UNA NAZIONE CHE NON SI RAVVEDE NE DETERIORA LA SUA… DEMOCRATICITÀ ALLONTANANDOSI DA OGNI POSSIBILE RIPRESA

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

 

Parlare di scandali in Italia è come emettere un quotidiano bollettino di guerra e, coloro che li hanno provocati e li provocano commettendo reati di varia entità e natura, pare non farsene un problema, quasi sicuramente consci che nel nostro Paese si può delinquere con la non certezza della pena. E quel che è peggio lo Stato (ossia determinate persone che lo compongono) non riescono a ridimensionare i fenomeni della destabilizzazione politica e sociale, e men che meno a contenerli. Personalmente ho la netta sensazione che non si voglia intervenire in modo appropriato e radicale, non solo per l’eccessivo “garantismo” della Magistratura e che applica i Codici in gran parte con una certa discrezionalità e con effetti a dir poco devastanti, ma anche le incompetenze dei cosiddetti “decisori”. A riprova di ciò, molti criminali sono a piede libero o sottoposti e detenzione attenuata (ai domiciliari, braccialetto elettronico, etc.), mentre i numeri degli innocenti finiti in carcere (solo quelli intanto risarciti dallo Stato) dal 1992 al 2018 sono stati oltre 27 mila, ossia una media di tre al giorno: vale a dire che ogni otto ore uno di noi va in galera anche se non ha commesso alcun reato. E ciò senza contare i 129 mila processi prescritti nel 2017, dei quali quasi 100 mila si sono prescritti prima ancora di arrivare in tribunale. E che dire, poi, dell’altrettanto vergognoso fenomeno che è la corruzione? Il nostro è il Paese tra quelli occidentali con il più alto tasso di corruzione, ovviamente soprattutto in ambito pubblico; ed è dato a sapere che ogni anno perdiamo oltre 236 miliardi di ricchezza, ossia circa il 13% del Pil, pari a 3.903 euro per abitante. E per estensione, l’Unione europea perde per corruzione 904 miliardi di euro di prodotto interno loro, inclusi gli effetti indiretti come le mancate entrate fiscali e la riduzione degli investimenti esteri. Un malaffare politico-sociale che include anche l’evasione rappresentata da un perdita di ben 119 miliardi di euro. Dunque, solo cifre? Non direi, perché pur determinando il peso di una situazione, i governanti dimostrano spesso improvvisazione ed incompetenza dettate dalla presunzione di saper meritare lo scranno parlamentare cui sono stati destinati; senza contare che prima di esercitare tale ruolo dovrebbero essere sottoposti ad un approfondito esame, prima interiore e poi concettuale. Ma ciò non è mai avvenuto e non avverrà mai proprio perché fa comodo a tutti (ed è più semplice) promettere per farsi eleggere e, in taluni casi, essere eletti per automatismo… a seconda della movimentazione politica del momento. Ricordo che sino a non molti anni fa essere inquisiti (politici e non) e messi alla berlina da una testata giornalistica per avere commesso un reato, l’interessato avrebbe patito non poco l’onta della vergogna subendo conseguenze anche devastanti per sé e per la sua famiglia (figuriamoci gli innocenti, sic!). Oggi, invece, la carcerazione e la menzione sui giornali quasi mai produce tali effetti; anzi, in non poche occasioni gli interessati assumono un tono ancorché di arroganza e spavalderia rigettando ogni propria responsabilità. A conti fatti le pecche nostrane sono talmente tante e perpetue che, anche rivedendo i quattro Codici, la situazione della governance politica italiana non subirebbe alcuna metamorfosi… se non in peggioramento. Si dice che le verità non danneggiano mai una giusta causa, ma vanno dette nel momento più opportuno. Il difficile è stabilire quale è il momento più opportuno. E a me sembra proprio questo…, peraltro senza fine!

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