RISCHIO RECESSIONE? FORSE. MA SI PUÒ EVITARE

Stiamo assistendo ad una evoluzione esistenziale che richiede il massimo impegno di tutti, al fine di far fronte agli eventi funesti d’ogni sorta a tutela della collettività.

di Ernesto Bodini (giornalista e opininista)

Il mondo, e anche l’Italia, è sempre più oggetto di eventi funesti causati dalla natura, ma anche dall’incuria e dall’ignoranza dell’uomo. Anche il nostro Paese quindi vittima senza requiem: pandemia, infortuni sul lavoro, criminalità, crisi occupazionale, Servizio sanitario sempre più “impoverito”, dissidi politici interminabili e, di conseguenza, come se non bastasse, il debito pubblico continua a salire: 2.270 miliardi di euro. A parte gli addetti ai lavori, credo che la maggioranza della popolazione non faccia caso a questa cifra che è da ritenersi esorbitante, ed ancor meno si pone la preoccupazione di come si potrà sanare questo deficit, con il rischio (peraltro quasi imminente) di una possibile recessione, ossia, l’identificazione del livello dell’attività economica aggregata, misurata tipicamente dal PIL (prodotto interno lordo). Senza sconfinare ulteriormente nel variegato mondo dell’Economia nazionale e internazionale, è facile comprendere che la situazione potrebbe aggravarsi, e non poco, in considerazione del fatto che gli eventi funesti, d’ogni ordine e grado, sono pressoché quotidiani e se poi aggiungiamo che si va sempre più riducendo il ricambio generazionale, il quadro della Bella Italia non solo rimane senza cornice ma anche senza il suo interno dipinto. Metafore per esprimere con “garbo” una situazione che non vuole essere necessariamente allarmistica, ma nel contempo un invito alla presa d’atto di tale realtà che, nonostante i politici si stiano prodigando per una qualche soluzione, la popolazione farebbe bene a seguirne le vicende, e non correre dietro loro per farsi fare un selfie e rilasciare un autografo: un vicendevole sorriso immortalato su un tablet o su un cellulare può “appagare” l’animo solo per quel momento… Ecco che nonostante la sempre più estesa globalizzazione, la potenza dei mezzi di comunicazione e quant’altro ancora si voglia considerare, rimane l’impegno di tutti di rendersi responsabili di ogni nostra azione quotidiana, con senso civico ed etico e, all’occorrenza, denunciando soprusi ed ingiustizie ma non con sitin, cortei e fiaccolate che come sempre servono a poco o a nulla! Purtroppo, però, bisogna fare i conti con la non trasparenza (almeno in parte) della Pubblica Amministrazione, i cui membri in particolare figure apicali (sindaci, assessori, funzionari e politici in genere) non sono disponibili a ricevere “de visu” il cittadino, come avveniva invece sino a non molti anni fa, per quello che mi ruguarda in Piemonte. E, il paradosso, sta nel fatto che costoro sono più avvicinabili per una frettolosa stretta di mano in piazza o per un selfie che a mio avviso potrebbe rientrare in una sorta di “patologia sociale” definibile in selfie-mania.

Ora che si sta concretizzando l’ormai noto PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), approvato dal Consiglio europeo il 13 luglio 2021, sarebbe bene prenderne atto tutti, in quanto prevede una serie di interventi che riguardano la popolazione, ovvero i consumatori, i risparmiatori, i contribuenti, gli enti locali, le imprese, la digitalizzazione, l’aumento dei prezzi e la sinergia Governo-Parlamento per l’attuazione del Piano stesso. La pubblicazione PNRR, cos’è, a cosa serve, edita nel maggio 2022 da Il Sole 24 Ore, a cura del caporedattore Mauro Meazza (pagg. 165, euro, 12,90), è il contenuto di questo complesso programma che indica come impiegare i fondi europei, la cui erogazione è connessa all’esecuzione di interventi puntuali e importanti riforme. «Il libro – è sintetizzato in seconda di copertina – riepiloga e illustra i progetti del Pnrr, indicando dove informarsi e spiegando come le voci del Piano ricadranno sulle nostre attività, da quelle economiche al tempo libero, dal welfare agli uffici pubblici». Il lavoro editoriale, nel dettaglio, illustra ad esempio, il debutto del Piano nazionale (aprile 2021), l’inizio dei progetti (agosto 2021), le misure, gli importi e le normative (2022); mentre un più esteso capitolo comprende i punti di alcune riforme, e un altro le varie mission: dalla digitalizzazione, innovazione, competitività, rivoluzione verde e transizione ecologica alle infrastrutture per una mobilità sostenibile; dall’istruzione e ricerca, all’inclusione e coesione alla Salute. Quest’ultimo aspetto è stato scritto con particolare attenzione alla “ripresa” e alla “resilienza” nel dopo Covid: una missione che complessivamente potrà contare su una disponibilità di 20 miliardi, di cui 15,6 miliardi effettivi di investimenti all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a cui si aggiungono 2,9 miliardi del fondo complementare e altri 1,7 miliardi dal piano React-Eu. Ovvero, l’assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (REACT-EU), che amplia le misure di risposta e superamento della crisi attuate attraverso l’iniziativa di investimento per la risposta al coronavirus (CRII), e l’iniziativa di investimento per la risposta al coronavirus plus (CRII+) che costituisce un ponte verso il piano di ripresa a lungo termine. Insomma, le acque si stanno smuovendo ma a mio avviso sarebbero meno agitate e più navigabili se, tutti i politici preposti, fossero dei saggi nocchieri per condurre in porto questo “Transatlantico Europa” con minor danni possibili!

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