SANA ALIMENTAZIONE PER POCHE O NULLE MALATTIE

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

 

A Torino, continuano suscitando grande interesse popolare le conferenze sulla prevenzione a cura della associazione Più Vita in Salute, con la consueta e generosa disponibilità di medici specialisti nelle più diverse discipline. Lunedì scorso si sono avvicendati sul tema, quasi univoco: “Quali novità a proposito di stili di vita e di buona tavola, e l’infarto e l’ictus si possono evitare?”, il cardiologo Giorgio Cerin e il cardiochirurgo Marco Diena. I due professionisti hanno ribadito, ad esempio, il fatto che noi oggi vediamo sì il cibo come una sorgente di energia e con più attenzione solo all’aspetto positivo, mentre la filosofia del buon vivere ci insegna che non esiste alcun elemento che non abbia un suo contrario… Già Ippocrate (469-377 a.C.), il sommo greco della Medicina antica, considerava il cibo un elemento farmacologico e terapeutico; ma oggi questa concezione va perdendosi anche per “l’imponenza” dell’industria farmaceutica e del consumismo più sfrenato. Da qui l’esigenza vuole che è importante sapere cosa si nasconde nel piatto della nostra alimentazione quotidiana, non solo per un sano nutrimento, ma anche per prevenire determinate malattie. E quindi qual è, ad esempio, la relazione tra rischio cardiovascolare e il cibo? «Il nostro corpo, vera e propria macchina umana – ha spiegato il dottor Celin – è molto perfetto, ma a volte ne abbiamo poca cura, soprattutto assumendo una dieta alimentare non propriamente corretta e adottando uno stile di vita non adeguato alle proprie esigenze e all’età». Ogni anno su 100 mila decessi in Europa 383 avvengono per problemi cardiovascolari; in Italia per la stessa ragione almeno 100 sono i decessi per 100 mila abitanti, e spesso sono chiamati in causa danni alle arterie (per la formazione di placche), disturbi che talvolta non danno sintomi e, per questo, consigliano i clinci, è bene sottoporsi a periodici controlli dopo i 45-50 anni. Sui fattori di rischio il relatore ha fatto riferimento in particolare come conseguenze l’obesità e il diabete, considerando nel contempo il fattore età. «In Italia – ha ricordato – sono obesi l’11% della popolazione, e il 28% è in sovrappeso (soprattutto i maschi) e la popolazione infantile e adolescenziale ne nè pure coinvolta. Un altro aspetto da considerare e da prevenire, è la sindrome metabolica (detta anche sindrome X, sindrome da insulinoresistenza o sindrome di Reaven), una situazione clinica nella quale diversi fattori fra loro correlati concorrono ad aumentare la possibilità di sviluppare patologie a carico dell’apparato circolatorio e diabete». A questo riguardo il clinico ha rammentato l’importanza del lavoro del giapponese Yoshinori Ohsumi (Nobel per la Medicina nel 2016) per aver scoperto il meccanismo dell’autofagia, che permette alle nostre cellule di rinnovarsi continuamente smaltendo e riciclando le parti inutili. Un malfunzionamento di questo processo, che è fondamentale dallo sviluppo fetale all’invecchiamento, può causare cancro, diabete e Parkinson. Ma sarebbe anche utile considerare quanto prevede la cosiddetta “finestra alimentare”, in quanto alimentazione a tempo limitato, ovvero versione del digiuno intermittente che impone di ridurre l’arco temporale in cui si consumano i pasti: in genere questo gap varia dalle 4 alle 8 ore. Alcune ricerche hanno dimostrato che questo metodo sembra essere efficace per i soggetti in sovrappeso o con elevata insulino-resistenza.

