Petizione di Plan Italia contro le mutilazioni genitali femminili

PLAN ITALIA: ONLINE LA PETIZIONE CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

Tiziana Fattori: “Necessarie 5000 firme per chiedere al futuro governo italiano di impegnarsi nella sfida alla riduzione ed eliminazione delle MGF in tutti i Paesi in cui vengono ancora praticate”

 

Roma, 6 febbraio 2013 – In occasione della Giornata Mondiale indetta il 6 febbraio dall’ONU per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, Plan Italia lancia una petizione online, sostenuta anche dall’Associazione Nosotras, per chiedere al futuro governo italiano di impegnarsi a porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili in Italia e nei Paesi in cui vengono ancora praticate. (Qui il link per firmare: http://goo.gl/A6tDZ)

Dopo la risoluzione ONU dello scorso dicembre per la messa al bando della MGF, dannosa per la salute psicologica, sessuale e riproduttiva delle donne e delle ragazze, lo scenario resta confuso: solo alcuni Paesi hanno dichiarato la MGF illegale con una legge specifica, altri l’hanno inserita nel più generico codice penale mentre in molti non è prevista alcuna pena. Tra i 28 Paesi in cui è praticata, solo 19 si sono dotati di una legge che proibisce le MGF, tra cui Sudafrica e Zimbabwe.

 

La pratica della Mutilazione Genitale Femminile, i numeri

3 milioni di bambine ogni anno rischiano di essere sottoposte a questa pratica che produce su di esse effetti devastanti a breve, medio e lungo termine nella sfera della salute fisica e mentale, nell’ambito sociale, educativo, affettivo e relazionale. A livello mondiale, oltre 140 milioni, tra bambine e donne, ne affrontano già le conseguenze. Storicamente, le ragazze venivano escisse in età compresa tra gli 8 e 14 anni. Oggi, il fenomeno ha una portata molto più ampia e preoccupante perchè le MGF sono eseguite già sulle neonate e durante l’infanzia con strumenti brutali, come lame di rasoio, coltelli o forbici senza anestesia e in scarse condizioni igieniche. Per trattare le ferite si riccorre ai rimedi tradizionali come erbe, porridge, cenere e fango. Il momento dell’escissione dipende più dai mezzi economici della famiglia che dall’età della ragazza.

 

Le motivazioni sociali, culturali e religiose

L’escissione è spesso associata all’identità etnica e rappresenta per le comunità un patrimonio culturale. Con l’escissione delle loro figlie, i genitori sentono di rispettare valori preziosi. In questo clima, il conflitto tra diritti umani e norme sociali è inevitabile:  le ragazze hanno il diritto di essere protette da questa pratica ma hanno anche la necessità di sposarsi e di essere membri rispettati della comunità. Il rischio per loro è che siano emarginate, stigmatizzate e addirittura messe al bando dalla società.

La mutilazione genitale femminile è legata anche a motivazioni religiose: in Africa occidentale è praticata da musulmani, cristiani e animisti. Alcuni musulmani africani, ad esempio, la chiamano Sunna (che significa ‘seguendo la tradizione del Profeta’) e credono che sia preferibile, o addirittura necessaria per le musulmane. Controverso, poi, è anche il ruolo degli escissori che in molti casi hanno interesse che la tradizione delle mutilazioni genitali femminili non cessi. In alcune aree, la pratica è un business redditizio e gli escissori godono di rispetto e di un ottimo status.

 

Il controllo della sessualità

In molte società in Africa occidentale, la figura delle donne è fortemente legata all’onore della famiglia. La verginità e la fedeltà sono valori importantissimi. Ad una donna non è concesso di esprimere liberamente desiderio e sessualità e le famiglie tendono ad assicurare che si comportino secondo le aspettative, e di conseguenza a controllare la loro sessualità, proprio attraverso la MGF.

In alcune comunità si suppone che l’asportazione del clitoride protegga la verginità di una ragazza e assicuri la fedeltà di una moglie ma in primis garantisce che le donne non sperimentino il proprio corpo – spiega Tiziana Fattori, Direttore Nazionale di Plan ItaliaIn altre si crede, invece, che favorisca fertilità e sessualità matrimoniale in base alla convinzione che le donne escisse siano maggiormente desiderose di avere rapporti con il marito. In realtà, la maggior parte delle donne soffrono di complicazioni ginecologiche correlate all’escissione, sviluppano difficoltà durante i rapporti come sanguinamento, dolore, paura, ridotta sensibilità e tendono ad evitarli”.

 

La Petizione

Chi promuove campagne per l’abbandono di questa pratica è guidato prima di tutto dalla volontà di porre fine alla sofferenza di milioni di bambine. Il danno loro inflitto è per tutti evidente e non discutibile – spiega Tiziana Fattori, Direttore Nazionale di Plan ItaliaNelle comunità dove lavoriamo e dove sono praticate le mutilazioni genitali femminili, stiamo attivamente perseguendo il loro abbandono instaurando dialoghi construttivi che inneschino cambiamenti volontari  nelle norme sociali e nei comportamenti delle comunità stesse. Ma questo non basta. E’ necessario raggiungere con la nostra petizione 5000 firme e spronare la classe politica a scendere in campo”.

Plan Italia chiede al futuro governo italiano di impegnarsi ad affrontare la sfida della riduzione ed eliminazione delle MGF in Italia e in tutti i Paesi in cui esse vengono ancora praticate mediante un’intensa azione di pressione che porti a sanzioni per chi continuerà a praticarle, assistenza sanitaria gratuita alle bambine e alle donne che soffrono per le complicanze e infine che favorisca la diffusione di informazioni sul tema insieme alla condivisione di esperienze che dimostrano l’efficacia del rapido abbandono delle MGF.

 

Approfondimenti

MALI: abolizione delle mutilazioni genitali

ETIOPIA: i casi di donne con lesioni da parto dovute alle MGF

EGITTO: Sfidare le tradizioni non è una scelta facile

 

 

 

Plan Italia è un’associazione italiana riconosciuta senza fini di lucro e affiliata a Plan International. Lavora da oltre 75 anni con le bambine e i bambini nei Paesi più poveri del mondo, per aiutarli a costruire un futuro migliore per loro e le proprie comunità. Dal 1947 al 1969 Plan ha sostenuto ben 11.500 bambini in Italia rimasti orfani a seguito della II Guerra Mondiale.

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