TRA PROGRESSI ED EGOISMI IMPERANTI E DELUDENTI…

Troppa enfasi per appagamenti effimeri cui segue in molti casi un vuoto interiore. E intanto c’é chi langue e si dispera per non avere nemmeno il necessario accompagnato dall’inesorabile solitudine

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Più passa il tempo e più il progresso avanza. Ma quale progresso? Di tutto e di più e in tutti i settori, e avanza talmente veloce che non si ha il tempo di seguirne l’evoluzione per acquisire questo o quel bene, o per gioire di determinati agi. Ma, come la storia ci insegna, ogni progresso corrisponde (paradossalmente) al regresso e, in fatto di cultura, per esempio, nonostante l’evoluzione delle nozioni e dei mezzi di comunicazione il tasso di ignoranza attiva pare addirittura aumentare. Se un tempo l’ignoranza passiva era anche causa di misfatti d’ogni genere, oggi al ponte di comando governa quel progresso che si esprime in quel materialismo spesso lesivo anche dei sentimenti: amicizie e parentele che si sfaldano,  valori umani e umanitari sempre meno rispettati, etc. Ed ecco che tutto ciò che è esteriorità si impone e sempre più difficile diventa vivere e convivere con i propri simili. Inoltre il denaro è un po’ il capostipite del materialismo tale da produrre potere, spesso di vita e di morte. Nel nostro Paese, a differenza di alcuni altri europei, il concetto dell’unità nazionale in realtà a mio avviso è solo una questione di facciata, ovvero espressione di una ipocrisia che si può constatare quasi quotidianamente. Se prendiamo ad esempio il fatto che milioni di italiani si perdono nel considerare con estrema esaltazione idoli sportivi ed artisti di fama, peraltro ultra milionari, ne deriva il loro grado di incoerenza e di immaturità; e prova ne è che praticamente nessuno di loro si è mai cimentato nel contestare le ingiustizie ad opera delle Istituzioni (azioni legali a parte) per i dannosi effetti della burocrazia. Le decine e decine di milioni di italiani fan di molte star, si beano delle loro performance, applaudono i discorsi pubblici di questo o quel parlamentare, presidente della Repubblica compreso; ma ad ognuno di loro vorrei chiedere  se conoscono la Costituzione che tanto viene richiamata con l’invito a conoscerla e a rispettarla, escludendo a priori che il cittadino comune ne abbia una copia in casa propria. È una Carta preziosa, inopinabilmente basata su sani principi che ispirano le nostre Leggi, almeno così dovrebbe essere; ed ho usato il condizionale perché nella pratica non è sempre così. Dunque, attori ed artisti da palcoscenico degni di Oscar, sportivi degni di traguardi sempre più in ascesa, tutti accomunati da fama e notorietà e, ovviamente, da un ricco conto in banca. Per estensione sono di questi giorni le notizie di alcuni magnati (quindi superlativamente ricchi) che, non sufficientemente appagati del loro avere, ambiscono a vivere l’emozione di voli nello spazio spendendo decine di milioni di dollari… Nel frattempo, in molte parti del mondo vi sono popolazioni che vivono con meno di un dollaro al giorno, altre muoiono per mancanze di cure, altre ancora per gli effetti di guerre fratricide (e qui le multinazionali degli armamenti fanno altrettanti affari d’oro); per non parlare poi di tutte quelle persone che sono private della libertà personale non per causa loro (sic!). Di tutto questo si potrebbe fare un lunghissimo elenco ma per certi versi sarebbe inutile, anche perché le suddette situazioni non cambiano e non cambieranno mai. Dunque, a che serve parlarne, scriverne e far sapere se i molti destinatari fanno orecchio da mercante? Forse servirà a poco, ma in ogni caso non potranno dire non sapevo e, in caso di loro particolari difficoltà direi loro: «Affidatevi ai vostri beniamini che vi hanno tanto allietato e dato qualche ora di spensieratezza, e vedrete che nessuno di loro vorrà (e non sarà in grado) di aiutarvi per risolvere un vostro problema, magari burocratico o di altra natura…». Vale a dire, ognuno  per sé e Dio per tutti… e non sempre! Poi ci sono i casi “estremi” che riguardano persone che avendo contratto una malattia grave e soprattutto  particolare, hanno necessità di affrontare il cosiddetto “viaggio della speranza”, ma essendo non abbienti sono costretti (o chi per loro) a promuovere una raccolta fondi per affrontare il viaggio e la cura, sovente all’estero. In questi rari casi il buon cuore nostrano si fa tenero, generoso e prodigo versando il proprio obolo o facendosi promotore dell’umanitaria iniziativa.

Kant

Ma analizzando il problema nella sua profondità etica è così che ci si deve aiutare tra esseri umani? Per rispondere a questa domanda e per non peccare di presunzione, sarebbe utile interpellare la saggezza dei nostri avi; ma siccome non è possibile farli resuscitare, non mi resta che azzardare una mia considerazione, quale osservatore e opinionista dei drammi sociali.  Anzitutto io credo che alla base in molte persone manchi l’obiettività e la coerenza, inoltre, diventa troppo “facile” far del bene quando ci si sente… predisposti; mentre, secondo Immanuel Kant (1724-1804), una buona azione assume particolare valore quando la si deve compiere e non si è in quel momento particolarmente predisposti. Una contraddizione? Apparentemente si, ma in realtà il reale valore del buon agire caratterizza ognuno di noi se accomunati da spirito di sacrificio e rinuncia nei confronti del nostro prossimo, facendo nostre le sue pene. Personalmente ho un grande rammarico: il non avere quel “potere” di fare per agire in modo considerevole, a differenza di chi è in condizioni di poter fare ma non agisce perché troppo “coinvolto” dal proprio benessere… narcisismo compreso. Ancora un’osservazione di Kant: «Non siamo ricchi per ciò che possediamo, ma per ciò di cui possiamo fare a meno».

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