A TORINO RIPRESO IL CICLO DI CONFERENZE PER LA PREVENZIONE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE “PIU’ VITA IN SALUTE”
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
Giunto ormai al decimo anno, l’attività della Associazione più Vita in Salute, fondata e presieduta dal dott. Roberto Rey, ha ripreso il consueto programma di incontri dedicati alla prevenzione. Le prime conferenze, che si sono tenute l’8 aprile scorso , sempre al Centro del MBC torinese, hanno avuto per tema: “La Stimolazione Magnetica Transcranica nel trattamento dei disturbi dell’umore e del comportamento”, tenuta dal neuropsichiatra infantile Augusto Consoli, e “Le regole europee contro il cancro”, tenuta dall’oncologo Oscar Bertetto. Il primo relatore ha esordito spiegando che i disturbi depressivi sono una componente della patologia psichiatrica, tenendo conto che la depressione comprende alcuni aspetti del nostro comportamento: uno sfondo depressivo, ad esempio, permette di essere “più autentici”, introspettivi e più riflessivi… «Ma si parla solo di malattia – ha precisato – come estensione di certi sentimenti che appartengono ad ogni individuo, e che possono avere un certo sviluppo sino a costituire una malattia vera e propria. A seconda del contesto (luogo e momento) in cui viene fatta la rilevazione, si osservano la presenza di problematiche depressive… I disturbi dell’umore comprendono sia la depressione che forme opposte all’esuberanza, e ciò con la conseguente disabilità; inoltre, in presenza di inizio di un episodio depressivo, e anche se curato lo stesso si ripete nel tempo». Diverse sono le forme in cui viene descritto il disturbo depressivo, soprattutto da rilevare la depressione maggiore caratterizzata da sintomi intensi, la cui classificazione fa riferimento ai DSM IV e V (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), in cui sono descritti i vari tipi di sintomatologie. Tali disturbi sono legati ad espressioni di sofferenza, pianto, insonnia, perdita dell’appetito, etc., ma anche ad aspetti di somatizzazione come l’amplificazione del dolore. Si tratta di disturbi che sono spesso variabili dal punto di vista clinico come la distimia (forma di psicosi derivante da un grave disturbo del tono affettivo, caratterizzata sia da sentimenti di ottimismo ed euforia sia da stati di pessimismo o depressione, n.d.r), ma talvolta vi è assenza di sintomi pur essendo costante il disturbo depressivo, più o meno in forma sfumata… «Per quanto riguarda la diagnosi – ha spiegato il relatore – si indaga sui famigliari del paziente per sapere se nel loro congiunto hanno notato un cambiamento nei comportamenti e di quale tipo, oltre a praticare diversi test. Talvolta la presenza di un dolore costante può accentuare una forma di depressione, e viceversa, specie se il dolore è cronico e nella consapevolezza di non superare il dolore per effetto proprio della cronicità. Inoltre, il quadro depressivo comprende la presenza di altre patologie, pur in assenza di dolore: quale causa-effetto». Il decorso della malattia è ovviamente soggettivo e originato da diverse cause sovente con notevoli complicanze, sino quasi a perdere i contatti con la realtà. «Per quanto riguarda la componente genetica – ha precisato il clinico – la stessa ha una buona dose di coinvolgimento in quanto determina la reazione di un soggetto che risponde in un certo modo a certi eventi come, ad esempio, un lutto o dolori in genere in una certo momento della sua vita. Il criterio neurobiologico è orientato sulla funzione di alcuni neurotrasmettitori, ossia sostanze che permettono ai neuroni di “dialogare” fra loro come la Noradrenalina, Serotonina e la Dopamina. Tutti contributi utili a sollevare i toni dell’umore e agendo sui diversi tipi di funzioni; ma soprattutto “ristabilire” la condizione di memoria, l’apprendimento delle proprie azioni quotidiane, il contatto con l’ambiente esterno. In taluni casi si rendono necessarie la somministrazione di farmaci e la psicoterapia, ciò al fine di prevenire la cronicizzazione della malattia che fa “soffrire” il cervello, e prevenire le ricadute; mentre per cure più intensive si rende necessario il ricovero». Su questi quadri clinici spesso influiscono anche i consumi voluttuari come il fumo, l’alcol e le sostanze stupefacenti, consumi molto diffusi proprio nei soggetti depressi, tant’é che la dipendenza di queste sostanze rappresenta una condizione di particolare problematicità. In tal senso si sta lavorando per superare problemi legati al pregiudizio nei confronti di questi pazienti, per modificare l’aspetto culturale attraverso strategie che ne riducano la cronicizzazione, e altre patologie che ne possono derivare come il disturbo ossessivo compulsivo (DOC), la depressione resistente e la non risposta alle terapie che, attualmente, riguarda il 30% dei casi. La depressione è una malattia della persona alla quale servono non solo farmaci, ma anche dialogo, l’assunzione di una dieta adeguata, attività fisica. E ciò richiede adeguati operatori sanitari e, all’occorrenza, anche strumenti tecnologici. A questo riguardo il dott. Consoli ha illustrato brevemente l’uso della stimolazione magnetica transcranica (STM). «È un metodo non invasivo – ha spiegato e concluso – per modulare l’eccitabilità della corteccia cerebrale (più precisamente stimolazione delle aree cerebrali), il cui trattamento (attuato in giorni consecutivi) è indicato nella depressione e nell’ansia, come pure nella dipendenza, nel dolore neuropatico, nel post-ictus, fibromialgia, ma non per i casi affetti da epilessia. Per questo trattamento è richiesto il colloquio informativo e l’acquisizione del consenso informato. Nei casi più “favorevoli” della depressione la migliore risposta a questa terapia la si ottiene dopo circa tre settimane, con la riduzione dei sintomi e una migliore qualità del sonno».
