I giovedì della poesia: “Il viaggio” di Francesco Augello

È una poesia carica di significati quella proposta dall’autore che per la sua lunghezza di versi evoca un viaggio, “il viaggio” giustappunto, di certo effetto, per un momento di disintossicazione da quel presente turbamento pandemico vissuto dall’inizio del 2020, ma che è destinata a rimanere perenne nel suo contenuto, nella sua lettura ed ascolto. Un viaggio è ciò che il poeta ha saputo anticipare anche negli eventi, nei cambiamenti della pandemia, di quel virus che per mesi si è preso beffa della scienza medica e della politica, ma anche della ingenuità del genere umano. Una poesia per nulla surreale che tratteggia con verità l’esordio del virus SARs-CoV2, percorrendo la sua storia, dando una collocazione agli eventi, ai suoi mutamenti, con un finale che è un saggio monito al riflettere. Un poesia il cui esordio anticipa il primo lockdown, quando gli sviluppi del virus in Cina ci apparivano assai lontani, ma che lo stesso poeta aveva, ahinoì, saputo cogliere e anticipare in questa poesia. Una “poesia racconto” che si distanzia in ampi ritmi narrativi e per tale ragione ci ricorda Cesare Pavese, una “poesia racconto”, corposa per la lunghezza dei versi, ma che nell’apparente “togliere il fiato” si lascia leggere con rapidità fissandosi altrettanto rapidamente nella memoria di piccoli e adulti. 

L’augurio, osserva l’autore, è che possa essere adottata da docenti e genitori (alcuni insegnanti hanno già proposte dei lavori ad alcuni alunni delle scuole elementari), proponendone una prosa o una lezione sul tema, affinché la memoria dei giovani trattenga con leggerezza, ma con altrettanta consapevolezza, il dramma del contagio epidemico vissuto nel XXI secolo da chi ha resistito o, precocemente, è stato piegato da questa triste pagina della storia. Una poesia inedita, anticipata alla pubblicazione di un volume editoriale dello stesso autore, che proponiamo in prima istanza a tutti i nostri lettori, per riflettere, ora e sempre, sull’umano limite che ci contraddistingue nonostante “l’evoluzione della specie”, della scienza, mai sufficiente dinanzi al sapere della natura, in un tempo in cui la memoria è sempre più penalizzata dal media spazzatura, distratta e bistrattata dal futile che impervia di frequente in ogni luogo e non luogo.

Per tal motivo sarebbe auspicabile ricordare sempre “il viaggio” che ciascuno di noi sta compiendo, di chi lo ha già compiuto, a perenne memoria per le future generazioni, affinché non commettano, ancora una volta, gli stessi errori che l’odierna storia narrerà loro, nel loro tempo.

La poesia è stata con entusiasmo accolta da diversi insegnanti per un lavoro di prosa da far svolgere ai propri allievi.

Link audio alla poesia:

