I giovedì della poesia: -‘N omo de strada- di Bruno Guidotti

Questa poesia di Bruno Guidotti sembra cucita addosso al periodo che stiamo attraversando che vede, insieme alla Pandemia da Covid-19, lo spettro di una povertà incalzante in Italia; sono infatti 9 milioni le persone in povertà relativa (cioè che guadagnano meno di una soglia stabilita sulla base della media dei guadagni degli italiani) nel nostro Paese, e 5 milioni in povertà assoluta (persone che non possono permettersi i beni primari per la mera sussistenza). E la poesia di Bruno ha anche un altro pregio, cade a proposito oggi, 3 dicembre, “Giornata internazionale della disabilità” perché essa ci mostra l’uomo di strada, una persona che soffre di una disabilità relazionale, sociale, economica. Il senzatetto è, infatti, il povero per eccellenza, l’escluso che vive ai margini della società, l’ultimo tra gli ultimi. Grazie, Bruno, per questo tuo lavoro ricco d’umanità.

So ‘n omo de  strada.

Nun penzo ar domani,

nun stendo le mani,

e nun chiedo favori.

Casa mia è ‘ndisegno,

scarabbocchiato  s’unfojo.

La notte m’addormo

su ‘n cartone a du piazze,

sotto an ponte ar flaminio.

Pe magnà, m’accontento de poco,

e quer poco lo sparto co Fido,

er cane mio amico, che campa co’ mme.

Io nun dispero, nun me lamento,

perché strada facenno, c’è sempre n’anima bbona

che te offre ‘n panino, ‘n bicchiere de vino,

te dà nà pacca alla spalla, e t’ammolla  ‘n saluto.

Er giorno campato lo butto alle spalle,

e aspetto er domani, co quello che vié

Nun me pongo obbiettivi, lo so che già tardi,

e l’età sul groppone, aumenta sempre de peso.

M’affido ar destino, e quarche vorta ho pregato,

la Madonna, Cristo, e li Santi.

Son’omo de strada, nun penzo ar domani,

nun chiedo favori, e nun stendo le mani,

so fatto così, nun c’è gnente da fa.

Disegno di copertina di Bruno Guidotti

3 thoughts on “I giovedì della poesia: -‘N omo de strada- di Bruno Guidotti

  1. Il bravo scrittore mette in rilievo oltre al resto anche la dignità di queste persone che si accontentano di un sorriso di una pacca sulla spalla vivono il presente così come viene senza porsi problemi…bella opera in uno splendido vernacolo

  2. Bella , Scritta in un Romanesco Perfetto .Ci Ricorda di Tanti Poveri Cristi , Che La.Società Ha , a Poco a Poco Emarginato. Nei Loro Confronti a Volte Si Accanisce La Crudeltà di Stupidi Ragazzi , i Quali Se La Prendono Con Loro , Così indifesi e Emarginati. Chiamarli ” Clochard ” , Sembra Dare Loro Più’ Eleganza , Ma La Sostanza , Ahimè Non Cambia Affatto, Anzi . . . Bravo Bruno, un Encomio a Te ed Alla Tua Sempre Toccante Poesia. Un Saluto a Tutti Quanti . C i a o.

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