Un pomeriggio con il dottor Gino Torchio, medico di famiglia di provincia

Maturata competenza e predisposizione all’ascolto del dottor Gino Torchio,  un veterano dell’internistica e della pneumologia

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Anche quest’anno ho dedicato un pomeriggio d’autunno (mercoledì 18 settembre) al seguito del medico di famiglia di Chivasso (Torino), Gino Angelo Torchio. Una “consuetudine” per certi versi professionale, ma soprattutto dal punto di vista umano e culturale avendo potuto recepire emozioni, ansie e preoccupazioni di pazienti manifestate al medico sia pur per pochi minuti, al proprio domicilio o in ambulatorio. A volte non sono particolarmente importanti i sintomi descritti dal paziente, mentre sono le condizioni di vita familiare e sociale (e anche lavorativa) che accentuano o possono accentuare un problema che potrebbe manifestare un disturbo reale o psicosomatico. Il dottor Torchio, specialista in pneumologia, è un “veterano” della medicina internistica ormai da molti anni sul territorio, dopo un considerevole trascorso nella Divisione di Pneumologia all’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino). Ma non solo. È pure appassionato di letteratura e filosofia e, quando il tempo glielo permette, scrive pure libri di narrativa fluida e alla portata anche del lettore poco incline alla lettura; un modo di porsi con quel pizzico di filosofia che definirei contadina (più genuina), frutto della esperienza maturata nel quotidiano contatto con molti pazienti con le loro sempre più ricorrenti patologie (talune croniche), e richieste più che legittime ma a volte anche poco giustificate, e il medico, che è anche dotato di psicologia spicciola, non approva e respinge diplomaticamente. Anche per queste ragioni in non pochi casi non è necessaria una vera e propria visita, mentre è sufficiente la profonda conoscenza della storia anamnestica e famigliare per formulare l’esistenza o meno di una patologia.

Ambulatorio di Brandizzo (Torino) – Ore 14,42 – La prima paziente è una donna di 65 anni ed è affetta da nefrolitiasi bilaterale (patologia che colpisce ambedue i reni). Mostra il referto di una ecografia addominale il cui esito non è “troppo” confortante, tant’è che il medico le prescrive un’altra ecografia di controllo, oltre alla densitometria femorale e vertebrale per la valutazione osteopenica (ossia la densità minerale nell’osso), e alcuni farmaci. Ore 14,50 – La prossima paziente (infermiera di professione) di 51 anni, si rivolge al medico per farsi prescrivere alcuni farmaci per lei stessa e per il marito, per alcuni disturbi non di rilevante importanza… Ore 14,54 – È una donna anziana che lentamente entra ora nello studio per far vedere al medico alcuni esami del marito affetto da una cardiopatia, e per aver un aggiornamento della relativa terapia. Alcuni minuti dopo un paziente richiede al medico la prescrizione di alcuni farmaci per la moglie di 72 anni affetta da depressione bipolare, ossia un disturbo che si manifesta con sintomi di depressione e sintomi maniacali che in genere si alternano periodicamente. Pochi pazienti oggi, in questo ambulatorio, con patologie “stabili” e sotto controllo con terapia di mantenimento, e ben conosciuti dal medico in tutte le loro particolarità fisiche e psicologiche.

Nel pomeriggio sono previste anche due visite domiciliari a Chivasso (Torino). Nel primo caso si tratta di una visita di controllo ad una paziente colpita da circa due anni da Sclerosi Laterale Amiotrofica (meglio conosciuta come SLA), molto ben accudita dal marito e da un’altra parente. È stabile, apparentemente vigile e con l’espressione serena, respira attraverso la tracheostomia, che al momento è ben tollerata. Il medico l’accarezza con gesto affettuoso e spontaneo e, dopo un breve aggiornamento dei familiari sul decorso, prescrive farmaci di “mantenimento” impegnandosi nel contempo con un’altra visita entro i prossimi quindici giorni, confermando la propria disponibilità per ogni evenienza… La successiva visita domiciliare riguarda una donna di 60 anni affetta da leucemia mieloide. È lei stessa ad aprire la porta e a farci entrare, poco dopo raggiunta dalla figlia (in avanzato stato di gravidanza), accomunate da un apparente stato ansioso… La paziente ha richiesto la visita domiciliare perché disturbata da una tosse persistente e da uno stato febbrile in corso. Il medico le rileva la pressione arteriosa che risulta essere nella normalità (120/70), la visita accuratamente e riscontra un respiro asmatico. Sul momento la paziente, a perfetta conoscenza della sua patologia, non sembra essere depressa considerando “normale e routinario” il suo percorso clinico e terapeutico, che il dottor Torchio conferma trasmettendo a lei (e alla figlia) ottimismo e… speranza. Quello di oggi è stato un “percorso” clinico e psicologico che rientra nella cosiddetta normalità per un medico di provincia («ma ci sono giorni molto più intensi e impegnativi», precisa il dottor Torchio); che lascia trasparire sempre, e in ogni caso, potenzialità e limiti della Medicina, ma anche dedizione e comprensione per i drammi umani che spesso vanno oltre la mera sintomatologia clinica.

