“Dalla parte dei fessi”, il nuovo libro di Sergio Talamo

di Giusy Chiello

 “Dalla parte dei fessi”, questo il titolo del nuovo libro di Sergio Talamo, giornalista pugliese che ha scelto un titolo particolare che porta istintivamente a chiedersi: Chi sono i fessi?

Per l’esperto di comunicazione pubblica tarantino, i fessi sono coloro che per la società attuale non contano nulla, si tratta della gente comune che spesso vive nell’ombra dei cosiddetti vip.

Per Talamo, però, questi fessi contano molto più di quanto loro stessi credono di valere. Tra le pagine di questo libro, con prefazione di Gianfranco Fini e edito da Il Futurista (acquistabile solo online sul sito www.ilfuturista.it), infatti, si sente il profumo di una sensazionale “scoperta”: quelli che apparentemente non contano, valgono più delle cosiddette Star.

Si tratta di una raccolta di storie umane, quelle vere, tratte dalla cronaca, quella che spesso dura un solo giorno. Un susseguirsi di racconti che invertono la scala di priorità della società dell’apparenza.
Gli eroi delle narrazioni di Talamo sono normali e anonimi, non si tratta di gente che cerca scorciatoie date, per esempio dai reality show, ma di “persone dalla vita semplice, sospesi fra avventura e letteratura, con le loro vicende, i loro dolori, le loro favole struggenti, tragiche, a volte divertenti o anche spassose. Soprattutto, non inventate”.
Noi abbiamo incontrato l’autore per poterci addentrare ulteriormente in questo “mondo di fessi”, che altro non è che la vita reale.

 Sergio, da dove nasce la sua idea di dare spazio alla notizia di stralci di cronaca che hanno come protagonisti uomini “veri” e non icone?

Nasce dalla necessità di invertire le priorità della società dell’apparire, quella dove prevale chi urla, chi aggredisce, chi insulta o esagera. I Vip – dello spettacolo, dell’arte, della politica, del costume – sono da tempo esempi fuorvianti. Quando ero ragazzo, “Vip” erano Gianni Agnelli, Sandro Pertini o Gianni Rivera; oggi siamo a Patrizia D’Addario, al giocatore che si ubriaca in discoteca o al vincitore di qualche demenziale trasmissione televisiva. La vita di tutti giorni è invece ricca di storie straordinarie, a volte favole a lieto fine, a volte tragedie, a volte vicende con tratti ironici o spassosi. Basta saperle leggere, e fissarle in ritratti che sappiano restare nella memoria. E’ questo il compito del giornalismo, non quello di inseguire certi personaggi, con le loro vanità e le loro volgarità. In Italia esistono tante persone che magari passano per “fessi” e sono invece la spina dorsale della vita.

 

Come mai la scelta di Gianfranco Fini per la prefazione di questo libro?

Fini ha spesso parlato dell’importanza di rivalutare coloro che, in una percezione ormai del tutto deviata, compiono con semplicità i loro doveri di tutti i giorni. Quindi gli ho chiesto di “partecipare” al mio libro scrivendone la Prefazione e intervenendo alla sua presentazione che faremo a breve a Roma e in altri luoghi. Lo ha fatto con prontezza e generosità, un fatto significativo specie se si considera il valore simbolico della sua carica di Presidente della Camera. Ad esempio, proprio in questo periodo in cui si cerca finalmente di colpire l’evasione fiscale, sorge spontanea la domanda: chi è il fesso, chi paga le tasse o chi le elude in ogni modo per poi magari ostentare un tenore di vita altissimo? Non è una domanda da poco, perché una società è fatta anche di regole e di esempi. Nella Prefazione al mio libro, Fini scrive: “Bisogna invertire la comune concezione per cui ci sono ‘i dritti’ e i ‘fessi’, dove i primi sono quelli che evadono i doveri (gli impegni, le tasse, le leggi) mentre i secondi sono gli ‘ingenui’ che li rispettano”… Nell’immaginario collettivo, l’Italia delle scappatoie e dei minimalismi parrebbe mettere in ombra il grande Paese del Risorgimento e della Liberazione, dell’arte e dell`impresa, del sacrificio, della creatività e del sogno di un domani migliore”.
 

Crede che gli italiani siano pronti a tornare a mettere i piedi per terra o preferiscono essere abbagliati dal trash che li circonda?

Certo che ci credo. Oggi l’Italia è un Paese che appare senza anima, perché spossato dalla rassegnazione e proteso ad inseguire le scorciatoie del ‘velinismo’, un’attitudine sia femminile sia maschile ad usare il servilismo come mezzo per ottenere il benessere. Ma in realtà i caratteri degli italiani restano quelli che ci hanno fatto grandi dopo la guerra, negli anni ’70 contro il terrorismo, negli anni ’80 con la nostra voglia di crescere e di creare. Solo che dobbiamo ricordarci chi sono i nostri ‘campioni’. Padre Andrea Santoro caduto in Turchia perché predicava la fratellanza fra Cristianesimo ed Islam. Primo Riotto, ferroviere in pensione morto per salvare un ragazzino. Santino il Precario, che attraversa la sua giornata costretto a contemplare i privilegi immotivati dei suoi superiori.  Le tante donne che non sono Sara Tommasi, colei che sentenzia ‘l’Italia è questoE noi sfruttiamo quello che ci capita”.

 Cosa intende nello specifico per trash?

E’ quel meccanismo per cui prevale sempre il peggiore, solo perché va in tv a sfoggiare le sue non-qualità. E’ l’overdose di notizie che ci conduce nel caos delle idee e delle emozioni. E’ il rischio di condividere nel presente, e portarci anche nel futuro, non il pregio di una nazione ricca di umanità e nobile ma la spazzatura della società del gossip. E’ il Blob contemporaneo che sembra non avere alternative.

 Secondo lei, in Italia, quella notizia “super-partes” tanto decantata in Inghilterra potrà mai esistere?

Non ho mai creduto che questo sia un problema. Le notizie super partes esistono eccome: basta leggere l’Ansa o Televideo o i pezzi di certi bravi cronisti che ancora sanno raccontare i processi, la nera, la bianca e persino la politica. Poi però esiste anche il diritto e la bellezza di “leggere” i fatti, cioè interpretarli secondo la propria sensibilità e raccontarli ai lettori senza barare. E’ quello che io cerco di fare. “Dalla parte dei fessi” non è un libro neutro, è un libro che parteggia per qualcuno, apertamente e senza nascondere ammirazione, sdegno, ironia. Ad esempio parteggia per certi immigrati costretti ad essere clandestini anche se vivono e lavorano da anni in Italia; per Cecilia che ha sconfitto un tumore al seno senza mai perdere il sorriso; per gli operai di Taranto uccisi dall’asbestosi e altre malattie polmonari; per la memoria di Donatella Colasanti, violentata nel 1975 al Circeo e poi violentata ancora dalla giustizia e dalla stampa nei 30 anni successivi… E il libro si scaglia anche contro precisi protagonisti del nostro tempo: i partiti ideologici sul letto di Eluana Englaro, ad esempio, o la giustizia “perdonista” che pensa sempre ai colpevoli e mai alle vittime.

 Qual è il fine ultimo di questo volume?

Aiutare a riscoprire il gusto e l’importanza di emozionarsi per la storia delle persone vere, quelle che magari nessuno conosce… e naturalmente farsi comprare, sul sito www.ilfuturista.it

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