I SERI CONTRAPPOSTI DEL PROGRESSO TECNOLOGICO

Il largo censo al moderno sviluppo della scienza e della tecnologia a scapito del rapporto umano sia dal punto di vista relazionale che anche dei risultati

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Giunti ad oggi quante volte è stata pronunciata e scritta (ovunque) la parola “Sanità”?, e quante volte si è invocato il rispetto del diritto alla salute con riferimento al SSN creato con la Legge 833/1978? Indubbiamente, tra tutti noi: pazienti, presunti tali, mass media e operatori vari milioni di volte; ma ciò nonostante in molti casi è prevalsa e prevale la teoria sulla pratica, ovviamente fatte le doverose eccezioni che per il vero non sono poche. Io credo che al di là dei problemi economico-finanziari, delle divergenze politiche, della scarsità di medici e infermieri e di conflitti vari all’interno del sistema, il fatto di non riuscire a superare in modo soddisfacente i tempi di attesa per prenotare una visita specialistica o un esame medico-strumentale, in buona parte dipende dalle difficoltà create dal progresso tecnologico che, detto per inciso, impone all’utenza (erudita o meno) l’acquisizione tout court delle modalità operative, ad esempio nel contattare la Struttura pubblica in questione attraverso l’uso del PC e/o Smartphone (per chi ce l’ha), e addentrarsi nel “fantastico” e a volte impenetrabile mondo dei siti istituzionali collocandosi sulle cosiddette varie piattaforme di riferimento. Oggi, quasi tutte le richieste di servizio alle P.A. (medici di famiglia compresi) vengono fatte con questi mezzi tecnologici; ma a parte la capacità o meno del loro utilizzo, non mi risulta che esista una legge che ne obblighi il possesso e l’utilizzo e, in ragione, di ciò, mi si dica come possono ottenere informazioni e prestazioni coloro che non posseggono tali strumenti o che non hanno la dovuta dimestichezza per il loro utilizzo. Una carenza davvero “irresponsabile” che penalizza questa fascia di cittadini che possono essere molto anziani, soli, affetti da gravi disabilità o con notevoli problemi economici, per non parlare poi della distanza anagrafica tra la loro residenza e le Strutture di necessario riferimento. Contestualmente non ho sentore di associazioni di volontariato che si prodighino in loro favore, come pure di eventuali possibili provvedimenti di intervento da parte delle Istituzioni preposte; ma quello che è certo, ormai quasi quotidianamente, è che parte di questi ed altri cittadini in difficoltà sono soliti lamentarsi scrivendo alle rubriche dei lettori di giornali e televisione, ma ciò nonostante (tranne qualche eccezione) i casi di cui ho fatto cenno non si risolvono. A mio modesto avviso sarebbe utile, razionale, intelligente oltre che doveroso, ripristinare  l’accesso alle varie P.A. in quanto in non pochi casi il cittadino ha necessità di esporre il proprio problema e le eventuali necessità di persona, ossia a colloquio con questo o quel burocrate. Un modus, questo, in uso sino a non molti anni fa proprio perché non solo sussisteva in essere il rapporto umano diretto, ma era garanzia di chiarimenti e di prevenire “noiose” incomprensioni fra le parti.

Volendo in qualche modo colpevolizzare qualcuno o qualcosa, torno a ribadire che la responsabilità è addebitabile ai fattori del progresso tecnologico (e a mio avviso, quindi, ai loro promotori) che, se pur in parte utile e vantaggioso, nello stesso tempo è di ostacolo alle relazioni umane e, di conseguenza inevitabili sono le complicanze. Ma tornando al tema sanità, è un settore di maggior interesse generale in quanto tutti hanno necessità di ricorrervi per ottenere questa o quella prestazione, e si fa un bel dire nel voler commemorare (il 7 aprile) la “Giornata Mondiale della Sanità”, per ricordarci (nel caso non lo sapessimo) il diritto  alla salute a tutela propria e per il futuro delle generazioni a venire. Per tale ricorrenza il presidente della Repubblica, come si evince dai vari mass media, ha sottolineato di mantenere… «un impegno costante e mirato per assicurare la continuità dei servizi, a beneficio di tutte le generazioni, in aderenza al carattere universalistico del nostro sistema sanitario. Inoltre, il diritto alla salute è una conquista della nostra civiltà, frutto di decenni di impegno civile e mobilitazione popolare, riforme sociali e progressi scientifici. La recente esperienza pandemica ha evidenziato come la salute globale sia vulnerabile, e quanto sia cruciale investire in sistemi sanitari robusti, pronti a fronteggiare le emergenze». Da queste affermazioni non compare un suggerimento per superare gli ostacoli pratici imposti dalla tecnologia, come sopra precisato; di conseguenza, non si può parlare di diritto alla salute se il cittadino in particolare difficoltà non viene agevolato a superare le “imposizioni” tecnologiche, ostacoli capestro che sia pur indirettamente inducono molti pazienti a rinunciare a farsi curare. Infine, vorrei sottolineare che comunicare attraverso la moderna tecnologia penalizza (non poco) le relazioni umane, il cui ulteriore peggioramento a breve sarà causato dai cosiddetti “robot-umanoidi”, che saranno dotati di intelligenza (artificiale) ma sicuramente non potranno avere né un cuore e né un’anima. E questo, non è la massima garanzia per curare un disturbo sia fisico o psicologico.

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