IO DIFENDO LA CORTE INTERNAZIONALE #defendtheicc

Cecilia Strada nel 2024 Foto da Wikipedia
Diffondiamo l’appello di Cecilia Strada. Fate girare!
Nelle prossime settimane, gli Stati Uniti imporranno misure restrittive nei confronti della Corte penale internazionale (CPI). Saranno una ritorsione per i mandati d’arresto emessi dalla CPI contro i leader israeliani Netanyahu e Gallant. Il Senato degli Stati Uniti sta attualmente discutendo l’Illegitimate Court Counteraction Act, una norma che mira a “imporre sanzioni nei confronti della CPI impegnata in qualsiasi sforzo per indagare, arrestare, detenere o perseguire qualsiasi persona protetta degli Stati Uniti e dei suoi alleati”. Queste misure si applicherebbero all’intera CPI e a tutte le persone (fisiche e giuridiche) che “hanno materialmente assistito, sponsorizzato o fornito sostegno finanziario, materiale o tecnologico, o beni o servizi a o a sostegno di qualsiasi sforzo della CPI per indagare, arrestare, detenere o perseguire” un alleato degli USA. Chiaramente, queste misure restrittive minacciano seriamente l’esistenza stessa della CPI, come ribadito a più riprese dai funzionari della Corte e da svariati esperti ed esperte.
Gli USA, a differenza dell’UE, applicano le loro sanzioni con proiezione extraterritoriale, imponendo “sanzioni secondarie” a individui ed entità non statunitensi che hanno relazioni economiche con uno Stato o una persona oggetto delle sanzioni di Washington. Pertanto, gli operatori economici dell’UE che intrattengono rapporti con la CPI (fornitori, prestatori di servizi, agenzie esterne…) possono essere sanzionati dagli Stati Uniti ed esclusi dal mercato statunitense. La questione non è nuova ed è stata affrontata per la prima volta dal legislatore dell’UE nel 1996 con il cosiddetto Regolamento di blocco (Regolamento (CE) n. 2271/96), tuttora in vigore. Il Regolamento stabilisce il divieto di ottemperare alle sanzioni secondarie imposte da uno Stato terzo attraverso gli atti elencati nell’allegato al Regolamento stesso. Sebbene gli articoli dello Statuto di blocco non menzionino esplicitamente gli Stati Uniti, gli atti elencati nell’allegato (ossia le sanzioni che gli operatori dell’UE non devono rispettare) sono esclusivamente leggi o regolamenti statunitensi, poiché gli USA sono oggi l’unico grande Paese che impone sanzioni con effetti extraterritoriali. Oltre a vietare il rispetto delle sanzioni secondarie statunitensi, lo Statuto di blocco prevede anche meccanismi di compensazione per gli operatori commerciali dell’UE danneggiati dalla mancata applicazione delle sanzioni statunitensi.
L’attivazione dello Statuto di blocco potrebbe essere un’efficace contromisura alle sanzioni statunitensi contro la CPI, con le seguenti finalità: 1) attutire parzialmente il colpo per la CPI; 2) sostenere gli operatori economici dell’UE e garantire che continuino a lavorare con la CPI, indipendentemente dalle sanzioni secondarie degli Stati Uniti; 3) mostrare il nostro sostegno alla CPI e mandare un messaggio agli USA: noi difendiamo il diritto non i crimini contro l’umanità