UNA CONFERENZA DEDICATA ALLE PATOLOGIE DELLA MANO

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

 

Nel ciclo delle conferenze sulla prevenzione che si tengono ogni lunedì nell’aula magna del Molecular Biotechnology Center (MBC), anche l’ortopedia ha suscitato interesse con la relazione La salute delle nostre mani: prevenzione e terapia del dottor Paolo Titolo, esperto in chirurgia della mano e ricostruttiva (in particolare delle lesioni nervose periferiche del plesso brachiale) all’ospedale CTO di Torino. Il clinico ha passato in rassegna le più importanti disfunzioni (ed interventi diagnostico-terapeutici) che colpiscono le mani che, come è noto, sono costituite da un numero notevole di ossa e diverse sono le patologie che si possono manifestare, come ad esempio una tetraplegia con lesione spinale a seguito di traumi; la sindrome del tunnel carpale, il cosiddetto dito a scatto, la sindrome di Quervain, la tendinite e la rizoartrosi. «Relativamente ai traumi – ha spiegato il clinico – le lesioni possono interessare il plesso brachiale, ossia il complesso reticolare di nervi spinali che provvede all’innervazione motoria e sensitiva di una parte del torace, della spalla, del braccio e quindi della mano con conseguente tetraplegia. Nel soggetto tetraplegico il deficit della funzione degli arti superiori, ad esempio, può essere parziale o totale; ma può anche interessare il tronco, gli arti inferiori e gli organi pelvici in conseguenza ad una lesione del midollo spinale». La sindrome del tunnel carpale, piuttosto frequente, è una patologia causata dalla compressione al polso del nervo mediano, che si manifesta in forma irritativa con parestesie e dolenzia; nella fase sensitiva o sensitivo-motoria consegue l’ipoestesia, la riduzione della forza prensile, difficoltà nell’eseguire determinati movimenti, e in caso di paresi si manifesta l’ipotrofia (deficit di opposizione). «La causa non è nota – ha spiegato il relatore –, tuttavia sono da considerare le lesioni traumatiche, le connettivopatie, le malattie infettive, il diabete, le tensinoviti, etc. La diagnosi la si fa eseguendo un’elettromiografia ed eventuale elettroneurografia, oltre ad ulteriori approfondimenti con l’ecografia, la radiografia e la risonanza magnetica». Altra patologia comune è il cosiddetto dito a scatto (descritta sin dal 1850), che ha carattere infiammatorio ed interessa i tendini flessori delle dita i quali, a loro volta, sono circondati da una sottile guaina sinoviale che forma un canale dentro al quale scorre il tendine stesso. Questa guaina permette ai tendini di piegarsi ed estendersi per eseguire il piegamento e la distensione delle dita. «Interessa maggiormente le donne – ha precisato – intorno ai 50 anni di età, ed è correlata a diabete (che incide nella misura del 10%), gotta e patologie reumatiche; è causa di dolore, tumefazione e del blocco/scatto delle dita. La diagnosi è piuttosto evidente ma nei casi dubbi ci si avvale dell’esame ecografico; mentre per il trattamento sono utili la fisioterapia e le infiltrazioni dall’esito generalmente con buoni risultati, ma più modesti se il paziente è affetto da diabete». Non meno importante è anche la sindrome De Quervain, un processo infiammatorio a carico della guaina sinoviale dei tendini del pollice (abduttore lungo ed estensore breve) che può indurre una serie di limitazioni funzionali della mano, specie se si compiono certe attività, e la cui epidemiologia include la prevalenza nelle donne verso i 45-50 anni di età. «Le cause sono di origine traumatica nel 25% dei casi – ha spiegato l’ortopedico –, e il rischio aumenta in soggetti che svolgono attività lavorativa in modo continuativo sforzando l’atto della presa…; comporta dolore che si localizza nel primo tratto dorsale, e aumenta con il movimento della mano e del pollice. L’indagine diagnostica si fa in con esame radiologico (RX) al polso, utile anche per escludere l’artrosi radiocarpale, ed eventuali fratture allo scafoide, ossia le ossa del carpo che si trovano a livello del polso, che più frequentemente possono andare incontro a una frattura; quest’ultima si ferifica solitamente dopo una caduta con appoggio sul palmo della mano e polso esteso. Il trattamento terapeutico di questa sindrome comprende fisioterapia, infiltrazioni, ultrasuoni, laserterpaia e l’ausilio ortesico (splint), ottenendo discreti risultati nel 50-80% dei casi; e anche in questi casi i benefici sono minori in pazienti con diabete».

Una ulteriore patologia che interessa la mano è la nota rizoartrosi, una forma di osteoartrosi degenerativa che colpisce la base del pollice, molto comune nelle donne di età superiore ai 40 anni, e interessa il 5% della popolazione. Questa patologia rende molto dolorosi e difficoltosi i movimenti di presa creando numerose limitazioni nella vita quotidiana. «Il dolore – ha spiegato il dott. Titolo – è provocato dallo sfregamento delle ossa (causato dal consumo della cartilagine) e dalla presenza di “becchi” ossei artrosici che agiscono come spine, irritando i tessuti. Questo disturbo talvolta è sottovalutato dal paziente (assumendo un atteggiamento di rassegnazione), nonostante il dolore acuto soptrattutto durante l’attvità prensile e in presenza di un eventuale scompenso di altre articolazioni. L’indagine diagnostica la si esegue con radiografie (RX) delle mani e del trapezio metacarpale in particolare, e l’indicazione terapeutica comprende la fisioterapia e le infiltrazioni, e in taluni casi si inteerviene con la chirurgia con esiti generalmente positivi». Per quanto riguarda la prevenzione delle patologie della mano, come la tenosinovite stenosante e la rizoartrosi in particolare, si tratta di evitare di incorrere nel diabete, e per le altre più accortezza nell’esercitare certi lavori ed evitare traumi. Se prevenire è meglio che curare, come si è soliti affermare, anche per le mani vale questa “saggezza” che sono evidentemente un bene prezioso per la vita di tutti i giorni: senza le mani si è uomini a metà, e il loro mantenimento funzionale è indice di autonomia ed indipendenza.

Foto a cura di Giovanni Bresciani

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