Quando manca l’etica e l’integritá morale a garanzia e tutela dei più deboli e indifesi

Nel mondo del “perpetuo” disagio sociale

 

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

Da molto tempo i media ci riferiscono fatti di cronaca che riguardano la cattiva gestione che avviene negli asili infantili, nelle case di cura, negli ospizi ad opera del personale preposto con la sovrintendenza di uno o più responsabili. Ultimo episodio, come riferisce l’ANSA, riguarda una residenza sanitaria di Meta Sorrento (Na) con 37 ospiti disabili affetti da problemi psichici, e due infermieri, uno dei quali ritenuto responsabile di aver rinchiuso una paziente in bagno tra gli escrementi. Due le persone denunciate: il legale rappresentante e il direttore sanitario.

Affermare essere uno scandalo (quasi quotidiano, ormai) è certamente un eufemismo, mentre è più razionale e pertinente affermare che trattasi a dir poco di crudeltà comportamentale e inciviltà nei confronti dei più deboli e, guarda caso, sempre minori e gravi invalidi e/o anziani deboli. Un malcostume che certo non si confà ai tempi nostri (il parallelo sarebbe un riferimento al Medioevo od epoche analoghe), ma tuttavia avviene  pedissequamente e con la più volgare sfrontatezza. Alla luce di questi reati (come tanti altri di diversa natura), verrebbe da chiedersi: con quali criteri (e da chi) vengono designati e nominati i responsabili e gli operatori di queste strutture, giustamente sotto accusa? È noto che nella Pubblica Amministrazione le assunzioni avvengono per concorso (connivenze di clientelismo e nepotismo a parte), mentre nel privato le designazioni sono a discrezione di chi detiene la “proprietà” della struttura o dell’azienda. Nel primo caso, poiché gli episodi avvengono per la maggior parte proprio in strutture pubbliche, se si dà per scontato che i candidati al posto di lavoro da occupare abbiano superato tutti i criteri del concorso, non è altrettanto scontato che gli stessi abbiano la “predisposizione” umana e professionale per svolgere una mansione per la quale avrebbero vinto il concorso. Alle Istituzioni, pur di dar corso allo svolgimento e alla conclusione del bando in questione, non interessano le attitudini dei candidati (è sempre stato così, sin dalla Prima Repubblica, ad eccezione, forse degli anni ’60), ma soltanto se gli stessi abbiano avuto i “requisiti” per concorrere e superare il concorso stesso.

Va da sé che non si tratta di mera incongruenza ma di palese irresponsabilità da parte delle Istituzioni nei confronti della collettività, ignara di questo sistema a dir poco deplorevole; mentre c’è ragione di sostenere che vivono nell’ombra persone di una ineccepibile integrità morale e comportamentale che per una serie di ragioni e/o circostanze non hanno potuto (o non possono) accedere ai concorsi pubblici per l’assegnazione di un posto di lavoro, avente per oggetto l’assistenza e la tutela di minori, di anziani e di invalidi cronici. Sarebbe quindi opportuno intraprendere in modo davvero oculato un programma di sondaggi per individuare i potenziali candidati meglio “votati” a tali ruoli di assistenza e tutela e, posso garantire che in molti casi il titolo di studio di Scuola secondaria superiore o Laurea (requisiti pretesi dall’Ordinamento pubblico) è quasi sempre irrilevante. L’etica e la dottrina deontologica non si misurano da un titolo e tanto meno da determinate… raccomandazioni, bensì da quella integrità morale che dovrebbe essere in ognuno di noi: l’impegno sta nello stabilire chi la possiede e chi no. A questo proposito credo sia utile rammentare quanto sosteneva Albert Schweitzer (1875-1965), filosofo e premio Nobel per la Pace: «L’uomo ha la possibilità di agire in favore della vita o di recarle danno, nei rapporti con il prossimo e nel suo atteggiamento nei confronti della natura… Il rispetto per la vita al quale noi, esseri umani, dobbiamo giungere racchiude in sé tutto ciò che è compreso nei concetti di amore, dedizione, compassione, gioia ed anelito comune. E in quest’ottica dobbiamo liberarci da uno stile amorfo, privo di riflessione». Ai lettori lascio le eventuali ed opportune considerazioni.

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