È BENE CONSIDERARE LA DONNA AL DI LÀ DELLA ANNUALE RICORRENZA

Anch’essa è un essere umano: il sesso non conta

di Ernesto Bodini (Giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Ogni anno è un rituale un po’ per tutto. Mi riferisco agli anniversari per questo o quel problema, per questa o quella realtà del passato e del presente. Ma “onorare” i vari aspetti della vita e del comportamento umano, quanto serve? È pur vero che alcuni aspetti ed esperienze dell’esistenza umana non vanno dimenticati, ma al tempo stesso sono da onorare nella pratica piuttosto che con tante chiacchiere o “sterili” ricordi attraverso messaggi scritti o verbali. Prendiamo ad esempio l’8 marzo, ovvero la “rituale” festa della Donna (si noti onorevolmente la maiuscola), la cui istituzione di ricorrenza risale al 1944 quando si creò a Roma l’Unione Donne in Italia (UDI), per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro; e fu con questa istituzione allargata che prese l’iniziativa di celebrare l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera. Una conquista e un progresso di civiltà, di cultura e di costume tale da rendere l’Uomo e la Donna pari in ogni contesto della vita sociale e professionale. Ma purtroppo, con il passare degli anni, e ancor più in questi ultimi tre decenni, il genere femminile ha avuto e continua ad avere scarsa considerazione da ogni punto di vista, ossia il voler perpetuare la cosiddetta differenza di genere, una sorta di passo indietro le cui cause sono probabilmente molteplici. È pur vero che nei tempi che furono, anche se non troppo lontani, ha prevalso in molti casi la cosiddetta cultura del patriarcato tale da considerare la donna una figura di “secondo” (se non di terzo) piano, prevalentemente dedita a procreare e alla conduzione della casa, e questa radice è stata quasi estirpata a cominciare soprattutto dal ’68 con la conquista di alcune Leggi cosiddette progressiste; un traguardo degno di nota ma che l’uomo (si noti la minuscola) col tempo ha in parte sfruttato a suo interesse e piacimento…, sino a ritenersi padrone assoluto del fisico e della personalità femminile, tanto da sottomettere e/o sopprimere ogni donna da lui ritenuta, appunto, inferiore… Questa evoluzione al contrario, a mio avviso, si riconnette ad alcuni periodi di secoli addietro, come ai tempi della stregoneria e della inquisizione, epoche in cui non furono poche le donne (del clero e non) destinate al supplizio e al rogo. Io credo che questo “ritorno”, fatte le dovute eccezioni, ci faccia conoscere la reale indole dell’uomo la cui virilità, intesa in ogni senso, è come se fosse in lui innata mentre in realtà il Creatore ha voluto uomo e Donna alla pari. Personalmente non sono d’accordo con quanto sosteneva Friedrich W. Nietzsche (1844-1900), ossia: «Dio creò la donna, e a dire il vero, da quel momento cessò di esistere la noia: ma cessarono di esistere anche molte altre cose! La donna fu il secondo grave errore di Dio». In effetti mi sembra una affermazione troppo lapidaria e anacronistica, tant’è che rispecchia parte della sua misoginia, sia pur priva di astio…; mentre più “obiettiva” ritengo essere l’affermazione di William Shakespeare (1564-1616), il quale affermava: «La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata». Ebbene, indipendentemente dal credo di ognuno, queste due affermazioni potrebbero essere citate ad ogni ricorrenza che riguardi la donna, perché quello che conta a parer mio è la “vera” considerazione umana: con o senza mimosa e per tutto l’anno!

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