Emarginazione sociale: La Brezza Onlus risponde con un progetto europeo

persone sedute su dei banchi assistono a un convegno

Per lo sviluppo delle relazioni socio-culturali internazionali nell’ambito delle esperienze detentive

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

persone sedute su dei banchi assistono a un convegnoUn biennio (2012-2014) di percorso progettuale: A new way to social skills (un nuovo metodo per sviluppare le competenze sociali), che ha coinvolto operatori di carceri e associazioni di volontariato di 6 Paesi europei (compresa “La Brezza” di Collegno). E questo, con l’obiettivo di confrontarsi e di crescere insieme, grazie ad un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di apprendimento permanente Grundtvig, che è stato illustrato nei giorni scorsi a Collegno (TO) da operatori e volontari rappresentanti dei Paesi europei partecipanti al progetto: Polonia, Ungheria, Turchia, Svezia, Cipro e Italia, intervenuti per una conferenza internazionale (ricevuti dal sindaco uscente Silvana Accossato) condotta da Nicolò Triacca coadiuvato da Matteo Defedele e da altri volontari presenti.

«L’impegno di tutti – ha spiegato la coordinatrice del progetto, la psicologa polacca Agata Mfynik [qui l’intervista] è stato quello di impostare il lavoro sulle nostre potenzialità sociali in ambito carcerario, ossia verificare e migliorare le competenze e abilità sociali delle persone che sono a rischio di esclusione sociale, con al centro i detenuti, gli immigrati o persone provenienti da altre realtà quali la povertà e l’emarginazione. Il contributo di tutti ha evidenziato una serie di risultati positivi ed altri soggetti ad ampliamento e miglioria, al fine del massimo coinvolgimento e partecipazione  soprattutto delle persone recluse, dei loro familiari con la collaborazione degli operatori  degli Istituti Penitenziari ».

Per l’Italia, rappresentata dall’associazione La Brezza, ha condotto l’incontro il volontario Nicolò Triacca, responsabile del Progetto, che in sintesi ha fatto il resoconto del progetto sul nostro territorio, volto a favorire il “contagio creativo” facendo giungere la voce dell’Arte al di fuori dei confini nazionali, perseguendo l’input: “imparare facendo, imparare dagli altri”.

Per la Turchia ha preso la parola Erkan Akar spiegando che la loro associazione si occupa di gestire l’attività con persone emarginate (rifugiati, immigrati, emarginati etc.) dedicandosi al loro insegnamento; in particolare instaurando un approccio per vincere la loro timidezza, aiutandoli a diventare più socievoli e a ri-prendere la fiducia in se stessi attraverso il semplice dialogo, soprattutto con inclinazione all’umorismo.

Géza Pinter, che rappresentava l’Ungheria, ha fatto conoscere la propria associazione che, seppur nata solo nel 2006, si è molto prodigata nel facilitare un percorso espressivo attraverso l’opera dei murales il cui esito di iniziale influenza locale, si è poi esteso a livello nazionale. Ma è pure stata coadiuvata da un’altra associazione per le attività teatrali, coinvolgendo detenuti che vivono in un contesto più difficile e impegnativo. Un nuovo progetto sperimentale ha visto poi l’adesione di partecipanti della sezione detentiva femminile, peraltro preposta ad altre attività come il collage, e tecniche di rilassamento con richiamo alle radici della cultura femminile.

Il giovane Tasos Trattonikolas, rappresentante l’isola di Cipro, è un educatore all’interno dell’unico carcere, dove sono detenute 469 persone con oltre 16 anni di età. «In base al progetto – ha spiegato – abbiamo cercato di coinvolgere oltre 60-70 detenuti e anche il personale carcerario, adottando metodi e tecniche per lo sviluppo delle abilità sociali, al fine di interagire con altre esperienze sino ad incrementare la nostra capacità di comunicazione. E questo, attraverso la creazione di attività di laboratorio di scrittura, lavorando singolarmente o in gruppo utile a favorire la ripresa di fiducia in sè stessi e ad una maggiore responsabilità. Il nostro lavoro ha suscitato l’interesse dei mass media e persino dell’Università».

Antero Koskitalo, rappresentante la Svezia, dove attualmente nel piccolo carcere della cittadina di Lulea sono ospitati circa 40 detenuti al di sotto dei 21 anni di età, l’associazione si è attivata proponendo iniziative agli interessati, ma con l’intento  di coinvolgerli direttamente affinché le richieste di varie attività provengano da loro stessi per partecipare a determinati programmi. «Tra i corsi – ha spiegato – quello di intaglio, al quale partecipa solo una certo tipo di detenuti per via dell’uso del materiale. Ognuno realizza qualcosa e lo condivide con gli altri per migliorare la propria capacità di relazionare. Abbiamo pure istituito un club del libro, e promosso attività di scultura di neve, ed attività di rilassamento con una soddisfacente risposta di adesione».

 

 

 

La foto è stata gentilmente fornita dai volontari de La Brezza Onlus

 

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