Ambulatorio di Rondissone (Torino) – Ore 18,05 – È una donna di 59 anni la prima paziente. Esibisce  alcuni referti clinici di un esame ecografico perché è risultata affetta da calcolosi renale in vescica, patologia tuttora presente… ma sotto controllo. Il medico le consiglia e prescrive antispastici, e alcuni farmaci per la figlia. Alle 18,15 varcano la soglia madre e figlia che esibiscono referti clinici. L’anziana donna è affetta da anemia e calo ponderale (dimagramento) e lamenta una costante mancanza di appetito; disturbi che la stessa “sottovaluta”, anche in considerazione del fatto che nel contempo è carente di potassio e di magnesio tali da comportare possibili disturbi cardiaci. Per il protrarsi dei sintomi il medico le prescrive alcuni esami di accertamento, ma che la paziente è restia ad accettare di sottoporsi per pigrizia o verosimilmente per il timore di una possibile diagnosi “severa”; una esitazione che la figlia “contesta” riprendendo la madre e pregando il medico di insistere… Ore 18,33 – Entra ora una giovane di 25 anni che manifesta un evidente stato ansioso; il medico lo percepisce senza alcuna difficoltà e le prescrive un ansiolitico, e per precauzione anche un elettrocardiogramma. Alle 18,43 è la volta di un giovane di 27 anni che lamenta un persistente mal di gola. Il medico lo visita e riscontra la presenza di placche: si tratta di una evidente tonsillite per la quale prescrive un antibiotico; e contemporaneamente alcuni farmaci per i nonni. Alle 18,54 si presenta un paziente affetto da nefropatia (disturbi renali) e ipertensione cronica, richiedendo al medico la prescrizione di farmaci per la continuità della cura. Ore 18,58 – Con apparente “preoccupazione” entra in ambulatorio un quarantenne (disoccupato) per farsi visitare in quanto presenta squame cutanee su tutto il cuoio capelluto e sul viso, disturbi estetici “aggravati” da frequenti episodi di prurito. Il medico lo visita accuratamente ed esclude una qualunque forma di allergia, se non un possibile accumulo di stress a causa della sua situazione personale. Per l’eruzione cutanea e il prurito consiglia un trattamento farmaceutico di normale fruizione. Ore 19,04 – Si presenta un 56 enne che lamenta iposensibilità alle dita dei piedi, ed una “ipotetica” ernia discale; conseguenze probabilmente riconducibili al fatto che conduce mezzi pubblici. Ma nonostante si sia sottoposto ad esami radiologici che confermerebbero tali disturbi, il medico sembra non essere molto convinto degli stessi e prescrive nuovamente una risonanza magnetica a livello lombo sacrale; oltre a farmaci per la madre anziana. Ore 19,17 – L’ultima paziente è una donna di 38 anni (extra comunitaria ma da anni residente in paese) che ha subìto il mese prima un infortunio sul lavoro, procurandosi un parziale schiacciamento della mano destra. Il dottor Torchio riscontra che i postumi sono ancora molto evidenti, come pure la sintomatologia dolorosa soprattutto al tatto e al movimento dell’articolazione; una condizione che necessita senza alcun dubbio il prolungamento del periodo di infortunio e quindi astensione dal lavoro, ed eventuale somministrazione di comuni antidolorifici. Quello di oggi è stato un “percorso” clinico e psicologico che rientra nella cosiddetta normalità per un medico di provincia («ma ci sono giorni molto più intensi e impegnativi», precisa il dottor Torchio); che lascia trasparire sempre, e in ogni caso, potenzialità e limiti della Medicina, ma anche dedizione e comprensione per i drammi umani che spesso vanno oltre la mera sintomatologia clinica.

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