Terra dei fuochi nel Mugello, screening medico per 400 persone: tumori record

Altro che calce, come sostenevano gli ex proprietari. C’è una bomba d’idrocarburi e metalli pesanti, nichel, piombo, rame e cromo esavalente nel deposito dell’ex cava Paterno, nel Comune di Vaglia.

L’articolo di Massimo Mugnaini per Repubblica Firenze.

E questo è soltanto ciò che i tecnici dell’Arpat hanno trovato esaminando i primi campioni di materiale prelevato nei giorni scorsi nella “terra dei Fuochi” toscana, utilizzata per anni come discarica abusiva di rifiuti speciali. Risultati parziali ma che destano già grande preoccupazione nel paese del Mugello, terra in cui l’incidenza dei tumori sulla popolazione è più alta della media toscana. Tanto che al termine del lungo consiglio comunale di due giorni fa, il sindaco di Vaglia Leonardo Borchi e l’assessore all’ambiente Riccardo Impallomeni hanno annunciato un’iniziativa senza precedenti: tutti i cittadini che dal 1995 hanno vissuto nel raggio di 500 metri dall’ex cava, sequestata dalla Procura di Firenze lo scorso febbraio, verranno sottoposti a uno screening medico approfondito.

Tecnicamente, uno “studio epidemiologico generale per casi di morte” che si avvarrà anche dei dati clinici dei pazienti acquisiti nel corso del tempo dai medici di base. E’ stata la Asl a chiedere agli amministratori di fornire un elenco anagrafico dei cittadini potenzialmente interessati dall’esposizione alle sostanze inquinanti trovate nell’area per sottoporle ai controlli. Il lavoro dei sanitari non sarà breve né facile: bisognerà verificare le condizioni mediche di almeno 400 vagliesi. Tra questi ci sono alcuni “osservati speciali”, tra cui due famiglie che vivono proprio a ridosso della “zona rossa”. Non tanto e non solo per ovvie questioni di distanza, ma soprattutto perché i funzionari Arpat e comunali hanno scoperto un pozzo profondo oltre 100 metri, a 20 metri dalla discarica abusiva, da cui partono delle tubature che arrivano proprio alle due abitazioni. Ci passa l’acqua che serve alle famiglie per irrigare gli orti domestici.

Il pericolo concreto è una replica in scala minore della terra dei fuochi casertana: pomodori tossici e zucchine al cromo. Intanto le indagini del pm Luigi Bocciolini sull’ex cava proseguono. I reati ipotizzati sono di traffico illecito di rifiuti e gestione di discarica abusiva. Da un lato il pubblico ministero attende i risultati completi delle analisi dell’Arpat. Non c’è soltanto da capire cosa siano e cosa ci sia nei rifiuti solidi trovati nel deposito: data la presenza di cromo esavalente, comunque, è sempre più probabile che si tratti di scarti fangosi di concerie, talmente maleodoranti che chi ci vive vicino è costretto a tenere le finestre chiuse tutto il giorno e a usare le mascherine. Ma anche da esaminare approfonditamente i composti organici e inorganici, gli elementi micro e macro inquinanti (nonché potenzialmente cancerogeni), le acque superficiali e sotterranee che potrebbero essere state contaminate. Dall’altro lato, il pubblico ministero vuole capire chi abbia speculato sull’ex cava trasformata in discarica abusiva di rifuti speciali.

Per quanto riguarda invece le 1.300 balle di “polverino 500 mesh”, proveniente da una ditta della provincia di Massa Carrara, trovate vicino al deposito, la Procura ha già iscritto nel registro degli indagati 11 persone fra cui gli ex proprietari di Cave Paterno Lanciotto e Tullia Ottaviani, Nino Di Matteo, legale rappresentante della società mista pubblicoprivata Produrre Pulito s. p. a. (partecipata anche dal Comune di Sesto Fiorentino), subentrata in Cava Paterno nel 2010, e Pietro Raciti, presidente della Med Link di Aulla, che commercializza sabbie abrasive e provvede a ritirare i rifiuti. Quest’ultimo, secondo le accuse, non smaltiva affatto il Polverino 500 mesh ma lo rivendeva.

Corollario all’inchiesta della magistratura, il braccio di ferro tra Comune di Vaglia e proprietari dell’area su oneri e competenze di una bonifica che, per i circa 20 mila metri cubi di materiale da smaltire, non costerà meno di 2 milioni di euro.
Fonte: Altracittà

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