“Povera Sara povera nera” ancora in scena a Quartu S. Elena (CA)

Carissimi amici, questa settimana proseguirò le repliche di Sara, la nera all’Isolateatro. Non erano previste (sarà in cartellone pure dal prossimo autunno!), ma, con grande sorpresa pure mia, in questa due giorni ha avuto un particolare consenso e molti mi hanno chiesto di replicare, se ne aveste voglia e tempo venite a trovarmi… un abbraccio…

ps: ogni venerdì e sabato alle ore 21,00 – ingresso libero a cappello…

 

locandina dello spettacolo teatrale "Povera Sara Povera nera"POVERA SARA POVERA NERA

dalle memorie di Un pulcino di latta

di e con Gaetano Marino

 

Presentazione

Questo mio lavoro è tratto da una storia di cronaca vera, tra le tante, vissuta da una piccola fanciulla fuggita dalla miseria in cerca di Mami.

Una fatto che scoprii per caso in una quasi sera di luglio, mentre bivaccavo fuori di casa, a pescare un po’ d’aria fresca di sotto al portone di casa. Passeggiavo intorno al chiosco di un’edicola e scoprii per caso una scritta nero spray, mezzo slavata e ancora impressa sul muro di cinta del cortile di un bar, “POVERA SARA POVERA NERA”. Mi avvicinai per osservarla meglio e tentare di ricordare, ma non riuscii ad averne memoria. Intanto una distinta signora, originaria della Nigeria, di cui non seppi mai nome, seduta su una panchina insieme ad un’amica, osservavano la stessa scritta. La signora mi invitò a sedermi e mi raccontò proprio la storia di Sara, la nera.

(…)

All’improvviso ecco Sara, che non era suo vero nome – nessuna sapeva vero nome di nessuna. Sara mi afferra la mano e la stringe forte. Era quasi buio lì dentro e non si vedeva nulla, ma quella creatura aveva mano di bambina, piccola e umida.

Nella mezza luce della finestrella ho visto un riflesso di lacrime che le inzuppavano le labbra. Occhi confusi nella mezza ombra, occhi di sabbia scura di chi sa cosa l’aspetta, occhi invasi dalla paura. Non riuscivo a distaccare quella mano piccina. Avrei voluto dirle quel che si deve dire per non lasciar sola nel terrore una bambina, ma non riuscivo a parlare, non sapevo mentire e mi sembrava buono così.
gaetano marino

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