ROTARY INTERNATIONAL: SECOLARE E FILANTROPICO SODALIZIO

Una “élite” sociale ma soprattutto un concreto esempio di solidarietà umana… che non può estinguersi, il cui motto è “Servire al di sopra di ogni interesse personale

di Ernesto Bodini*

In tempi di crisi economico-finanziarie le cui cause sono molteplici, solitamente si punta il dito contro politici e Istituzioni varie, ma anche contro l’egoismo e l’indifferenza di molti anche se, ad onor del vero, nel contempo “fanno bella mostra di sé” realtà come il volontariato e la filantropia che si manifestano in diverse forme. A questo riguardo ci sono realtà radicate che hanno fatto onore al mondo, e di cui si parla poco (forse volutamente) per dare un segno di estrema solidarietà con svariate iniziative finalizzate al sostegno di molte popolazioni indigenti. Fra queste il Rotary International (R.I.) che, a mio avviso, pur non facendone parte, merita essere conosciuto da tutti. Ma cos’é il Rotary International? È una rete globale di 1,4 milioni di uomini e donne intraprendenti (amici, conoscenti, professionisti e imprenditori) che credono in un mondo dove tutti i popoli, sinergicamente, promuovono cambiamenti positivi e duraturi nelle comunità di ogni dove. La soluzione di innumerevoli problemi ed esigenze di moltissime persone, soprattutto dei Paesi in via di Sviluppo, richiede un costante impegno e, da oltre 115 anni, i soci del Rotary sono pronti ad agire con passione, energia e intelligenza affinché i loro progetti siano sostenibili e concretizzabili. Tra questi, ad esempio, la promozione dell’alfabetizzazione, della pace, la tutela della salute, la fame e la sete, l’abitabilità, la tutela dell’ambiente, ed altro ancora. La promozione e il sostegno (economico-finanziario) di queste iniziative vanno sotto il nome di “Service”, ovvero al servizo dell’umanità proprio perché gli aderenti al Rotary credono in un mondo dove tutti i popoli, congiuntamente, promuovono cambiamenti positivi e duraturi nelle varie comunità vicine e lontane. Il Club rotariano al mondo nacque il 23 febbraio 1905 a Chicago per iniziativa di Paul Harris (1868-1947), un avvocato di origine irlandese nato a Wallingford nel New England, e stabilitosi a Chicago nel 1896. Alcuni anni dopo Harris coinvolse due suoi clienti: il commerciante di carbone Silvester Schiele (1870-1945) e l’ingegnere minerario Gustavus Loehr (1864-1918), e il suo sarto Hiram Shorey (1862-1944), per discutere dell’idea di costituire un gruppo di persone che si riunisse regolarmente al fine di animare lo spirito di amicizia e ampliare le prospettive in campo professionale. L’idea, sembrò suscitare interesse e condivisione tanto che al gruppo si aggiunse un quinto socio, il tipografo Harry Ruggles (1886-1970), e le riunioni iniziarono a tenersi settimanalmente. Il secondo club fu fondato nel 1908 a San Francisco e due anni dopo in tutti gli Stati Uniti c’erano 16 club con 1.500 soci.

I primi fondatori del R.I.

Nel 1910 si tenne la “First National Convention of Rotary Club of America”, dove si affermò il concetto che le professioni dovevano essere un mezzo per servire la società. Da qui, pare, il concetto di “Service”. Nel 1919 un gruppo rotariano dell’Ohio  (USA) fondò il nucleo di quella che sarebbe diventata la Società delle Nazioni. Lo spirito di apertura internazionale del Rotary ha contribuito alla nascita di organizzazioni a carattere sopranazionale, come la “Società Internazionale in favore dei bambini invalidi” (fondata nel 1922 e oggi denominata “Rehabilitation International”), la cui costituzione fu avviata a seguito di un incontro rotariano a Londra nel 1942. Durante la prima guerra mondiale fu creata la “Rotary Foundation” con lo scopo di contribuire allo sviluppo di una società migliore attraverso programmi educativi e assistenziali. Attualmente, è dato a sapere, il R.I. è uno dei maggiori organismi mondiali che fornisce borse di studio per corsi di perfezionamento. Insomma, un sodalizio rafforzato da quel credo, espresso dall’avv. Harris, sottolineando che «L’amicizia è stata la roccia sulla quale è stato costruito il Rotary, la tolleranza è ciò che lo tiene unito».

