Un volontario nelle zone terremotate

Gianluca Zambrini

di Ernesto Bodini
(giornalista)

Gianluca ZambriniVa da sé che le esperienze di vita, qualunque esse siano, fortificano chi le ha vissute ma anche chi ne viene a conoscenza. Se poi queste riguardano la propria opera di volontariato il valore dell’esistenza umana assume quell’importanza che noi tutti dovremmo saper apprezzare. Ciò è quanto mi è parso di cogliere da un cordiale incontro con Gianluca Zambrini (classe 1945, comasco di origine e torinese di adozione), che per molti anni ha militato nella Guardia di Finanza con molteplici competenze in particolare come infermiere e come esperto in telecomunicazioni. Oggi, è membro e volontario della neonata Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (ANFI – sezione di Torino) e mette a disposizione le sue competenze laddove richieste. Non ultima la chiamata nelle zone colpite dal sisma in centro Italia, quale membro integrato nella Colonna Mobile Piemontese per il supporto logistico e del Modulo delle telecomunicazioni (TLC) per la popolazione del posto, in quanto parte integrante operativa della Protezione Civile regionale. Rientrato da pochi giorni dalla sua terza ed ultima missione nella zona di Savelli-Norcia (Pg), il suo racconto per quanto sintetico è esaustivo evidenziando non solo le caratteristiche di una zona a dir poco priva della sua fisionomia, ma anche e soprattutto quel vivere quotidiano dei residenti rimasti, al momento in condizioni di scarsa abitabilità e privi anche dei necessari effetti personali: unica cosa che le scosse non sono riuscite a togliere loro è la dignità. Ed è qui che il ruolo di Zambrini (come di altri volontari appartenenti ad altre sigle associative) ha puntato la sua attenzione, ossia verso la Persona con le sue necessità quotidiane dove la precarietà del vivere giorno dopo giorno aveva (ed ha) spesso il sopravvento. «La mia presenza, e quindi il mio pormi come persona e come infermiere – racconta con voce sommessa e piena di calore umano – mi hanno visto accolto con fiducia e con trasposizione d’animo, potendo così cogliere quelle richieste di aiuto in particolare di una famiglia di anziani, ospiti in una modesta roulotte al cui interno non offriva i servizi necessari…, se non un piccolo angolo per cani e gatti. L’avermi fatto condividere la loro intimità mi ha permesso di intervenire (congiuntamente al personale medico preposto) sulla donna affetta da seri problemi respiratori ed altre patologie, una fiducia riposta con totale spontaneità che non sempre è facile ottenere da persone gravemente provate per il trauma subito».

sede AnfiL’opera di un volontario come quella di Zambrini, che aveva dei ruoli ben precisi nel rispetto di una giornata programmata come la sveglia alle 6.30, colazione alle 7.15 e subito dopo presenziando nella postazione del Modulo, sino a tarda ora, ha avuto riscontri positivi ma anche denotato le inevitabili “polemiche” tra i residenti ed altre figure di intervento (istituzionali e non), «per lo più dettate dal malumore – precisa il volontario dell’Anfi – che via via si cercava di attenuare con la nostra presenza, instaurando un dialogo preceduto dalla capacità di osservare e soprattutto cercando di comprendere il loro stato d’animo. Ed è proprio la caritatevolezza (priva di retorica) che ha “favorito” il nostro avvicinarci ed ottenere il massimo della collaborazione…». Questo modus operandi ha certamente semplificato il suo compito d’intervento, con una visione d’insieme di una realtà umana e territoriale che ancora non vede spiragli di serenità e stabilizzazione, poiché dai giovani agli anziani e agli indigenti il destino prosegue nel suo decorso… Se questa è l’amarezza che si può recepire da chi ha vissuto quotidianamente accanto a queste popolazioni, la stessa è ancor più coinvolgente quando si tratta di congedarsi, un distacco che procura tristezza ad entrambi anche per via della familiarità e simpatia che si sono instaurate, oltre alla generosità come quella della signora che prima del rientro al volontario Zambrini ha offerto un sacchetto contenente un piccolo salame ed un pezzo di formaggio. «Un grande gesto – conclude commosso Zambrini – che ho accolto leggendo negli occhi di quella donna la generosa spontaneità e l’umiltà. Una grandezza del saper essere persone, anche in momenti di tragicità, e la riconoscenza da parte loro non solo hanno alleviato la mia stanchezza, ma mi fanno dire che la sofferenza unisce i popoli, e che quindi far del bene fa bene

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