A Torino si presenta il nuovo libro di Riccardo Callori “Ti ho preso per mano. Amare vuol dire lasciare andare”

Il libro sarà presentato mercoledì 13 dicembre alla biblioteca A. Passerin d’Entrèves nella Cascina Giaione

Novità in libreria! Mercoledì 13 dicembre alle ore 17.30, presso la biblioteca “A. Passerin d’Entrèves” nella Cascina Giaione, via G. Reni 96/15, Torino, Riccardo Callori presenta il libro “Ti ho preso per mano. Amare vuol dire lasciar andare” (Edizioni Mille, 2023). Dopo il saluto di Luca Rolandi, Presidente Circoscrizione 2, dialogano con l’autore Antonio Labanca, editore e Piergiacomo Oderda, giornalista.

L’autore si firma con uno pseudonimo (senza riferimenti ad eventuali persone omonime) ed è stato docente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino. Oltre a ricerca ed insegnamento, ha diretto un reparto di assistenza e terapia. Autore di trattati di Medicina e saggi scientifici, si è dedicato a studi storici, dopo la quiescenza.

Nel testo, una sorta di confessione finale di una vita spesa per la professione medica, si intrecciano tre tematiche. La dedica “a mio fratello” testimonia il carattere dirompente del cambiamento avvenuto nella vita dell’autore con la nascita del fratello, Giorgio Paolo. Il fratello è «l’amico, il confidente, il protettore, l’eroe»; la cura assume toni di amore paterno, ossia rendere il fratello capace di muoversi con le proprie gambe, «avevo lavorato tutta la vita perché avesse fiducia in sé stesso».

In secondo luogo, la descrizione del mondo medico passa dalla laboriosità della ricerca scientifica all’attenzione sulla relazione medico paziente. Le regole gerarchiche si infrangono quando l’autore conosce e assume il ruolo di mentore per colui che sarà l’erede della sua prestigiosa carriera. Infine, la cura della salute comporta anche la capacità di sostenere i propri cari nella sofferenza fino all’estremo saluto, «in un secondo mi passò davanti agli occhi il film della mia vita con lui», pensa l’autore alla morte del padre.

Spesso il testo si arricchisce con riflessioni a margine rientrato, l’interrogarsi con la propria coscienza, il confrontarsi con le proprie emozioni.

Il Riccardo che scrive “Ti ho preso per mano” ha una minuziosa memoria di dialoghi, di eventi, di persone che offrono al lettore una presa diretta dentro una famiglia dell’alta borghesia torinese del Secondo dopoguerra, fino ai giorni nostri.

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