QUANTE GARANZIE ANCORA PER IL DIRITTO ALLA SALUTE?

Stiamo subendo una sensibile riduzione del personale sanitario, in parte sempre più demotivato, a fronte della quale la garanzia delle cure sta venendo sempre meno …

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e opinionista)

Se la pandemia ha messo in ginocchio molti settori professionali, sociali ed economici, anche la Sanità ne sta subendo le conseguenze sotto diversi aspetti. Oltre ai rinvii e ai ritardi di molte prestazioni (visite, esami e terapie) il problema che si va facendo particolarmente serio riguarda la riduzione del personale, sia medici che infermieri. In questo ultimo periodo mancano all’appello circa 21 mila sanitari e prossimamente altri 4 mila verranno meno, sia per pensionamento che per spontaneo licenziamento volendosi dedicare all’attività privata, e in parte per andare oltre confine. Questo “allarme” è lanciato dai rappresentanti di categoria e dalla evidente quotidiana carenza assistenziale. Le cosiddette pseudo-urgenze, ad esempio, rientrano in quelle fatidiche liste di attesa con eventuali conseguenze che si possono immaginare, e a questo riguardo a livello di popolo si sentono solo lamentele e/o segnalazioni ai mass media, ma sinora non ho individuato da parte dei cittadini azioni dirette contro le Istituzioni preposte alla gestione organizzativa che, oggettivamente, per quanto coscienti, non sono in grado di arginare il fenomeno e tanto meno di porvi rimedio. È certamente un bel dilemma e ogni giorno c’è in ballo la salute (e la vita) di molti cittadini, ma ciò nonostante le Istituzioni non fanno altro che richiamare gli articoli della Costituzione, come se il menzionarla servisse a creare più ottimismo e fiducia (garanzia e tutela); ma non c’è Costituzione che tenga (oltre al famigerato e sempre più improprio federalsimo) per sanare una situazione del genere. Quindi, sorge spontanea la domanda: la salute e la vita sono o no un diritto da tutelare? È indubbio che per intervenire non solo servono determinate competenze ma anche una certa volontà politica, e tutti i parlamentari (al potere e all’opposizione) è bene che si diano da fare se non vogliono avere sulla coscienza un incremento di malati cronici e di decessi. Il cosiddetto “paravento” della pandemia non deve comunque costituire una sorta di alibi, perchè in tal caso il tutto rientrerebbe in un giro vizioso che solo pochi fortunati riuscirebbero a starne al di fuori. Ed è pur vero, tuttavia, che in questi ultimi due anni e mezzo tutti gli operatori sanitari hanno dato il meglio di sé, se non anche di più, ma è altrettanto vero che una maggiore considerazione e più appropriati riconoscimenti alle categorie interessate (compreso l’indotto) dovrebbero costituire le basi per un risanamento (almeno parziale) della Sanità pubblica, ovviamente garantendo maggior tutela a quanti ogni giorno sono “invocati” per curarci e salvarci la vita. Ma al tempo stesso chi difende e tutela i pazienti, sia in attesa che in fase di rallentato trattamento? È mia convinzione che non sono sufficienti associazioni e movimenti sociali preposti, ma è indispensabile che ogni cittadino avente necessità di cure al momento opportuno si attivi con tutti i mezzi giuridico-legali nei confronti dei politici-gestori affinché rispondano del loro operato; e va da sé, invece, che chi ha mezzi economici considerevoli non si attiva in tal senso, in quanto gli è più “congeniale” rivolgersi alla sanità privata. Inoltre, si provi ad immaginare un parlamentare che nel bisogno si rivolga alla sanità prubblica rispettando le canoniche procedure, comprese le liste di attesa; è un’ipotesi (rarissime eccezioni a parte) che non si verificherà mai: oltre alla disponibilità economica si avvalerebbe delle cosidette corsie preferenziali che, di fatto, sono sempre esistite… e non solo in Sanità. Sino a non molto tempo fa si sosteneva che il nostro SSN era il migliore al mondo, ma oggi, pandemia e politica ne hanno deturpato il volto con la prospettiva di una lenta e difficile rigenerazione… nonostante i sacrifici di chi sente il dovere di continuare (medici e infermieri) e di chi sa attendere l’agognata cura (pazienti e caregiver).

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