QUANDO PARADOSSI E ASSURDITÀ ALIENANO I PRINCÌPI DI DEMOCRAZIA

Contro la burocrazia e di fronte alla P.A. è utile essere prevenuti… la fiducia va bene, ma sino a prova contraria. Ciò che non è normato, abrogato o precisato, è privo d’ogni obbligo e quindi non esigibile. La buona fede da parte delle Istituzioni non è quasi mai creduta e la legge non ammette ignoranza.

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Anche se siamo di fronte ad una pandemia che ci opprime senza requiem, non è una ragione sufficiente per non rimettere in discussione le incomprensibili anomalie, gli estremi paradossi e quindi le assurdità delle Istituzioni sia esse locali che apicali. Ma perché riportarle in evidenza, almeno in parte, giacché l’elenco sarebbe infinito? Io credo che sia utile sapere con chi si ha a che fare ogni giorno per evitare di trovarsi in qualche difficoltà e subire eventuali conseguenze: citazioni, convocazioni, rimozioni, annullamenti, abolizioni, revoche con conseguenti penalizzazioni d’ogni sorta; e purtroppo anche in riferimento all’attuale periodo. Ma cominciamo con qualche esempio di questo non breve e penoso elenco, per il quale invito il lettore a prenderne atto fino in fondo. Vi sono fonti scientifiche che informano che molti prodotti alimentari (o di altro genere) di largo consumo non sarebbero indicati e/o consigliati per una buona alimentazione umana, ma ciò nonostante non si interviene per limitarne o abolirne la produzione o la vendita. A seguito di questioni civili e penali, anche quando è accertata spesso la buona fede del cittadino non viene considerata, e questo per lasciare spazio al sospetto di colpevolezza (anche se in realtà non sussiste), tanto che il cittadino “additato” deve dimostrare di essere estraneo a tale responsabilità. In caso di diverbio tra funzionari della P.A. (specie se in divisa) e il cittadino, la Legge solitamente dà maggior credito ai primi. Se il cittadino deve perseguire una ingiustizia da parte della P.A. è obbligato a rivolgersi al TAR tramite l’assistenza di un legale, con la conseguenza di dover onorare una o più parcelle e con tempi solitamente lunghi che l’iter richiede. Per quanto riguarda il gratuito patrocinio per l’assistenza di un legale (solitamente penalista), il ricorrente ne  ha diritto se non supera un reddito annuale lordo di poco più di 11 mila euro (salvo variazioni), e ne consegue che praticamente nessuno riuscirebbe ad ottenerlo, a parte i disoccupati e i poveri totali. Un’altra assurdità da parte della P.A. è relativa ai moduli da compilare per una qualsiasi pratica, i quali sono scritti con caratteri microscopici e con spazi molto fitti tra una riga e l’altra tanto che il cittadino interessato è costretto a compilarli con altrettanti caratteri microscopici, con il rischio palese che il modulo venga invalidato e, se accettato, con possibili difficoltà interpretative. Non è dato a sapere quale valore culturale e di istruzione devono avere i componenti della Giuria popolare nei processi penali, soprattutto in considerazione del fatto che solitamente i membri prescelti della stessa non hanno necessariamente alcuna nozione giuridica… oltre al fatto che se convocati in quanto prescelti non possono esimersi se non per comprovata giustificazione. Per accedere ai concorsi pubblici i candidati solitamente devono possedere determinati requisiti, tra i quali quasi sempre anche un diploma di laurea (o titolo equipollente, come si dice in gergo burocratico), mentre per reggere un Dicastero al Governo non è richiesto uno specifico titolo di studio (due ex ministri delle ultime Legislature docet). Non vi è l’obbligo da parte di alcune Regioni che il prescelto per il ruolo di Difensore Civico debba possedere un diploma di laurea in legge. Anche che se l’attività giornalistica è una professione regolata da una legge (1963), il candidato a tale professione può esercitarla pur non avendo alcun titolo di studio. Premesso che il candidato abbia tutti i requisiti per partecipare ad un concorso pubblico per accedere ad un posto di lavoro nella P.A., la stessa non valuta se il candidato che ha vinto il concorso abbia, o meno, le reali attitudini per svolgere quella mansione per la quale verrà designato. Vi è da aggiungere che il cittadino è tenuto ad identificarsi alla P.A., ma non sempre i componenti della stessa si identificano, anagraficamente, ne è l’esempio il medico fiscale che si reca a domicilio del paziente per la visita di controllo. Il dialogo telefonico tra operatori della P.A. e il cittadino non sempre è trasparente, in quanto l’interlocutore (burocrate) non si identifica quasi mai in modo completo e spesso se non ha interesse ad affrontare il dialogo per telefono, con una scusa banale interrompe la telefonata (magari fa cadere la linea), e di persona congeda il cittadino con una qualsiasi banale giustificazione. Oggi, rispetto al passato, è più difficile che il cittadino possa essere ricevuto da questo o quel burocrate, e la conseguenza è che spesso le richieste e le rimostranze da parte del cittadino ben difficilmente saranno evase, e spesso con tempi biblici… Quando il cittadino “dipende” dal parere o dalla decisione di un burocrate, spesso si trova in una condizione di sudditanza tanto da non poter contestare o a dover rinunciare alle richieste. È dimostrato che da tempo il cittadino che si rivolge verbalmente per una qualsiasi ragione alla P.A., di rado riceve una risposta scritta (tranne in alcuni casi, laddove è obbligatoriamente prevista), e quando la riceve a volte è poco esaustiva o risolutiva.

