Ragazze senza gioventù: la produzione de La Lanterna Magica per raccontare l’Abruzzo attraverso le voci delle donne

Fonte: Instagram, @ilcapoluogo.it
Proseguono le riprese della docufiction “Ragazze senza gioventù”, prodotta dall’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica” ETS; un intreccio tra teatro, documentario e memoria storica, volto al raccontare le donne nella cultura e nella storia dell’Abruzzo.
La produzione restituisce al pubblico un mosaico ricco e coinvolgente di coraggio, determinazione, arte e resilienza. A fare da filo conduttore, l’affascinante storia di Paolina Giorgi, aquilana, diva dei café-chantant e vittima nel 1911 del femminicidio più clamoroso della Belle Époque.
Girata interamente in Abruzzo, nei luoghi che hanno visto nascere e agire la protagonista, la docufiction è un vero e proprio viaggio attraverso il tempo e il territorio. Borghi antichi, paesaggi naturali e spazi urbani diventano scenografie autentiche in cui si intrecciano ricostruzioni teatrali, testimonianze e documenti d’archivio. Uno dei contributi che impreziosisce la docufiction è quello di Donatella Di Pietrantonio, Premio Strega 2024, che riflette sull’importanza della letteratura nel dar voce a chi spesso rimane in silenzio, come le donne vittime di violenza.
Il progetto nasce con l’intento di recuperare e valorizzare memorie femminili spesso trascurate, attraverso un linguaggio innovativo e accessibile, in grado di parlare al pubblico contemporaneo. La sceneggiatura di “Ragazze senza gioventù” è firmata da Iaia Centofanti, la regia è di Fabrizio Pompei.
Progetto realizzato con il contributo della Giunta Regionale d’Abruzzo – Servizio Beni e Attività Culturali – Iniziativa realizzata con contributo regionale ex L.R. 98/1999 ss.mm.ii.
Note Biografiche
Paolina Giorgi, il cui vero nome era Francesca Chiodi, morì a Genova il 13 gennaio 1911 ad appena 27 anni, vittima di femminicidio per mano di un uomo di 26 anni che la uccise con tre colpi di pistola al cuore, prima di togliersi la vita. Francesca aveva avuto una carriera fulminea. In pochi anni passò dalla semplice professione di lavandaia e stiratrice alle esibizioni sui più importanti palchi d’Italia. Il suo fascino era noto a tutti; molti uomini persero la testa per lei, tra cui lo stesso Gabriele d’Annunzio. Tra questi uomini c’era anche Fermin Carrera, studente di 26 anni di Buenos Aires che si infatuò perdutamente dell’attrice. Il Secolo XIX riportò all’epoca cosa successe esattamente negli ultimi, concitati attimi di vita di Francesca. E leggere l’estratto fa venire i brividi: “Ad un tratto, con rapidità fulminea, il giovane estraeva di tasca una rivoltella e ne esplodeva tre colpi contro la compagna. Subito la disgraziata stramazzò al suolo supina. Il sangue le usciva a fiotti da due ferite al collo e andava a raggrumarsi in lago attorno al corpo. L’assassino, colla faccia stravolta dalla follia, le lanciava un ultimo sguardo poi si allontanava di qualche passo come inorridito e si esplodeva un colpo di rivoltella al torace sinistro stramazzando a terra a sua volta”.
Fonte: news.robadadonne.it