Per quanto riguarda l’ictus e l’infarto, si possono evitare? Un vecchio adagio del saggio Ippocrate, recita: «Lascia che il cibo sia la tua medicina», proprio perché un cibo sano è anche farmaco, concetto che chiama in causa le malattie cardiovascolari (MCV) che per la verità sono ereditarie nella misura del 24-30% dei casi, e comprendono l’angina pectoris, l’infarto del miocardio (membrana che ricopre il muscolo cardiaco, ndr), la morte improvvisa, le arteriopatie a livello cerebrale (ictus), e le arteriti agli inferiori e superiori; tutte cause correlate all’età, all’ipertensione, alla dislipidemia (variazione di quantità dei lipidi circolanti nel sangue, in particolare del colesterolo, dei trigliceridi, dei fosfolipidi, assai più frequentemente in aumento l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’iperfosfolipidemia, ndr), ma anche sedentarietà, ereditarietà, obesità, diabete, fumo. «Da bambini – ha precisato Cerin (nella foto) – si entra nella vita e si cresce sotto la protezione dei genitori; da adulti, però, si deve invecchiare e uscire dalla vita sotto la propria saggezza, una persona obesa, ad esempio, ha una aspettativa di vita di circa 8-10 anni inferiore ad una persona di peso normale». Sulla tempestività nel prevenire le malattie cardiovascolari è intervenuto il dottor Diena, sostenendo che solitamente si è meno propensi nel sottoporsi a controlli più o meno periodici; concetto, questo, che rientra nella cosiddetta “cultura industriale”. Quindi, si tratta di meglio imporsi per prevenire ictus e infarto controllando la propria pressione arteriosa i cui valori standard sono 130-140/80-85 mmHg, e per quanto riguarda il cibo è consigliabile inserire nell’organismo maggior potassio, uno dei 7 minerali essenziali, insieme a calcio, magnesio, fosforo, sodio, cloro e zolfo. Circa il 98% del potassio corporeo si trova all’interno delle cellule, dove contribuisce al mantenimento dell’equilibrio dei fluidi cellulari; inoltre, essenziale per il controllo dell’attività elettrica delle cellule cardiache, muscolari e nervose, consentendo di fatto la contrazione muscolare e la trasmissione dell’impulso nervoso. «È stato dimostrato – ha ricordato il clinico – che chi sospende il fumo fa una dieta antiossidante, in quanto le placche che si sono evolute nelle arterie regrediscono, ancor meglio se si mettono in pratica tutti gli accorgimenti del buon senso e della razionalità per la prevenzione, che sono ormai noti; se invece si sono calcificate queste non regrediscono e, quando è inevitabile, ricorrere ad eventuale intervento di rimozione». È noto a tutti che l’infarto e l’ictus sono la prima causa di morte e di invalidità con il 44% dei decessi. Ma si possono evitare? I clinici hanno ribadito che un’alimentazione equilibrata riduce soprattutto gli infarti e l’ictus in particolare, e ciò adottando anche la ormai arcinota dieta mediterranea (DM) antiossidante, ricca di sostanze che proteggono le cellule dall’invecchiamento precoce e mantengono le arterie “pulite”. Ma un dato è ormai incontrovertibile, come del resto hanno ribadito i relatori in unison0: si mangia troppo e, nonostante gli specialisti continuino ad indicare la DM come la più sana in assoluto, abbiamo sostituito cereali integrali, frutta e verdura, legumi e olio d’oliva con snack salati, cibi pronti pieni di additivi, succhi zuccherati e salse grasse.

 


Una curiosità. Il dottor Marco Diena (nella foto) è presidente della Cardioteam Foundation, una onlus fondata nel 2008 dallo stesso Diena in collaborazione con medici, e che da oltre cinque lustri operano nel settore cardiovascolare con l’obiettivo di realizzare attività, progetti ed iniziative volte alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. Al salone del libro di Torino, nello scorso maggio, ha presentato la sua recente pubblicazione “Il cuore oltre il confineSul filo rosso della vita”, una autobiografia che non ha nulla a che vedere (o quasi) con l’attività di cardiochirurgo, ma semplici appunti dei suoi ricordi di persona e di professionista dedito alla maestosità della Natura e passioni sportive, i cui effetti lo hanno fatto prima uomo e poi valente cardiochrirurgo con il saggio pallino della prevenzione delle malattie cardiovascolari… sensibilizzando il pubblico a cominciare dai giovani e giovanissimi.
Foto a cura di Giovanni Bresciani

 

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