Prima di arrivare, ho viaggiato parecchio,
ho attraversato barriere, alcune frontiere,
prima gialle, altre bianche, poi nere,
non mi hanno fermato le diverse atmosfere,
neppure precipitando sulla neve,
poi un ultimo viaggio tra mari, laghi
ed i verdi e raggianti colori dell’ambiente.
Ma l’obiettivo era l’umana gente, così intelligente,
legata alla storia, per mia fortuna con poca memoria,
dimenticano in fretta, amano le scienze, la tecnologia,
la biologia, ma faticano a capire cosa io sia.
Si muovono con premura, riposano in un letto,
è l’ambiente perfetto, hanno già il cuore infetto,
amabili, ma vulnerabili, assai fragili;
sono convinti che abbia poca vita, ma non mollo mica!
Qualche mio parente è già stato in un altro continente,
questo ha confuso tanta gente, gli offrivano qualche frutto
cucinavano di tutto, a buon mercato, ogni genere di animale,
anche quello da non mangiare, ha preferito non rischiare,
ringraziare e alla fine saltare in un nuovo animale,
poi, ha ricordato che altrove era Natale.
Io sono arrivato in nave, dopo un lungo viaggiare,
mio cugino è arrivato in un giorno,
pensa, senza nemmeno un permesso di soggiorno,
ma in fondo, anche qui non ce n’è di bisogno;
Ho avuto qualche contrattempo, ma ho sorpreso tutti nel tempo,
grazie al loro lento apprendimento, non imparano mai la lezione,
per me sono fonte di continua tentazione,
ma soprattutto è gente da amare,
se pur io non ami salire su un camion militare.
Amano gli ambienti caotici, non mancano gli infidi,
gli ipocriti, i burloni, e neppure gli imbroglioni, alcuni
guardano lontano, indossano gli occhiali, ma non capisco,
non sanno essere solidali, né leali, li preferisco agli animali che,
in talune specie, appaiono più virtuosi degli umani.
Non è mia intenzione decimare la popolazione,
non adesso, anche io mi dedico al progresso!
Non sono letale, ma per qualcuno risulto fatale, e così devo ricominciare!
In fondo ho solo bisogno di affetto, un contatto diretto, magari stretto,
un saluto, uno starnuto, camuffarmi in minuscole goccioline,
qui ne producono così tante, sono davvero carine.
Questi umani mi offrono molte cure, ogni giorno
sperimento nuove avventure.
È affascinante, si ammalano con poco,
propongo loro sempre un nuovo gioco:
febbre, tosse secca, stanchezza, dolori, tremori,
una piroetta sui bronchi, un soffio ai polmoni
così cresco senza troppi rumori.
Qualcuno mi porta fuori, a fare una intensiva terapia,
qui l’ossigeno è meglio che a casa mia,
li sento parlare di filamento, io intanto non mi lamento, qualcuno aggiunge
alfa, beta, forse parlano di me, ma non sono analfabeta,
leggo tanto, leggo di tutto, un po’ qua, un po’ là persino il DNA.
I miei cugini, si sono bene organizzati,
hanno capito come non essere neutralizzati,
lasciano che i potenti giochino con il commercio dell’oro nero,
lo giuro, è tutto vero!
Questi umani, sempre in cerca di un tesoro, di una guerra, dell’odio,
in certi momenti è un vero mortorio.
La mia sopravvivenza è appesa ad una invisibile mano,
e a tanto denaro, ai BOT, allo sport, all’economia, alla loro
smania di follia; questa gente, mi fa tanta simpatia,
è virulenta come una pandemia,
non ci penso proprio ad andare via!
In fondo ho dato una mano all’ambiente, a moderare lo spreco
di quel che non serve a niente, degli alimenti che creano carie ai denti,
all’accumulo dell’immondizia, un ambiente più sano ai bimbi, a chi li vizia,
e una lezione contro gli abusi sull’edilizia, alla pigrizia,
ai tagli sulla pubblica spesa,
senza di me non parlerebbero di ripresa.
Per il futuro ho nuovi progetti,
non come quei sciocchi a urlare dai tetti,
agitando qualche birra e una forchetta, io non ho fretta,
mi muovo ad effetto, adesso ne sono certo,
ho speranza in un focolaio perfetto!

NOTA BIOGRAFICA
Francesco Augello, poeta, nato ad Agrigento nel 1973, andragogista con un forte background nella divulgazione informatica che sapientemente lega, da sempre, al mondo della tutela dei minori e delle disabilità. Docente, esperto di pedagogia ad orientamento clinico-giuridico-tiflologico, interessato alle dinamiche socio-mediatiche, psico-sociali ed educative, in qualità di saggista collabora dal 2004 con diversi editori e riviste scientifiche. Uno studioso eclettico, stimolato dalla curiosità di sapere, contro una società affetta da una costante manipolazione dell’informazione e dalla “post-verità”, educato alla creatività, capace di mettere a servizio le sue innumerevoli competenze/capacità e, cosa che lo contraddistingue, di trasmetterle con passione e professionalità.

Il disegno di copertina è stato realizzato da Flavio, alunno della classe 5° di una scuola palermitana.

4 thoughts on “I giovedì della poesia: “Il viaggio” di Francesco Augello

  1. Come è vera, è davvero un lungo viaggio. Bellissima l’idea adottata dalla scuola di Palermo di farne fare un lavoro ai bimbi. Complimenti.

  2. Leggendo la poesia, ho ripercorso un intero anno segnato dalla paura, dall’incertezza ma dominato anche dalla speranza, da quel motto “Uniti ce la faremo”. Diversi particolari hanno catturato la mia attenzione, particolari per mesi ignorati. Ha ragione il poeta nella sua intervista parlando anche del suo pubblico ideale “un lettore attento ai dettagli…un lettore che non si perde per strada…” e lui riesce a guidare il lettore tra i versi e a far rievocare nella mente immagini e situazioni. Mi complimento ancora una volta per le Sue poesie. Grazie.

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