizi sanitari pubblici. I lavori prevedono la completa ristrutturaione della superficie esistente e la riqualificazione energetica e strutturale dell’intero complesso immobiliare. Stando alla convenzione nel progetto dovranno essere previste anche aree dedicate ad attività collettive come palestra, aule studio e spazi ricreativi, nonché uno spazio di ristorazione aperto al pubblico con tariffe calmierate dedicate a studenti e operatori universitari. La parte restante, circa 500 MQ, saranno destinati all’utilizzo da parte dell’Asl Città di Torino per servizi sanitari pubblici, anche relativi alla promozione e alla prevenzione. Il progetto terrà conto dei criteri di accessibilità, autonomia ed inclusività, con particolare riguardo agli studenti di disabilità ai quali saranno offerti servizi di supporto e di accompagnamento per la loro autonomia e fruizione delle attività».Va da sè che gettare un occhio su altre esigenze, come quelle per lo studentato e l’ampliamento di un ambulatorio territoriale in ambito sanitario, non può che “compensare” una realtà che per molto tempo ha dato i suoi frutti. Ora non resta che vederne la traduzione pratica con tempi possibilmente non biblici… dovendo fare i conti con i fondi e la disponibilità di mano d’opera, sia per la prima che per la seconda destinazione. Bene sarebbe, infine, aggiornare periodicamente l’opinione pubblica e i mass media per dovere di informazione e di trasparenza. Il buon senso farà il resto.