Ricordo di Rosa Parks a dieci dalla morte

primo piano di Rosa Parks

Una figura simbolo del movimento per i diritti civili. Storico il suo esempio di disobbedienza civile contro la discriminazione razziale

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Ancora oggi (e forse anche in futuro) in varie parti del mondo quando si parla di diritti non mancano riferimenti alle ingiustizie, ancorché legate a differenze di razza (mi si perdoni il termine, che personalmente non condivido, sic!), ed ancor peggio a segregazione razziale. Ogni epoca ha fatto storia ma purtroppo molte generazioni non hanno imparato che l’esistenza umana poggia le basi sul concetto universale di uguaglianza, una realtà che riguarda tutt’oggi soprattutto alcuni Paesi orientali dove la disuguaglianza persiste per ragioni religiose e culturali; mentre negli Stati Uniti il regime segregazionista resistette sino al 1954 in ben tredici Paesi (Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Louisiana, Maryland, Mississipi, Carolina del nord, Carolina del sud, Oklaoma, Tennesse, Texas, Virginia) in cui le discriminazioni venivano praticate in quasi tutti i settori della vita sociale: ancora nel 1957, solo il 25% della popolazione nera in età di voto era iscritta nelle liste elettorali. Nel 1954-1959 la Corte Suprema intervenne dimostrando l’incostituzionalità della segregazione razziale ponendo fine a tale regime, e nel 1986 ne dichiarò la non conformità ai principi costituzionali.

Rosa Parks seduta su un autobusIn questo senso fecero storia alcuni episodi tra i quali quello relativo alla ribellione di Rosa Parks (1913-2005), una donna di colore, nata a Tuskegee, capoluogo della piccola Contea di Macon (Alabama). Una figura esile e alquanto modesta che, con il suo gesto, di lì a poco, rifiutando di lasciare il posto a sedere a un bianco sull’autobus, avrebbe dato una “svolta” alla vita sociale americana, aprendo le lotte per i diritti civili. A Montgomery (Alabama), dove risiedeva, si guadagnava da vivere cucendo vestiti per un grande magazzino, e dopo il lavoro svolgeva (dal 1943) il ruolo di segretaria per la National Association for the Advancement of Colbred People (NACCP), un’associazione sorta per rivendicare i diritti dei neri in America. Un giorno di dicembre del 1955, rincasando dal lavoro in autobus (vedi foto), si sedette in un posto riservato ai bianchi. Alla richiesta dell’autista James Blake di alzarsi e andare nella parte riservata ai neri, oppose un netto rifiuto, stanca non per il lavoro ma di essere trattata come una cittadina diversa ed emarginata… Il conducente fermò il mezzo e fece intervenire due agenti per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine. Atteggiamento fermo e determinato ma non alterato tanto che, quanti la conobbero, affermano che quell’umile sarta aveva qualcosa di “regale”, ma per nulla disposta a subire ulteriori soprusi.

Contemporaneamente, per iniziativa di un gruppo di persone coraggiose, tra le quali il pastore Martin L. King (1929-1968), i neri decidono di organizzare un boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che è durata per 382 giorni (mandando quasi in fallimento la compagnia dei trasporti), per l’intero periodo che ha preceduto l’abolizione della segregazione: il 13 novembre 1956, dopo un lungo e travagliato iter legale, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici cittadini, primo passo di un cammino che condusse alla piena integrazione razziale, che molto probabilmente non sarebbe stato possibile senza quel “coraggioso gesto” di opposizione di una donna minuta ma risoluta.

primo piano di Rosa ParksUn risultato che però non fu privo di ulteriori e numerose dimostrazioni di protesta, tanto da sfociare in una straordinaria ondata di solidarietà: una lotta alla quale la Parks, rilasciata dopo tre mesi su cauzione, partecipò in prima fila divenendo la “madre dei diritti civili”. Riconoscimento avvalorato da Martin L. King che in seguito scrisse: «Il gesto di Rosa è un’espressione individuale di un anelito eterno alla dignità e alle libertà umane»; già, perché “pretendere” quel posto a sedere fu la dimostrazione di iniquità per molto tempo radicate ad una cultura che perdurò sino al 1865 con la fine della guerra civile, anno in cui fu abolita la schiavitù in 36 Stati allora rappresentati dal Congresso. L’esempio di Rosa Parks divenne (ed è tuttora considerata) un simbolo per gli attivisti, tanto che nel 1987 fondò il “Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development” insieme a Elaine Eason Steele in onore del marito Raymond Parks. Nel 1996 ottenne la Medaglia Presidenziale della Libertà, e nel 1999 la Medaglia d’oro del Congresso. Rosa Parks morì il 24 ottobre  del 2005, tre anni prima dell’elezione di Obama, che da parlamentare tenne per lei un discorso commemorativo al Senato. Per il decennale della sua scomparsa ci piace ricordarla con quanto ha lasciato detto: «Nel corso degli anni ho imparato che quando la mente si è ben formata, questa non diminuisce la paura; sapendo cosa deve essere fatto la paura viene meno».

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