Perché leggere (nel 2012) “Madame Bovary”di Gustave Flaubert

“E. non è soddisfatta della sua vita, il suo matrimonio si trascina stancamente, senza passione ne curiosità. È diventata moglie prima di diventare donna. Finché un giorno sente che qualcosa inizia a scricchiolare”. Quella E. non sta per Emma ma per Elena, e la sinossi in questione non è legata a Madame Bovary, ma è quanto il sito Ibs.it scrive su Le prime luci del mattino di Fabio Volo, ultimissimo bestseller di uno dei più noti e popolari scrittori italiani contemporanei.

Il romanzo di Fabio Volo non è neanche lontanamente ispirato a quello di Gustave Flaubert e le storie di queste due donne proseguono e terminano in un modo completamente diverso, ma le coincidenze della premessa iniziale ci dicono quanto possa essere attuale Madame Bovary, opera scritta tra il 1851 e il 1856 per esprimere l’insoddisfazione di una donna verso l’ambiente borghese francese, e forse il disagio dell’autore nei confronti di un ambiente sociale e di uno stile (il naturalismo) vissuti con conflitto.

Se la lettura critica di Madame Bovary sottolinea un ruolo positivo della protagonista, la quale sceglie volutamente di tradire l’ottuso marito mostrandosi responsabile delle proprie azioni e quindi donna forte ed emancipata, con gusti più raffinati e sofisticati degli altri personaggi, è anche vero che ben presto Emma si ritrova vittima dei suoi stessi sentimenti e passioni, non riuscendo più ad essere lucida e non curando gli affari di economia. Tema, quello dei creditori, che avvicina ulteriormente questo testo ormai classico alla stringente attualità.

A volere esagerare, Madame Bovary ha in germe quel moderno individualismo da chat room in cui le urban cougars, donne over 40 cacciatrici di uomini più giovani, cercano opportunità migliori una dell’altra, possibilità infinite e liquide che evitano la pietrificazione in una scelta definitiva. Anche Emma, dopo tutto, seduce il giovane Leon per poi stancarsene senza un motivo apparente, ma se è ardito il confronto tra i pochi caratteri di un istant message e le 400 pagine d’autore fittissime e scoraggianti, c’è da dire che Flaubert è stato innovatore anche nella focalizzazione e nel punto di vista che oscilla continuamente tra i personaggi, l’autore e la protagonista stessa, cogliendo l’obiettivo tutto moderno della velocità, o comunque di un buon ritmo, della prosa.

E visto che ieri si è festeggiata la festa della donna, le femministe più accanite vorranno fare tanti auguri ad Emma Bovary, eroina leggendaria che costò la prigione a un uomo, il suo autore, e che può vantare la denominazione di uno stato emotivo a lei dedicato, il bovarismo, che Daniel Pennac descrive come “l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza e il cervello che prende le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco”.
Andrea Anastasi

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