DETENUTI INNOCENTI, CAREGIVER E BUROCRAZIA NEL DIMENTICATOIO

Aspetti della vita sociale non meno importanti di altri, nonostante l’evento pandemico, che gli ambiziosi al potere eludono per sicuro opportunismo…

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Evento pandemico a parte, tanto come “scusa” non vale, in questa tornata di consultazioni elettorali si mettono sul piatto della bilancia una serie di problemi da risolvere e, per esporre i quali, tutti i leader promettono mari e monti come se avessero avuto in eredità (da chissà chi) l’elisir da proporre per una vita politico-sociale migliore. Ma nessuno di essi, mass media compresi, finora, ha fatto cenno a tre problemi sociali di altrettanta importanza e di urgente soluzione: i detenuti innocenti, i caregiver, e la burocrazia come elemento da spodestare. Se questa non è insensibilità, che cos’è? L’esercito dei caregiver (familiari o estranei degli assistiti) ha superato ormai gli 8 milioni di persone, che per tutto l’anno (H24) sono dediti all’assistenza in toto di anziani ed infermi. Sono operatori che per la gran parte ha annullato la propria vita famigliare e sociale, con spirito di sacrificio fisico ed economico, se non anche psicologico e, manco a dirlo, una Legge apposita che ne regolamenta ruolo e diritti/tutela è ancora in discussione. Sui detenuti innocenti (circa 30 mila in quest’ultimo trentennio) personalmente ho scritto molto, ma vi sono orecchie affette da cronica otite, sia perché è un ambito sociale troppo “impegnativo e spinoso” da affrontare e sia perché per i politici non sono un bacino elettorale “favorevole”, in quanto non garantirebbero voti nel caso (per assurdo) potessero essere abilitati a votare. Per quanto riguarda la burocrazia, che più volte senza remore ho definito essere il vero “cancro” dell’Italia (in Estonia e Lettonia non esiste, sic!), è un aspetto che nel concreto condiziona la nostra vita quotidiana, e l’assurdo sta nel fatto che quando i leader di qualunque area politica la menziona contestandone l’esistenza, non suggeriscono come farvi fronte per arginarla e tanto meno per alienarla. In buona sostanza tutti promettono molte altre cose, popolarmente parlando, lavandosi la bocca ma ben se ne guardano di dare indicazioni ai loro fan, e quindi potenziali elettori, come arginare il fenomeno sia individualmente che collettivamente. Io credo che se il termine burocrazia fosse stato nominato al tempi dell’Inquisizione, sicuramente si sarebbe corso il rischio di essere sottoposti a tortura per rinnegare cotanto osare, e nell’insistenza, di essere mandati a supplizio. Or bene, mi si obietti ciò che si vuole ma la realtà dei fatti è ineludibile, e il non voler affrontare popolarmente questi aspetti della vita sociale è un segno di grave responsabilità politica ma soprattutto morale, posto che chi di dovere abbia un residuo di obiettività e di coscienza. Una volta si diceva: “Chi sta bene non si muove” e, ancor più cinicamente: “Chi muore giace, chi vive si dà pace”. Vecchi aforismi che richiamano ogni volta ciò che bisogna affrontare, e il politico è primo a doversene far carico non tanto per alimentare il bacino degli elettori, quanto invece per dovere etico prima, istituzionale poi. Nel contempo mi rendo conto che rasento la cosiddetta “Vox clamantis in desertum”, ma resto fermo nelle mie affermazioni che peraltro sono in me sempre più consolidate, giacché mi hanno sempre insegnato che razionalità, obiettività e coerenza costituiscono la triade del buon agire e, in questo caso, anche del buon informare. Si accostino pure i “dissenzienti” al mio testo, saprò accoglierli con quella ospitalità che mi contraddistingue: la mia fede (anche di mortale e comune peccatore) mai disgiunta dai drammi umani, invitandoli voltarsi indietro e a soffermarsi prima di sollecitare l’elettorato di loro riferimento.

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