TERMINI IMERESE: QUALE SARA’ IL FUTURO DELLA FIAT?

Dopo la lettera del signor Giordano, riprendiamo l’argomento Fiat di Termini Imerese con la testimonianza di un operaio dello stabilimento, Giovanni Gargano. 

Quale sarà il futuro della Fiat di Termini Imerese?Sembra ancora esserci una piccola speranza, che potrebbe far restare in piedi lo stabilimento  che in questi ultimi giorni, è stato protagonista di vicende “rivoluzionarie” da parte dei lavoratori, che hanno reclamato il loro posto di lavoro, la cui sicurezza corre sulla lama di un rasoio. Si era sparsa da un po’ la voce che lo stabilimento avrebbe chiuso i battenti nel 2012, e da diverso tempo i dipendenti alternavano periodi di lavoro a periodi di cassa integrazione. Purtroppo, questa situazione è sembrata crollare definitivamente, qualche settimana fa, quando 18 lavoratori della Delivery Mail, azienda dell’indotto della Fiat di Termini Imerese, si sono visti recapitare a casa la lettera di licenziamento. Questa decisione della ditta, causata dalla revoca dell’appalto di pulizia dei cassoni dell’impianto, stabilita dal Lingotto, ha fatto scattare una sorta di rivolta da parte di 13 dei 18 lavoratori in questione. Per più di 10 giorni, infatti, gli operai della Delivery Mail, hanno protestato, piazzandosi sul tetto di uno dei capannoni dello stabilimento. Uno di loro, Giovanni Gargano, 42 anni, sconvolto dalla vicenda, e nello stesso tempo speranzoso perché tutto possa rimettersi a posto, ha voluto raccontarci la sua esperienza.

“Ho deciso di raccontare la mia storia per far capire a tutta l’Italia che non bisogna mai arrendersi e che il diritto al lavoro deve essere difeso con le unghie e con i denti. In quest’ultimo periodo ho passato terribili giornate. Quando io ed i miei colleghi abbiamo ricevuto la lettera di licenziamento, ci è crollato il mondo addosso. Io ho quattro figli e una moglie che non lavora, e fino ad ora, nonostante fossi stato spesso in cassa integrazione, siamo andati avanti a stento. Con questa notizia, però, mi sono sentito defraudato di un diritto: quello di lavorare per mantenere i miei cari. Proprio per difendere noi e le nostre famiglie, io e tutti gli operai della Delivery Mail, ci siamo uniti ed abbiamo deciso di occupare il tetto di un capannone dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Sono stati giorni terribili, al freddo, sotto la pioggia, senza vedere i miei figli. Mia moglie mi telefonava tantissime volte al giorno perché si preoccupava per la mia salute, ed aveva ragione. Quando pioveva ci riparavamo sotto una tettoia, dove c’erano le ciminiere dello stabilimento. In questo modo, se da un lato ci riparavamo dalle intemperie, dall’altro inalavamo tutti i fumi tossici della fabbrica. Devo dire che al nostro sacrificio di protesta hanno partecipato anche gli operai della Fiat, che hanno scioperato più di una volta, per sostenere la nostra causa (che potrebbe essere in seguito anche la loro). Ci sono stati vicini anche i sorveglianti dello stabilimento, che hanno sofferto insieme a noi e ci hanno aiutato (ci portavano la colazione e facevano da tramite tra noi e le nostre famiglie). Ci hanno sostenuto, inoltre, i cittadini di Termini Imerese, il sindaco Salvatore Burrafato, i sindacati e i politici locali. La nostra è stata una libera scelta, è vero, ma sembra sia servita a qualcosa. Siamo scesi dal tetto proprio perché pare che la questione sia stata riaperta. Intanto le lettere di licenziamento sono state ritirate e la Regione Sicilia si è presa l’impegno di sostenerci attraverso la cassa integrazione, che dovrebbe essere una fase transitoria, in quanto dovrebbe essere seguita da una ricollocazione nell’ambito delle soluzioni che saranno trovate per lo stabilimento della Fiat. Adesso aspettiamo le decisioni che verranno prese domani, 5 febbraio, durante il tavolo, che era stato convocato venerdì 29 gennaio al Ministero dello Sviluppo economico, dove sarebbero state avanzate sette proposte (rimaste riservate) relative allo stabilimento. Naturalmente siamo ancora increduli, e non siamo sicuri di queste promesse fatte, ma se ci sarà da lottare ancora, noi siamo pronti a combattere per riavere il nostro lavoro, sperando di essere sostenuti sempre dalla Regione Sicilia, che sembra essersi davvero impegnata per salvare il futuro di noi lavoratori e delle nostre famiglie”.

Giusy Chiello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *