I Giovedì della Poesia: “Spirimenta- Esperimenti” di Maria Nivea Zagarella

Stormy Night in Gaza Photo: www.english.iswnews.com

La poesia che presentiamo oggi è tratta da “Vocalanzìcula” (ed. Bastogilibri) il canzoniere, in dialetto siciliano, che Maria Nivea ha pubblicato recentemente. La prefazione al libro, di seguito, è di Salvatore Borzì. Per questa nuova opera la redazione esprime i più sentiti complimenti all’autrice. Orgogliosi di annoverarti tra noi, Maria Nivea!

Spirimenta

L’atomica pigghjaru com’un-gnocu

(foddi rrugnusi!)

sta cosca ri putenti

scialarati,

i missili vastasi e micidiaria

ca celi terri e mari

sfunnunu, allurdìanu,

ervi abbruçianu

e vita,

e ammurgati

pesti figghjanu e rraja

ri suli ammilinati,

vampi ri groria e morti,

groria ri crozzi

e cimiteria d’ossa

ca squagghjunu n cancrena

ri tossichi e vilena.

Fuddìa d’omini persi

nta nu voscu r’odiu

e dinari,

putintati

e verri.

Digni nun semu,

armi scialarati,

ri l’acqua ca nni luci sutta a l’occhji,

ri l’aria ginirusa

ca nni civa ri çiuri pitittusa

e soni vivi.

da Vocalanzìcula, 2025

Esperimenti- L’atomica hanno scambiato/ (folli rognosi!)/ per un gioco/ questa cosca di potenti/ scellerati,/ i missili assassini e criminali/ che cieli terre mari/ sfondano, contaminano,/ erbe bruciano e vita/ e sozzi-untuosi/ peste figliano e raggi/ di soli avvelenati,/ vampe di gloria e morte,/ gloria di crani e cimiteri d’ossa/ che a cancrena si disfano/ d’ulcere e di veleni.// Follia di uomini perduti/ in boschi d’odio/ e di denari,/  potentati e guerre./ Degni non siamo,/ anime scellerate,/ dell’acqua che sotto gli occhi ci riluce,/ dell’aria generosa/ che di fiori ci nutre/ insaziabile/ e suoni vivi.  

Prefazione di Salvatore Borzì

Non capita spesso al giorno d’oggi d’imbattersi in un canzoniere interamente scritto in dialetto siciliano, anzi, per meglio dire, in lingua siciliana. Una lingua nel corso dei secoli lentamente formatasi con l’apporto di ciascuna di quelle di tutti i popoli che hanno abitato la nostra isola, e che, per questo, si
fa memoria, identità, strumento imprescindibile per capire la nostra ‘sicilitudine’, per usare un termine caro a Sciascia, e capirsi. Una lingua che le nuove generazioni non di rado rifiutano perché non la ritengono adatta ad esprimere in maniera adeguata il proprio pensiero. A rivelarne l’infondatezza
basta la lettura dei poeti che in lingua siciliana hanno dato voce al sentire del cuore, dimostrando di quanta profondità semantica essa è capace, a quanta musicalità e armonia sa elevarsi, lontane da ogni complesso di inferiorità davanti all’idioma nazionale, senza in nulla sfigurare, senza nulla invidiare.
Tutti caratteri che ritroviamo intatti anche nelle liriche di questo piccolo canzoniere di Maria Nivea Zagarella, dal misterioso titolo: Vocalanzìcula, che significa “altalena”, metafora per la poetessa dell’esistenza, dondolante fra vita e morte, tutta immersa com’è in un vortice di precarietà, che poco spazio lascia a momenti di felicità, fugaci anch’essi. Ma non si tratta, di una visione desolante della vita, la poesia sa andare ben oltre la cruda e crudele realtà. Essa è solo un un pretesto per inchiodare l’uomo alle sue responsabilità, non per rinfacciargli le sue colpe, ma per scuotergli il cuore. Suo compito è quello
di additare una via alternativa, di certo più impegnativa e carica di fatica, ma una via sempre possibile. All’uomo la scelta.

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