Due grandi Rotariani

S. Mulitsch e A. Sabin

Credo che il nome e l’opera scientifica del prof. Albert B. Sabin (1906-1993) siano note a tutti, ovvero, lo scienziato polacco (naturalizzato statunitense) che realizzò il vaccino contro la poliomielite, e non volle brevettarlo affinché tutti i bambini del mondo potessero fruirne praticamente a costo zero. Quindi, è facile immaginare come il prof. Sabin potesse essere tra i più illustri soci del R.I. Ma la sua dedizione non si è esaurita con la messa a punto del suo vaccino, perché dedicò il resto della sua vita a far sì che se ne facesse uso appropriato ovunque, anche nei Paesi più poveri del mondo in cui nessuno riusciva a portarlo e a farlo accettare. Ciò attraverso proprio il R.I. in quanto fu sua l’ispirazione delle campagne di vaccinazione attuate prima nelle Filippine e in Marocco (grazie alla fattiva ed instancabile collaborazione dell’imprenditore rotariano triestino Sergio Mulitsch di Palmenberg – 1923-1987), seguendone costantemente i progressi e i risultati. A Evaston nell’Illinois (sede centrale del R.I.), Sabin era di casa, e dalla sua collaborazione con diversi presidenti internazionali nacquero diverse campagne svolte nell’ambito del cosiddetto Programma 3H (Health, Hunger and Humanity: salute, fame, umanità) varato nel 1978, concepito appunto per intraprendere azioni di servizio su larga scala, al di là delle possibilità di singoli club o gruppi di club. Il Programma, che nacque come Polio 2005 e in seguito prese il nome di PolioPlus, fu merito del prof. Sabin, fidandosi totalmente del Rotary e dei rotariani, tant’è che ebbe a dichiarare, come pubblicato dal periodico Rotary del maggio 1993: «Il Rotary vuol mostrare, possibilmente, come le cose debbono essere fatte, in modo che il programma possa essere apprezzato e attuato in altri luoghi. Io penso che questo sia un aspetto molto nobile di quello che è il sinonimo di Rotary: il servizio agli altri». Quella di Sabin fu una vera e propria crociata, portata avanti con determinazione e costanza anche se negli ultimi anni alcune patologie minarono (senza abbatterlo) il suo fisico: aveva ancora molti impegni da portare a termine, sempre chino sul suo microscopio per studiare altri agenti patogeni che minano l’umanità.

Dunque Sabin, Mulitsch e  tutti i rotariani del mondo si sono impegnati per molti anni in quella grande opera che è stata la raccolta di fondi, necessaria a proseguire e mantenere nel tempo il Programma PolioPlus. Questa crociata totalmente unanime ufficialmente ha preso il via nel 1982 quando il Board, accogliendo il suggerimento del Comitato Nuovi Orizzonti, si pose l’obiettivo di eliminare la poliomielite ed altre malattie infantili entro il 2005 (peraltro per il 100° anniversario del Rotary), con inizio operativo nel 1984, cui seguì la campagna denominata “Be wise – immunize” (“Sii saggio – Vaccinati”) nelle grandi aree urbane dei Paesi industrializzati dove la popolazione non si serve dei mezzi disponibili per le vaccinazioni. Oggi, a parte alcuni focolai registrati da alcuni anni in Afghanistan, Pakistan e Nigeria, si può dire che il mondo è polio free e, a mio modesto parere, questa nobile realtà rotariana dovrebbe essere conosciuta (continuamente) da tutti, soprattutto alla luce della situazione pandemica a causa della Sars-CoV-2 che stiamo vivendo… e che ancora non sappiamo quando del suddetto virus il mondo si potrà definire Covid-19 free. Forse ci vorrebbe un Programma denominato CovidPlus, ma questa mia idea credo che non sia realizzabile e quindi debba conservarla nei miei intenti… pur non essendo un rotariano.

*(giornalista scientifico e biografo)

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