COSCIENZA E CONCRETEZZA DI FRONTE AD AZIONI UMANITARIE

La sottile e delicata linea di differenza tra la buona azione di un modesto sconosciuto e quella del più noto e ricco possidente… la vera solidarietà è spesso sulla bocca di tutti ma alberga nel cuore di pochi

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Continuare ad affermare che l’Italia è uno strano Paese suona come una litania poiché non sono pochi gli esempi di bontà, ma le più assurde incongruenze e la più becera burocrazia ne inficiano il loro valore. Sarebbero da rammentare alcuni esempi di italiani (o stranieri da noi presenti sul territorio) che hanno rischiato la vita per salvare quella di un altro (bimbi o adulti), divenendo così “eroi”… ma senza seguito. In qualche caso i coraggiosi protagonisti dallo slancio istintivo e con abnegazione al momento non avevano “né arte e né parte”, altri senza una casa, altri ancora senza un lavoro e, che solo dopo queste loro azioni umanitarie, qualche burocrate (per crisi di coscienza o “dovere” istituzionale) si è interessato al caso, prodigandosi nell’individuare una possibile loro sistemazione. Come dire che se non avessero compiuto quel gesto disperato di grande altruismo la loro vita sarebbe continuata nell’indifferenza più totale lasciandoli soli al loro destino. Questo modo di agire non solo è ipocrisia ma anche indice del più totale menefreghismo, e quando non si riesce (o non si vuole) interessarsi al caso in questione, la P.A. pensa di far bene nell’elargire un pubblico riconoscimento sotto forma di targa, medaglia o pergamena, magari avvalorato dal titolo di eroe. Va inoltre detto che ci si vanta sostenendo che gli italiani sono un popolo dal “cuore d’oro”, e che le azioni di grande generosità si sommano di tanto in tanto, ma è bene ricordare che vi sono state e vi sono persone protagoniste di altrettante azioni umanitarie che però nessuno conosce, e che per questo non saranno mai eroi e tanto meno avranno alcun pubblico riconoscimento. Ma queste ultime valgono meno delle prime? Nossignore, perché è come dire che ha più valore il sostanzioso bonifico fatto da un milionario che l’obolo offerto dal primo passante anonimo e magari squattrinato. Sui concetti della generosità, delle buone azioni umanitarie e più estensivamente della pura filantropia ci sarebbe da disquisire non poco, e per attribuire il reale senso di merito bisognerebbe prima che ciascuno (compreso chi scrive) riesamini sé stesso, e poi dare corso non alla mera impulsività ma alla immediata considerazione umana (in quanto Persona) seguita dall’azione che il caso richiede. Queste mie “osservazioni-suggerimenti” non vogliono sostituirsi od eguagliare in alcun modo i suggerimenti cristiani che possono essere espressi da un qualunque prelato, Pontefice compreso, e nemmeno anteporsi alla saggezza dei filosofi contemporanei o dei più rinomati della storia; ma un modesto contributo ad una visione allargata, e meno ipocrita, del vero valore che si vuole attribuire ad un nostro simile, riconoscendogli encomi e medaglie ma “negandogli” una casa e magari anche un lavoro… E questa sarebbe l’Italia fatta di gente dal cuore d’oro? Non v’è dubbio che ve ne sia ma chi dovrebbe valorizzare al meglio e meno ipocritamente (P.A.) non rientra fra questa gente. Solitamente tali azioni riguardano persone umili e spesso molto povere, le cui dignità e compostezza prevalgono su ogni forma di resa notorietà; mentre è assai più raro riscontrarle in persone di un certo ceto sociale e dalle notevoli possibilità economiche. Poi, è vero che ci sono anche le eccezioni ma proprio perché sono tali le stesse si dissolvono come mai fossero avvenute; del resto fa più notizia il povero che dona al povero e non il ricco che elargisce parte della sua ricchezza… al povero. In questa schiera di personaggi sono da annoverare i cosiddetti mecenati e filantropi arricchiti, ma questi casi (anche se in talune circostanze si dimostrano utili), a mio modesto avviso fanno parte di quella porzione umanitaria che i più considerano di élite; infatti, non a caso finanziano opere di un certo valore e prestigio. Ora, l’eterno enigma è il seguente: ha più valore finanziare una imponente opera artistica, oppure riconoscere il diritto di cittadinanza ad un extracomunitario (non residente) perché ha salvato una vita umana? Per rispondere a questa domanda io credo che debba prevalere come sempre il senso della razionalità, priva di pregiudizi e di ogni condizionamento politico e/o ideologico. In caso di una mancata risposta bene sarebbe interrogare la propria coscienza, unico “imputato” che può mentire a sé stessi e al Tribunale degli uomini ma non al Tribunale di Dio.

L’immagine è tratta dal sito Artmajeur

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