Nel presentare la seconda relazione il dott. Bertetto ha ricordato che dal 1987 la Commissione Europea ha chiesto ad un gruppo di esperti di individuare quali sono le cause dei tumori evitabili (prevenzione), e se si interviene si può ridurre sensibilmente l’incidenza della malattia tumorale. Da quella data sono state fatte 4 Edizioni, ora si attende la quinta. L’Europa è quindi un po’ in ritardo. Tra Ie diverse indicazioni per ridurre i rischi di avere un tumore in primis, come è noto, è suggerito di non fumare alcuna forma di tabacco (nemmeno masticandolo come avviene in certe popolazioni orientali immigrate in Europa). «Chi fuma (in Italia una persona su quattro) – ha ricordato – non solo può contrarre il tumore del polmone (in maggioranza le donne), ma anche alla vescica con un rischio maggiore se in presenza di una cistite, oltre ad altri organi e tessuti. Smettendo di fumare a qualunque età il rischio di avere un tumore si riduce almeno del 20% (a seconda del periodo di cessazione), ma andranno riducendosi anche il rischio di avere altre patologie come quella dell’apparato cardiovascolare. Altra regola europea riguarda il non esporsi al rischio del fumo passivo, allontanandosi da ambienti chiusi dove si fuma, con particolare riguardo per le donne in gravidanza e i bambini, che possono contrare anche l’asma e andare incontro al rischio di morte improvvisa in culla. Ancor peggio se il fumare si abbina al bere alcolici». Tale rischio sussiste anche nei posti di lavoro che devono essere liberi da fumo. È inoltre necessario mantenere un peso sano (il 30% degli italiani è in sovrappeso e il 10% è obeso) controllando, ad esempio, l’indice di massa corporea: peso-altezza-circonferenza e, se il giro vita non supera una certa misura, il rischio si riduce sensibilmente; a tal fine dimagrire sino a raggiungere il cosiddetto peso-forma, seguendo una dieta equilibrata (consigliata la nota mediterranea), evitando cibi insaccati e bevande ricchi di zuccheri e calorie. Molto utile una regolare attività fisica come il camminare spesso (ci sono 26 neoplasie in cui il rischio diminuisce più del 20% se si cammina più o meno regolarmente); contestualmente si riduce il rischio di contrarre altre patologie come quelle cardiovascolari, l’ictus, l’ipertensione, il diabete, l’osteoporosi, la depressione, etc. «Camminare fa bene – ha precisato il clinico – anche perché camminando si pensa e pensare è cultura…, ed è consigliabile almeno un’ora al giorno come attività moderata, lieve o intensa. Ma l’attività fisica è utile anche dopo aver contratto un tumore, in quanto è stato dimostrato che nella mammella e al colon in particolare previene le recidive, o quanto meno si va incontro a minori rischi. Altra prevenzione riguarda una moderata esposizione al sole (raggi ultravioletti, compresi quelli artificiali) in quanto tali raggi possono causare un aumento di tre tipi di tumore in particolare: l’epitelioma basocellulare, l’epitelioma spinocellulare e il melanoma; dei primi due si può guarire, del terzo il rischio che si aggravi è molto elevato avendo una prognosi molto più infausta». Il relatore ha fatto inoltre un richiamo ai posti di lavoro in cui sono presenti prodotti potenzialmente (o concretamente) cancerogeni, e ne sono stati esempi i siti dove si produceva e/o utilizzava manufatti asbestosi. E che dire delle vaccinazioni per prevenire alcuni tumori? «Ad esempio – ha ricordato il dott. Bertetto – la vaccinazione contro l’infezione da HPV (papilloma virus) è sicura. Tale infezione ha di solito un decorso benigno; in alcuni casi, però, l’infezione porta a modifiche cellulari che lentamente possono progredire verso forme tumorali. Questi tumori riguardano in particolare il collo dell’utero, ma possono interessare anche la vagina, la vulva, il pene, l’oro-faringe e l’ano. La prevenzione implica quindi rapporti sessuali protetti». I termini di cancro e tumore sono spesso utilizzati senza alcuna distinzione nell’intendere comune; mentre in ambito biologico hanno significati diversi. Quindi, con i termini “cancro” e “tumore” si fa riferimento ad una condizione patologica caratterizzata dall’aumento di cellule che hanno la capacità di infiltrarsi nei normali organi e tessuti alterandone struttura e funzionamento. Con il termine di “neoplasia” si intende una nuova formazione (sinonimo di tumore), ma prende in considerazione soprattutto il contenuto cellulare della massa aggredita, costituito da cellule di “nuova formazione”.
Foto a cura di Giovanni Bresciani