Ogni volta che la P.A. modifica o annulla una procedura (revoca), i cittadini quasi mai vengono informati in tempo utile, e non di rado nel modo più comprensibile ed esaustivo, tant’è che ben più penalizzati sono coloro che non hanno collegamento ad internet, come molti anziani e disabili. Una ennesima assurdità consiste nel fatto che nel nostro Paese esistono decine di migliaia di leggi e normative, ed è umanamente impossibile che senatori e deputati abbiano letto (e possano leggere) le migliaia di pagine degli emendamenti, e tanto meno le ricordino a memoria; solitamente una legge è fatta di molti articoli, commi e paragrafi oltre che di rimandi, perciò nessun politico è in grado di decifrare e spiegare… basterebbe metterlo alla prova. Infine, credo che sia opinione comune il concetto che tutto quello che non è normato è privo di valore legale e di conseguenza è opinabile e contestabile; quindi, nessuna legge, nessun obbligo e/o diritto. Questi esempi che sono una goccia nel mare burocratico fanno decrescere un Paese i cui esponenti di turno, vantano quel senso di democraticità, di appartenenza e di patriottismo andandone fieri. In virtù di questi concetti ci si fa pesare che siamo uno dei Paesi più evoluti avendo conquistato la libertà di pensiero, di parola e di provvedimenti legislativi; libertà che però hanno dei limiti perché è proprio la piovra burocrazia che ci rende schiavi con i suoi tentacoli: paradossi, assurdità e ingiustizie di vario genere. Ecco che si vive, o si sopravvive, ma ciò che ritengo assurdo è che a nessun cittadino viene in mente di fare ogni volta le proprie rimostranze alla fonte con quella semplice raccomandata (contenente esposto e/o diffida) verso i massimi vertici delle Istituzioni, e non ricorrere allo sfogo con articoli sui giornali o a manifestazioni di piazza, che solo apparentemente hanno riscontro: in realtà chi ne “beneficia” sono i mass media in quanto tali notizie per gli stessi sono materiale di lavoro. In oltre sei lustri di osservazione di problemi di vita sociale, dal ’68 in poi, ho potuto appurare che pochissimi referendum e manifestazioni pubbliche hanno portato a qualche risultato: lo Statuto dei Lavoratori (oggi bistrattato), la legge sul divorzio, la legge sull’aborto, e poco altro ancora; oltre ad alcune leggi innovative nell’ambito del penale: mobbing, stalking, reato stradale, etc. E la carenza di leggi a tutela dei diritti dei detenuti innocenti, ai quali quasi nessuno pensa, come pure leggi adeguate per le persone affette da malattie rare, gli eterni (involontari) disoccupati, i caregiver, i poveri in assoluto? Un Paese democratico per ritenersi tale ha bisogno di conquiste attraverso iniziative concrete (prive di burocrazia) ad opera di uomini veri, che non siano affetti da “politicomania”, arrivismo e strapotere, ma dotati di ideali risorgimentali (sia pur in chiave moderna), il cui fine sia il benessere dei propri connazionali, tralasciando ogni ideologia fine a se stessa. Mi rendo conto che ho rammentato dei concetti scontati, ma con l’intento di risvegliare coloro che continuano a dormire sognando una realtà diversa… ma che diversa non potrà mai essere, proprio se si continua a restare tra le braccia di Morfeo. E forse aveva ragione l’economista austriaco Ludwig Von Mises (1881-1973) nel sostenere che «Ciò che la gente rifiuta non è la burocrazia come tale, quanto piuttosto l’intrusione di essa in tutte le sfere della vita e delle attività umane». Ma la peggiore delle assurdità consiste nel fatto che, tanto il burocrate quanto il politico al potere, non si assumono quasi mai le proprie responsabilità facendole ricadere invece sul cittadino-contribuente o adducendo le cosiddette circostanze avverse. Da qui la vecchia, ironica storiella di quattro signori: OgnunoQualcunoCiascuno e Nessuno che vale la pena ricordare. C’era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Chiunque avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Chiunque avrebbe potuto fare. Puerile? Retorica? No, perché sono proprio questi signori del “tempo perso” che ci rappresentano e determinano le nostre sorti!

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