RIFLESSIONI SULLA COMUNICAZIONE UMANA

Sempre più arduo mantenere delle buone relazioni sociali, nonostante la brevità dell’esistenza… con tutti i suoi misteri.

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Non è certo mia intenzione accanirmi (che verbo orrendo, tanto più se messo in pratica), ma dai punti di vista antropologico e ideologico sarebbe umanamente interessante sapere cosa frulla nella mente di coloro che ambiscono a posti di comando, sia in ambito politico che nella vita privata. Sarebbe davvero una analisi che ci farebbe capire, almeno in parte, alcune sfumature della psiche umana; anche se certamente molti studiosi come Freud (ma anche prima e dopo di lui), si sono già cimentati in questa impresa titanica, cercando di comprendere anche i molteplici aspetti di particolari patologie mentali di competenza psichatrica. Parimenti, tale indagine vale per coloro che amano esibirsi in pubblico in modo spasmodico sino all’inverosimile (egocentrismo), e per coloro che, all’opposto, amano la riservatezza, la sobrietà e l’umiltà. Personalmente non ho alcun titolo per approfondire questa eventuale ricerca-indagine, ma ciò che mi incuriosisce (mi si perdoni la banalità del termine) è capire, per quanto possibile, la ratio umana fino a che punto si può esprimere con parole ed azioni in bene o in male. Probabilmente non ne verrò a capo, sia perché non posseggo gli “strumenti” per tale approfondimento e sia perché la mente umana in gran parte è ancora avvolta nel mistero. Ciò che però può suscitare un eventuale dibattito è la notevale varietà delle relazioni unane che, non solo dipende dalle origini storico-culturali delle popolazioni, ma anche da quel forma mentis che è in ognuno. Eppure, al di là della propria lingua di origine, la parola, lo scritto e l’espressione mimica sono strumenti di comunicazione che dovrebbero avvicinare le persone le une alle altre; ma purtroppo altrettanto molteplici sono le incomprensioni per lo più a causa di fraintendimenti, faziosità, ignoranza, diffidenza ingiustificata, etc. In questi ultimi tempi alcuni scienziati votati alla più estrema tecnologia, si stanno cimentando per sostituire in alcune funzioni/relazioni l’uomo con il robot, dotando quest’ultimo della capacità di dialogo e di comportamento di impronta “umanoide”. È certamente una notevole evoluzione dal punto d vista tecnico-scientifico, ma se dovesse concretizzarsi ed ampliarsi verrebbe meno il valore della psiche e dello spirito inteso come interiorità. Ecco che l’uomo in carne ed ossa rischia di essere “superato” da quello che si può definire un essere alieno e, a questo punto, altri interrogativi sorgerebbero con risposte sempre più distanti dalla razionalità. Da sempre si dice che ogni progresso ha il suo prezzo. Si prenda ad esempio l’invenzione della bomba atomica, uno strumento di alta tecnologia chimico-fisica che, per volere dell’uomo, ha decimato in pochissimo tempo milioni di persone. Inoltre, esplorare i pianeti oltre un certo limite può servire all’umanità? E in che misura e a quale prezzo? Sin dai suoi albori l’uomo ha dovuto inventare qualche strumento per difendersi e per offendere, e con il passare dei secoli è diventato sempre più inventore e scopritore, ovviamente anche di cose e strumenti per migliorare le proprie condizioni di vita e di salute; ma per quanto riguarda il dialogo e quindi le relazioni sociali io credo che le stesse siano da valutare di volta in volta. E queste non è detto che si manifestino solo con il dialogo, perché anche con l’Arte (in ogni sua espressione), ad esempio, l’uomo in molti casi può e riesce a comunicare, e quindi  farsi comprendere ed accettare.Ma non tutti, però, sono dotati per esprimersi con l’Arte, allora taluni si avvalgono della comunicazione verbale e/o mimica il cui valore di intesa e condivisione molto dipende dal grado di sintonia che riescono ad insturare con il prossimo.

Poi vi sono molti eventi nella vita che possono condizionare le relazioni umane: spesso è sufficiente un cambiamento della propria salute o del proprio status sociale per rompere o modificare un rapporto umano, anche di parentela. Quindi, la conseguenza della incomunicabilità può avere effetti devastanti e, in questi casi, per evitarli o prevenirli, basterebbe che le parti si allontanassero l’una dall’altra, come dire: ognuno per la propria strada. Tuttavia, non sempre è possibile a causa di determinati vincoli reciproci, che possono essere di natura economica, di parentela, professionali, o più semplicemente di immagine… In buona sostanza le relazioni sociali sono sempre state un mezzo per convivere, condividere ma anche per rigettare qualcuno che per semplice antipatia a volte non è gradito o non rispecchia i nostri stessi interessi o punti di vista. E per dirla fino in fondo, questi due anni di pandemia hanno favorito molte situazioni di alterate (o interrotte) relazioni sociali, e non pochi rapporti umani (un tempo sereni e conviviali) sono diventati “oggetto” per psicologi e psicoterapeuti. Vorrei concludere che a mio avviso a monte di tutto ciò vi è la diversa concezione del proprio esistere, fortificata o meno, da un credo o una fede che sono sempre più soggettivi… a causa dell’eccessivo progresso materiale e quindi del depauperamento di determinati valori unani.E quando si soffre, che valore può avere una comunicazione? La risposta è soggettiva, come soggettiva è la reazione: comunicare per condividere ed essere di supporto, oppure girarsi dall’altra parte, a conferma che la perfetta e reciproca sintonia è mera utopia. A coronamento di quanto scritto trovo lapidaria ma esaustiva, e ancora attuale, l’osservazione del filosofo francese Francois de La Rochefoucauld (1613-1680, nell’immagine): «Gli uomini non vivrebbero a lungo se non si ingannassero a vicenda».

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