STRAPOTERE, ARROGANZA E BUROCRAZIA AL “SERVIZIO” DEL SUDDITO

L’incomprensione o l’inosservanza di un provvedimento legislativo è sempre penalizzante, e poco importa il grado di istruzione o culturale del cittadino…

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Mi spiace, ma proprio non ci siamo. Il continuo (quinto) rimaneggiamento dell’autodichiarazione ai sensi degli artt. 46 e 47 del DPR 28 dicembre 2000, n. 445 a cura del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (Ministero dell’Interno), è dimostrazione palese di inefficienza e superficialità per non dire anche di incompetenza. Un provvedimento che disorienta molte persone, a parte forse gli addetti ai lavori, non avendo dimestichezza con il lessico burocratico e giuridico procedurale. Proviamo ad analizzare questo documento capestro, che dovrebbe essere di elementare semplicità. Anzitutto pochissimo spazio è dedicato alla stesura dei propri dati anagrafici, per cui la compilazione deve essere fatta in carattere microscopico e alquanto abbreviato. Al primo punto dopo nella titolazione “Dichiara sotto la propria resposabilità” di non essere positivo al Covid-19 e/o di non essere sottoposto alla misura della quarantena di cui all’art. 1, comma 1, lettera c del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 marzo 2020, va rilevato che una persona apparentemente sana e che non è stata soggetta alla “prova tampone” non può sapere di essere positiva o meno al virus; inoltre non essere a conoscenza e in grado di comprendere le misure di contenimento del contagio vigenti dalla odierna ed adottate ai sensi degli artt. 1 e 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19. Un altro punto chiede di essere a conoscenza delle sanzioni previste dall’art. 4 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19; tutto ciò ed altre precisazioni relative alle limitazioni e alle possibilità di spostamento delle persone fisiche su tutto il territorio italiano a causa dell’epidemia di Coronavirus. Oltre allo sproloquio legislativo, tale documento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo stesso 25 marzo, con la pretesa che i cittadini, già a partire dal 26 marzo, abbiano letto in un solo giorno il decreto e le altre norme di richiamo con la relativa interpretazione. Con tale dichiarazione si pretende anche la piena conoscenza dei provvedimenti regionali, essendo nel contempo consapevoli delle sanzioni previste per l’inosservanza o dichiarazione mendace (questo termine era bene sostituirlo in “falsa” che tutti meglio conoscono, con riferimento all’art. 495 del C.P.), e tutto firmando e sotto la propria responsabilità con lo spauracchio che, contravvenendo, l’infedele cittadino è passibile  di una multa da 400 a 3.ooo euro, o con la reclusione da uno a sei anni. Quindi badando bene di rispettare la figura del pubblico ufficiale; anche perché forse non tutti sanno che anche l’impiegato dell’anagrafe o il dirigente di una qualunque Pubblica Amministrazione è un pubblico ufficiale. Solitamente per redigere una legge ci vogliono mesi o anni, anche per un testo di poche pagine; mentre per redigere questa unica pagina di Autodichiarazione ci è voluto meno di un giorno: uno per ogni dei cinque modelli elaborati, e l’ultimo sostituisce i precedenti; ma questa deduzione (per quanto ovvia) non è recepita da tutti. Per non parlare poi del DECRETO-LEGGE 17 marzo 2020, n. 18. Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, che consta di ben 127 articoli in 67 pagine. Ma sappiamo che ogni modo di legiferare è sempre subordinato alla burocrazia, un “virus” che infetta soltanto i cittadini sudditi, mentre i politici e i magistrati godono della perenne immunità. E come se non bastasse, ormai pare fuori discussione a chi addebitare il colpevole ritardo nell’intervenire per arginare questo fenomeno epidemico, peraltro oggetto di continue dispute, affermazioni, precisazioni, rettifiche, aggiornamenti, etc.; del resto quando si tratta di responsabilità il governante di turno non reciterà mai il proprio “mea culpa”, non solo per non essere penalizzato e messo alla gogna, ma soprattutto proprio perché questo reo è un politico. E mi sembra palese che la pena che i buoni (cittadini-sudditi-contribuenti) devono scontare per l’inefficienza della P.A. è di essere governati da uomini malvagi. Socrate docet!

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