ALIMENTAZIONE SANA E SOSTENIBILE E CHIRURGIA DELLA COLECISTI

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

 

 

Alimentazione, saggezza e cultura, un tris di grande utilità per il nostro organismo, e questo, grazie anche al programma di conferenze a cura dell’associazione Più Vita in Salute (presidente il dott. Roberto Rey), come quella di lunedì 21 scorso, tenuta dai relatori dott. Carlomaria Fronticelli Baldelli (chirurgo) e dalla dr.ssa Paola Chiara Durelli (dietista). Il clinico ha illustrato il tema dei calcoli della colecisti (sinonimo di cistifellea) e della via biliare, e quando intervenire chirurgicamente. Su questa terapia ancora oggi si dibatte se e quando intervenire, ed ogni volta il paziente ha diritto alla cosiddetta seconda opinion. «La colecisti – ha ricordato – è una una patologia a forte impatto sociale, i cui costi riguardano sia il paziente che il Servizio sanitario inerenti diagnosi, terapie, ricoveri, programmi di follow-up, etc. Il 10% della popolazione, in prevalenza femminile, oltre i 40 anni ha problemi legati alla colecisti, manifestando la presenza di calcoli (anche se solitamente non soffre di colica biliare) nel 20% dei casi. Il 30% dei pazienti è sintomatico, mentre il 20-40% lo diventerà entro il primo decennio, nei due anni successivi alla prima colica il rischio di recidiva è del 70%, e il 10% di questi avrà necessità di un intervento chirurgico». Il relatore ha inoltre profuso un po’ di anatomia e fisiopatologia della colecisti e più in generale dell’apparato gastroenterico. In sintesi, la colecisti è un piccolo organo che si trova proprio sotto il fegato, ed ha il compito di raccogliere la bile, una sostanza che aiuta a scomporre i grassi durante il processo digestivo: quando lo stomaco e l’intestino digeriscono gli alimenti la bile viene liberata attraverso il condotto biliare comune, per poi assolvere la sua funzione nell’intestino tenue. Proseguendo ha precisato che una corretta alimentazione è molto importante per il buon funzionamento della bile-cistifellea, evitando le cosiddette “diete fai da te”, con particolare attenzione al rapido dimagramento che è causa di una cistifellea ipotonica, cui segue la formazione di calcoli, diabete ed altri disturbi. Significativa può essere anche la familiarità, ma non di tipo genetico; quindi evitare la sedentarietà come pure non incorrere nella ipercolesterolemia che costituisce un legame con la patologia biliare… Ma quando si manifesta la colica biliare (o epatica)? «Solitamente – ha spiegato il clinico – i sintomi si avvertono dopo un pasto abbondante e ricco di grassi saturi, a differenza dei polinsaturi che sono più leggeri e più digeribili, e se c’é infiammazione della colecisti la conseguenza è la formazione di calcoli. A questo punto il soggetto viene colto da spasmi intensi e violenti i quali possono anche irradiarsi verso la scapola del lato destro ed a tutto il torace (questa caratteristica differenzia la colica biliare dalla colica renale il flusso di dolore, invece, è discendente irradiandosi solo verso le parti inferiori, ndr). Inoltre, si può manifestare una fistola bilio-enterica che consiste nel passaggio di un calcolo di dimensioni maggiori dalla cistifellea all’intestino occludendolo, tanto da richiedere l’intervento chirurgico per la relativa rimozione».

 

Ma come perseguire la saggezza che suggerisce una alimentazione sana e sostenibile? È un argomento-quesito sempre più ricorrente ed ampiamente trattato sia dai clinici che dai dietisti e nutrizionisti, come la dr.ssa Durelli che ha ricordato come alla base della nostra alimentazione quotidiana c’è il mondo vegetale; pertanto ci si dovrebbe concentrare sul consumo di alimenti di origine vegetale, ma il 48% degli italiani consumano solo una o due porzioni di frutta e verdura. Ma in sostanza, cosa c’è alla base della nostra alimentazione? «È noto – ha rammentato – che sono disponibili cereali, frutta e verdure di molte varietà e questi prodotti contengono la cosiddetta fibra alimentare, ossia quella parte di alimento che non viene digerita ma che serve a nutrire i batteri presenti nell’intestino. Quindi, abbiamo a disposizione carboidrati, proteine, lipidi, vitamine, minerali e la stessa fibra alimentare. E due sono i tipi di fibra: solubile e insolubile. Quest’ultima, ad esempio, ha un rapporto con l’acqua e serve soprattutto per garantire una migliore motilità intestinale, e la si trova soprattutto nei cereali integrali come la crusca, e nei legumi; mentre la fibra solubile forma una sorta di gel e la si trova prevalentemente nella frutta e nella verdura”. È anche da tener presente che la fibra alimentare tiene sotto controllo la glicemia e il colesterolo nel sangue e, avere un maggior senso (e controllo) di sazietà, contribuisce a ridurre il rischio di alcune patologie e in particolare di alcuni tumori. Infatti, il consumo di cibi grassi deve essere moderato giacché sono contenuti nelle carni, nel burro e nei formaggi di cui abitualmente si fa largo consumo.

«È quindi indispensabile – ha suggerito la specialista della nutrizione – variare costantemente la scelta degli alimenti da mettere in tavola, prediligendo quelli di stagione. Tale accorgimento implica anche la scelta dei colori, ognuno dei quali indica la presenza di un antiossidante diverso. Ad esempio, il verde come frutta, asparagi, basilico, cetrioli, insalata, prezzemolo, spinaci zucchine, uva bianca kiwi che hanno effetti positivi sulle ossa, sui denti e sugli occhi. Gli alimenti di colore bianco (aglio, cavolfiore, cipolle, finocchi, funghi, mele, pere) sono ricchi di potassio e di antiossidanti ed hanno effetti positivi sul livello del colesterolo, malattie cardiovascolari, etc. Gli alimenti blu e viola (melanzane, radicchio, prugne, fichi, frutti di bosco, etc.) proteggono le vie urinarie e le pareti dei capillari; quelli di colore giallo e arancione migliorano la vista e la cute; quelli invece di colore rosso (pomodori, ravanelli, ciliege, frangole, arance rosse, barbabietola rossa) sono utili al sistema cardiocircolatorio». In buona sostanza noi siamo quello che mangiamo, ma al tempo stesso è anche un piacere in cui tutti i sensi sono coinvolti, compreso lo stato emozionale. Il tutto all’interno del contesto ambientale in cui viviamo.
Foto di Giovanni Bresciani

 

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